Sono stato in Libia 3 anni, due li ho passati in una prigione a Bani Walid. C’è una grande buca nel terreno, da cui non si può uscire: è l’ingresso al piano sotterraneo, dove mettono i prigionieri, legati a due a due al polso per tutto il tempo. Qualunque cosa la devi fare insieme al tuo compagno, incluso andare in bagno. Lì aspetti che ti picchino e torturino. Vedi questa cicatrice vicino al gomito? Me l’hanno fatta con il coltello. Rimani lì dentro a meno che ti vendano o che qualcuno non paghi per la tua libertà. Ci sono ancora tante persone in quel buco, adesso…”.

Questo è il racconto di un ragazzo somalo di soli 17 anni sbarcato a Pozzallo il 12 aprile scorso e adesso ospite nella struttura di Contrada Cifali a Ragusa.




Racconti drammatici di ciò che avviene in Libia sono riportati in un articolo di Carmelo Riccotti La Rocca pubblicato su ilgiornalepopolare.it: qui l’articolo: chi paga i killer libici? nei lager torture e stupri di massa