Di seguito una lettera che ci è stata inviata da Fabio Ruta, fratello di Carmela, la donna di 53 anni, positiva al coronavirus, deceduta a Torino sabato scorso. E’ una lettera rivolta al personale sanitario: “una la porterò presto all’altare”




«Lettera aperta agli ANGELI DELLA SANITA’

In questi momenti è veramente difficile scrivere, ci provo perché devo e, soprattutto, perché è giusto. Per farlo mi affido al mio cuore, seppur dolorante in questi momenti …

Pensavo a tutto tranne che mai, nella mia vita, potessi trovarmi in una situazione del genere: telefonata in piena notte in cui ti dicono che tua sorella, per me una seconda madre visto che la prima è mancata quando avevo solo 20 anni, è stata ricoverata di urgenza per insufficienza respiratoria. Il resto una serie di eventi convulsi che ancora oggi destabilizzano la mia vita e quella dei miei cari. Intubata in sala di rianimazione dell’Ospedale Mauriziano di Torino, in condizioni molto gravi, risulta positiva al tampone COVID-19, a cui seguono bollettini giornalieri che portavano ad aggravamenti, nonostante le terapie fatte, mio cognato a casa sua in quarantena con la febbre, mio padre 76 enne in Sicilia, a tanti chilometri di distanza, che non sa nulla e io, che segregato in casa, mi trovo a non comprendere quello che sta accadendo e soprattutto non capire sul da farsi. Devo avvisare mio Padre o no?

L’epilogo purtroppo ha portato il 21 marzo alla sua dipartita prematura, a soli 53 anni, ma non è con questo pensiero che la mia lettera può concludersi, no, mi dispiace ma non può e non deve finire così. Questa maledetta pandemia ci sta insegnando tanto e, credo, che molto di più ci insegnerà quando tutto questo, spero al più presto, finirà, ma da parte mia certamente qualcosa va detto ora. Dal 12 marzo, giorno del suo ingresso all’ospedale fino al 21 marzo, l’unico nostro canale con mia sorella è stato un telefono con il personale sanitario del Mauriziano e con il personale sanitario del San Giovanni bosco di Torino dove precedentemente era sotto cura da tanti anni per una malattia rara. È proprio in questo periodo che scopro, anzi è meglio dire che riscopro visto che la mia compagna opera presso il Mauriziano, gli angeli della sanità che a me si sono manifestati con tante voci al telefono di donne e uomini che in tutto questo periodo si sono prodigati per riuscire a salvare mia sorella. Non sto parlando solo di professionalità, l’umanità che ho trovato e che mi è stata manifestata è stato un unguento lenitivo che, vi assicuro, è veramente difficile esprimere con le parole. Sentire dall’altro capo del telefono una voce che ti “tranquillizza”, una voce che nella gravità e criticità della situazione di dice che tua sorella “non sta soffrendo” perché sedata, una voce che ti dice di non preoccuparsi perché tua sorella la stiamo coccolando noi, loro che dicono il che nostro “angioletto” che gli abbiamo mandato affinché le facesse compagnia le è stato messo vicino al letto e, ancora, stiamo facendo di tutto per salvarla.




In tutto questo non c’è solo la professionalità del Mauriziano, che tra l’altro ha visto una cooperazione attiva ed attenta con il San Giovanni Bosco che ben conosceva il quadro clinico pregresso di mia sorella, c’è stata tantissima umanità in momento di tragicità dove tutto e tutti operano sotto pressione mettendo a repentaglio la loro vita. I Sanitari, e dico tutti i Sanitari attualmente coinvolti nella gestione di questa immane tragedia, prima di essere sanitari sono donne e uomini che, come ognuno di noi, pazienti e familiari, vivono drammi nella loro vita, anche legati al COVID-19, e che in queste situazioni non solo operano in prima linea ma trovano anche il modo per esprimere tutta la loro umanità e vicinanza a chi in questo momento soffre. Certo che fa tanto male quando dalla stampa si apprendono attacchi, spesse volte anche fisici, a questi meravigliosi angeli.

Con la presente lettera voglio ringraziare con il cuore in mano tutto il personale dell’Ospedale Mauriziano di Torino, con particolare riguardo al reparto di Rianimazione Generale e il Reparto di Dialisi, e all’Ospedale del San Giovanni Bosco di Torino con particolare riguardo al Reparto CMID, per tutto ciò che hanno fatto anche aldilà di quanto si potesse fare, e soprattutto per la grandissima umanità che ci avete offerto. Il mio augurio è che un giorno possa avere la possibilità di dare un volto a questi stupendi angeli incontrandoli di persona.

Mia sorella ci ha lasciato nel primo giorno di primavera, un giorno che voglio vedere di rinascita e proprio in questa rinascita, non appena ci sarà consentito, io uno di questi angeli, la mia compagna, lo porterò all’altare perché lo devo a tutti, a lei che mi è stata e continua ad essermi vicino, a mia sorella che sempre lo aveva desiderato e a me stesso che di questa tragedia vuole trovare gli stimoli giusti per rinascere».

 

Torino, 22/03/2020                                                                                                        Fabio Ruta