La gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia rappresenta un terreno di storica interferenza tra interessi privati e pubblica amministrazione. Negli ultimi vent’anni funzione politica e ragione d’impresa si sono spesso incrociate lungo un piano inclinato che ha mescolato inerzie, inefficienze e corruttele. – Questo si legge a pagina 3, nella Premessa della lunga Relazione sulle Inchieste del ciclo dei Rifiuti in Sicilia redatta dalla Commissione Parlamentare Antimafia, presieduta da Claudio Fava. Sono 173 pagine in tutto. Nella Premessa si legge ancora: –

La governance regionale sul ciclo dei rifiuti è stata spesso ostaggio di un gruppo di imprenditori che hanno rallentato, anche per responsabilità di una politica compiacente, ogni progetto di riforma che puntasse a un’impiantistica pubblica, con la conseguenza che l’unico esito possibile dell’intero ciclo resta oggi il massiccio conferimento in discariche private (eccezion fatta per l’impianto di Bellolampo).




Come ebbe modo di riferire il Procuratore della Repubblica di Palermo Francesco Lo Voi alla Commissione Bratti sul ciclo dei rifiuti: “Si può ragionevolmente presumere una permanente deviazione delle funzioni pubbliche in favore di imprese private operanti nel settore di interesse.

In altre parole, una sorta di monopolio consentito, garantito e protetto dagli apparati amministrativi e politici a beneficio dei titolari delle grandi discariche private.

Questa relazione intende comprendere e ricostruire attraverso quali patti indicibili, quali illecite interferenze, quali forzature amministrative e di governo sia stato possibile – nell’arco di questo primo ventennio del secolo – appaltare le decisioni strategiche su raccolta e smaltimento dei rifiuti ad un governo parallelo stabilmente presidiato da interessi privati e persino (in alcuni casi, non episodici) dalle ingerenze della criminalità mafiosa, come sottolineato dall’allora Procuratore Aggiunto di Palermo Roberto Scarpinato alla Commissione Barbieri:

“L’organizzazione mafiosa è incisivamente intervenuta per acquisire il controllo dell’intero ciclo economico dello smaltimento dei rifiuti urbani in tutta la Sicilia, (…) ha progettato di intervenire sull’intero piano regionale di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti urbani, per plasmarlo secondo i propri interessi, (…)  predisponeva essa stessa i progetti e i piani, che poi venivano accettati a scatola chiusa dagli enti pubblici e fatti propri”.

A favorire questa progressiva intronizzazione della mafia nel settore dei rifiuti, scrive la Commissione Bratti, ha concorso una serie di scelte amministrative che, pur trovando radicamento e giustificazione nel regime emergenziale, hanno di fatto agevolato la penetrazione dell’impresa mafiosa. Un punto di allarme sociale e criminale a cui la nostra relazione dedica, in queste pagine, uno specifico approfondimento.

Al lavoro d’indagine della Commissione Antimafia dell’Ars sono state dedicate trentuno sedute, dall’8 ottobre 2019 al 26 febbraio 2020, acquisendo dalle D.D.A. siciliane e dalle altre procure siciliane tutti gli atti giudiziari ostensibili (richieste del PM, ordinanze e sentenze del gip, sentenze dei tribunali).

Sono state acquisite: le ultime relazioni semestrali prodotte dalla D.I.A. sulla Sicilia e i loro focus specifici in tema di rifiuti; la sentenza della Corte di Giustizia Europea, Sez. II, 18/7/2007; la Relazione della Corte dei Conti, Sezione Centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni del 2007; la sentenza del TAR Sicilia, sez. II, n. 1199/2013.

Acquisite altresì le relazioni finali delle Commissioni parlamentari d’inchiesta che nel corso degli anni hanno sviluppato indagini sul ciclo dei rifiuti in Sicilia (XIV legislatura, presidente On. Paolo Russo; XV legislatura, presidente Sen. Roberto Barbieri; XVI legislatura, presidente On. Gaetano Pecorella; XVII legislatura, presidente On. Alessandro Bratti).

