
La nuova legge sul “caporalato”: misure a tutela dei lavoratori e sanzioni per le imprese. Tavola rotonda a Vittoria
- 14 Marzo 2017 - 14:58
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La legge contro il caporalato, approvata il 18 ottobre scorso, prevede multe salate e pene fino a otto anni di carcere. Ma siamo sicuri che viene osservata? Siamo sicuri, che dopo l’entrata in vigore, tutti i lavoratori, del settore agricolo, sono stati messi in regola o non subiscono più ricatti dal datore di lavoro?
La nuova normativa, sarà illustrata sabato 18 marzo, nel corso di un convegno – tavola rotonda, dal titolo “Caporalato, legge 199/2016, fine della schiavitù invisibile, organizzato a Vittoria presso il Consorzio “Promo.Ter Group”, in collaborazione con Foragri, Aletheia e il mensile Agrisicilia.
“Questa tavola rotonda – spiega Gianni Polizzi presidnete del consorzio – è rivolta a tutte le aziende ed ai professionisti del settore. Essa nasce dall’esigenza di informare correttamente tutti gli imprenditori sull’applicazione della nuova legge 199/2016, su caporalato e sfruttamento del lavoro e sulle sanzioni che essa introduce. E’ prevista la reclusione da uno a otto anni e la multa da 500 a 2.000 euro per ciascun lavoratore reclutato. La tematica riguarda da vicino le imprese, soprattutto quelle del settore agricolo”.
A introdurre i lavori saranno: Gianni Polizzi, presidente Consorzio Promo.Ter Group”, Stefano Bianchi, presidente di Foragri e Giuseppe Giannone, presidente della Camera di Commercio di Ragusa. Le relazioni tecniche sono state affidate, tra gli altri, anche al segretario generale della Cgil di Ragusa, Peppe Scifo, che da anni lotta contro il caporalato. Le foto postate su face book nella pagina del segretario Scifo dimostrano anche le condizioni disumane in cui sono costretti a vivere gli immigrati che lavorano nei campi e nelle serre. Alloggi topaie dove manca la luce, l’acqua ma soprattutto l’igiene. Queste foto sono state scattate tra Vittoria e Acate. Un immigrato ha risposto agli scatti e ha scritto: “nelle campagne, cioè a quelle condizioni sono loro a scegliere a volte, liberi da tasse, da affitti, e regole varie.
Sono loro che decidono quanti giorni devono avere di contributi facendo attenzione a non superare la soglia, per non perdere la disoccupazione. A volte, le tante, sono loro a scegliere quella forma di vita, proprio per poter risparmiare ed inviare il magro (?) residuo alla famiglia nel loro paese, che come sappiamo il valore è triplicato”. A quanto pare quindi sono anche loro a scegliere di vivere in questo modo per evadere le tasse in un paese che vessa i cittadini, quando lavorano e vivono regolarmente. Insomma è tutto il sistema che necessita di controlli rigidi. E l’Italia non può e non deve consentire queste condizioni.
Viviana Sammito