Hmaurizio la micelao ricevuto questa lettera da parte del collega Maurizio La Micela che, in merito alle vicende venute a galla in questi giorni (tra impianto pericolosi- bonifiche parziali e prospettive su Truncafila) ha voluto aprire un confronto sulla gestione dei rifiuti. Vi propongo il testo integrale della lettera

Carmelo Riccotti La Rocca

 

 

 

 

Caro Carmelo.

Prima di tutto i miei complimenti per questa tua inchiesta giornalistica sulle discariche che ha portato alla luce progetti che, anche per il solo fatto di essere stati decisi per vie troppo riservate, sono da condannare senza se-e-senza-ma. E solo grazie alla tanto bistrattata categoria dei giornalisti che, anche queste cose, vengono a galla. Poi tutti se ne appropriano e sembrano essere informazioni conosciute da sempre.

 

In merito proprio a questa faccenda della gestione dei rifiuti, non da tecnico ma sempre da collega giornalista, volevo poter dire una mia considerazione. E’ contro corrente rispetto la vulgata comune in voga del ‘volemose bene’ e dei ‘fiorellini di campo’. Ma come si dice nell’ambiente: “Se non fai scontento almeno un potente al giorno, non sei un buon giornalista ma un bravo giornalaio”. E’ evidente che il problema non sono le discariche, ma che tutti produciamo rifiuti. Noi umani, intendo. I rifiuti non vengono da Marte ma sono l’effetto di uno stile di vita. In Patagonia, per dire, avranno il problema di come smaltire, chessò, le radici dei baobab: noi qui quello di tanti rifiuti diversi. E devo dire che io, sinceramente, preferisco vivere qui che in Patagonia. Dato che siamo in tanti, dato quello che facciamo e di come viviamo, a parte il cosiddetto downsizing ovvero il “cambiamento dello stile di vita”, la gestione dei rifiuti è oggi uno maggiori problemi da governare. Ma, visto che la monnezza è brutta, sporca e puzza, ha dato vita ad una strana sindrome che gli americani, sempre bravi in queste cose, hanno battezzato subito: si chiama “nimby” – Not In My BackYard – ovvero: fatelo dove volete, ma non accanto a me. Detto in altri termini: siamo tutti ecologisti, perbenisti, socialisti ma se la discarica – nel caso specifico – la fanno nel comune di Vattelapesca, è meglio che farla in quello di Scicli.

Ci saranno mille distinguo, in caso di discussione in merito: qui il terreno è così, là l’acqua è colà, qui c’è agricoltura, là c’è montagna, là ci sono gli agnellini, qui ci sono le lumache da proteggere. O insediamenti umani da salvaguardare.

Di certo è che la ricerca di luoghi per fare discariche, è uno dei maggiori crucci amministrativi. E qui sorge la questione: si cercano “luoghi” ed invece non si pensano “progetti”.

Io sento parlare della cava di Truncafila da quando ero in servizio alla Provincia Regionale di Ragusa, come di un sito più che adatto per discarica e sempre inserito a pieno titolo nei progetti regionali dei vari dipartimenti interessati. Faceva parte, se non erro, anche di quelle aree da tenere in considerazione in caso di emergenza rifiuti. E, giratela come volete, difficilmente una vasca come Truncafila non verrà utilizzata per il conferimento di qualche rifiuto, visto che la gestione di questa problematica non può essere dimenticata.

Allora, visto che bisogna metterci mano seriamente, senza favole e sindrome Nimby, bisogna invertire il termine della questione e la “discarica” (già il termine è brutto) deve diventare la “gestione dei rifiuti”.

Vado verso il sodo, nel senso che lasciando di lato gli otto volanti mentali degli ambientalisti-un-tanto-al-kilo, il concetto cardine è che bisogna pensare che la gestione dei rifiuti è un vero business o, se fa meno capitalista e più politically correct, è un valido esercizio della problematica relativa agli RSU, rifiuti solidi urbani.

Io non sono un esperto della materia, come del resto il 99,9% di coloro che ne parlano sapendo quattro cose in croce ed avendo un paio di capisaldi ambientaloidi in mente.

Ed allora, visto che gli esempi valgono più di mille parole, basta andare a visitare il sito di Sogliano Ambiente per capire di che parliamo.