Cinquantadue le audizioni svolte a cui vanno aggiunte le audizioni con i cinque Comitati civici e con i rappresentanti degli ex lavoratori dell’ATO2 di Palermo. Le richieste di audizione avanzate da questa Commissione sono state accolte da tutti, tranne dal signor Salvatore Calleri (assessore regionale all’energia e ai servizi di pubblica utilità dal 14 aprile al 22 ottobre del 2014) che ha declinato verbalmente l’invito senza offrire alcuna spiegazione e ritenendo di non dover fornire una formale risposta per iscritto.

Questi gli auditi:




I giornalisti Antonio Fraschilla, Mario Barresi, Giuseppe Pipitone, Claudio Reale, Giacinto Pipitone, Antonio Macaluso e Paolo Borrometi; gli ex sindaci e dirigenti comunali Giuseppe Sinaguglia, Pasquale Amato, Salvatore Petrotto, Alfio Mangiameli, Antonio Di Rosa, Nino Di Guardo, Franco Susino, Roberto Ammatuna e Maurizio Crimi; i sindaci Saverio Bosco e Anastasio Carrà; i rappresentanti dei Comitati civici di Misterbianco- Motta, Scicli, Calatafimi-Segesta, Alcamo e Paterna Zucco; Domenico Fontana e Gianfranco Zanna di Legambiente; i rappresentanti della SSR di Palermo Ovest; gli ufficiali del NOE Nunzio Sapuppo e Michele Cannizzaro; gli ex dirigenti e funzionari regionali Ferdinando Dalle Nogare, Pietro Lo Monaco, Marco Lupo, Domenico Armenio, Maurizio Pirillo, Gaetano Valastro, Pietro Tolomeo, Sergio Gelardi, Gioacchino Genchi, Gianluca Galati, Giovanni Arnone, Vincenzo Sansone, Natale Zuccarello ed Antonio Patella; gli ex assessori regionali Piercarmelo Russo, Giosuè Marino, Nicolò Marino, Claudio Torrisi, Vania Contrafatto, Rossana Interlandi, Giuseppe Sorbello, Mario Milone, Mariella Lo Bello e Maurizio Croce; l’onorevole Domenico Compagnone; l’ex presidente della regione Salvatore Cuffaro; gli attuali dirigenti generali Giuseppe Battaglia e Salvatore Cocina; gli attuali assessori regionali Alberto Pierobon e Salvatore Cordaro.

Un motivo di particolare riconoscenza va ai consulenti di questa Commissione, il professor Nicola Gullo, il presidente Bruno Di Marco e il dottor Agatino Pappalardo, il cui contributo è stato – come sempre – puntuale e prezioso.

Un ringraziamento infine al giornalista di Repubblica Antonio Fraschilla per la sua generosa collaborazione.

Palermo, 30 marzo 2020

Questa, come si diceva prima, la premessa. Nella Relazione anche il “caso Scicli”, lo scioglimento del Comune per mafia. Era il 29 Marzo 2015. Il Sindaco Franco Susino si era dimesso a Dicembre del 2014, dopo aver ricevuto un avviso di garanzia. L’indagine penale a carico del Sindaco verrà cassata in sede di giudizio, con una sentenza del Tribunale insolitamente perentoria per il tono usato nei confronti dei colleghi della Procura e dell’ufficio del gip: “E’ inaudito che il processo abbia potuto superare la fase delle udienze preliminari!” Parole nette e preoccupanti. Il Comune di Scicli era stato sciolto, ma dell’infiltrazione mafiosa, manco l’ombra. Il Sindaco indagato ma senza nessun valido motivo. Queste in parole povere quello che la Commissione scopre! Ma a quel punto il danno d’immagine per il comune – sciolto per mafia – sarà cosa fatta e irreparabile.

Ma chi ha spinto per lo scioglimento, chi ha voluto togliere Sindaco e consiglio Comunale e per fare cosa? Come si arriva, dopo lo scioglimento del comune, al decreto che autorizzava l’ACIF all’ampliamento del suo impianto? Come reagisce la città? Pubblicheremo presto la parte della relazione che contiene le testimonianze raccolte dalla Commissione presieduta dall’on. Fava.