Sogliano al Rubicone, provincia di Forlì-Cesena (Emilia Romagna) ha 3000 abitanti circa ed una delle gestione ambientali rsu più avanzate d’Italia. Non sto a raccontare il sito di stoccaggio, di gestione del rifiuto differenziato, della differenziazione spinta, del riciclo, della captazione dei gas, del riuso del percolato, ecc ecc: sono tutte cose che si possono leggere le sito di soglianoambiente.it come ho fatto io.

Vale invece la pena evidenziare che questo comune, di circa 3000 abitanti, con i proventi ovvero con i soldi guadagnati con la gestione dei rifiuti, ha un PIL comunale sostanzioso, le famiglie non pagano lo scuolabus, il teatro è gratis, le associazioni culturali hanno spazi gratis, l’impiantistica sportiva è al massimo livello. Non so bene per le tasse, ma mi pare ci sia un forte sgravio sulle imposte locali, ovvero la maggior parte di quello che i Cittadini pagano allo ‘Stato’.

 

Quindi, invece di blaterare su parco ecologico, percorsi naturalisti, impatto economico del turismo di un parco extraurbano (impatto economico in “entrata” uguale zero, in “uscita” centinaia di migliaia di euro) ed altre elucubrazioni del genere, bisogna approfittare, proprio approfittare, del fatto che ci sia una possibilità di mettere su un progetto del genere.

 

A Sogliano al Rubione, a leggere le cronache del quando si cominciò a parlare di questo progetto, ha avuto un sindaco ci ha rimesso la ‘pelle’ (elettorale, perché non è stato più eletto); i soliti professionisti dell’ambiente hanno liberato i propri neuroni con le solite litanie; ci sono state manifestazioni pro “salviamo i rubicanesi dalla morte per inquinamento”, “l’agricoltura è morta” (ed invece hanno un formaggio da fossa, cioè stagionato nel sottosuolo che è una bontà e nessuna traccia di inquinamento); ci hanno messo tanto tempo ma alla fine, gli emiliano-romagnoli, hanno tirato su questa società di gestione (non una ‘discarica’) all’80% di proprietà collettiva (del Comune) che riesce, con i proventi, ad abbattere i costi di gestione della propria comunità ed a dare circa 100 posti di lavoro diretto ed un altro centinaio nell’indiretto.

 

E visto che, rifiuti a parte, la ricerca di lavoro vero è importantissima, un tale serio progetto non si può scartare a favore dell’immaginifico parco extraurbano. Non è che tutti possono andare a lavorare al comune, alla provincia (che non c’è più), infilarsi in qualche cooperativa sovvenzionata, andare a gestire centri per immigrati più o meno clandestini.

 

Creare lavoro vero è importante. Noi, nella nostra piccola comunità e grazie al volano Montalbano, abbiamo un piccolo esempio di come il turismo sia diventato “sistema”, ancora piccolo ed immaturo, ma che è centripeto, auto/produttivo e che comincia a funzionare senza assistenzialismo.

 

Quindi parlare di progetti di gestione dei rifiuti e non di discariche è il primo passo, senza lasciare il spazio a soliloqui di persone, spesso garantite nella loro sfera personale e lavorativa, che possono permettersi di fare filosofia.

 

Se poi i siciliani possono non essere capaci di fare ‘na cosa del genere perché più abituati a chiedere che fare (inutile scandalizzarsi!), oppure che subito arriva la mafia o che si spende più in progetti e burocrazie che per cemento ed acciaio, ebbene chiamiamo i tedeschi, i giapponesi o, magari meglio, gli emiliano-romagnoli.

 

Quindi stop alle discussioni inutili e vediamo di ragionare seriamente.

 

Però, certamente, caro Carmelo, una cosa vorrei altresì rendere evidente. Come collettività locale, noi Cittadini abbiamo il diritto/dovere di discutere e decidere. Questa triade commissariale, a-democratica in quanto non eletta, non deve permettersi di prendere decisioni che valgono per il Futuro di questa nostra Comunità, a cui invece noi si deve dedicare il giusto tempo di discussione.

Una triade come questa deve fare il minimo indispensabile. La loro deve essere una gestione ordinaria per “lasciare pulito il tavolo”, se ne hanno capacità e possibilità, quando tra non molto lasceranno questo bellissimo paese che hanno avuto l’onore di vivere per qualche tempo con la fascia di Sindaco e che si chiama Scicli: il Futuro è Nostro.

 

Dott Maurizio La Micela