questura ragusa 3Operazione eseguita nelle prime ore di oggi dalla Squadra Mobile di Ragusa volta a smantellare un’associazione a delinquere.

Eseguite sei ordinanze di custodia cautelare, 5 ai domiciliari e una in carcere con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata a favorire l’immigrazione clandestina.

Destinatari dei provvedimenti restrittivi firmati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania, un cinese, l’unico in carcere, Qiyin Zhu e 5 ragusani.

Fra questi il vice presidente del Comiso Calcio, Salvatore Di Stefano, il medico dell’Asp, Giorgio Cappello, il consulente ragusano, Antonio Di Marco, e i congiunti, Giovanni e Giuseppe La Terra, padre e figlio.

Il cinese sarebbe la mente dell’associazione. Gli altri fungevano da base logistica, il medico certificava attestati falsi, il consulente procacciava, i due La Terra collaboravano assumendo badanti in maniera fittizia.

Probabilmente nelle prossime ore si sapranno ulteriori particolari della vicenda.

Aggiornamento news ore 12:30

La Squadra Mobile di Ragusa ha disarticolato un’associazione a delinquere che percepiva dai 7 ai 9 mila euro a pratica per far permanere in Italia cittadini cinesi, mediante il rilascio di un permesso di soggiorno ottenuto con documenti falsi.  Questi erano gli incassi dell’associazione smantellata a Ragusa su coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania hanno arrestato in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare, Qiyin Zhunato della Cina Popolare, 56 anni,imprenditore tessile, Antonino Di Marco, Ragusano di 44 anni, titolare di un’agenzia d’affari, Salvatore DiStefano, nato a Chiaramonte Gulfi, 53 anni, commerciante ambulante e Vice Presidente dell’Asd Comiso Calcio, Giorgio Cappello, Tecnico della prevenzione dell’Asp, ragusano di 51 anni, Giovanni La Terra, 71 anni, comisano, imprenditore agricolo, e Giuseppe La Terra, 45 anni, comisano, imprenditore agricolo, tutti residenti in Provincia di Ragusa.  Secondo le risultanze della Polizia di Stato sono centinaia le pratiche presentate dagli associati all’Ufficio Immigrazione della Questura.

E’ stato proprio l’elevato numero di cittadini cinesi provenienti da tutta Italia per presentare domanda di rilascio del permesso di soggiorno a Ragusa che ha fatto insospettire gli operatori di Polizia, facendo così iniziare le indagini coordinante inizialmente dalla Procura della Repubblica di Ragusa, trasferite poi per competenza alla Direzione Distrettuale Antimafia.  Da un primo controllo a campione della Polizia, si costatava sin da subito che alcune pratiche erano composte da documenti falsi e per questo venivano disposti dal Questore di Ragusa, Giuseppe Gammino, più verifiche, anche presso le abitazioni di chi dichiarava di ospitare cinesi come badanti o ancora di risiedere a Ragusa per ottenere il ricongiungimento familiare.  Dalle serie considerevole di controlli emergeva essere in opera una associazione finalizzata a procurare il titolo di soggiorno ad una molteplicità di “clienti” costretti a pagare fino a 9.000 euro.

Centinaia le pratiche individuate dalla Squadra Mobile, con relativi elementi di prova che verranno contestati agli arrestati. Contemporaneamente, le richieste di provvedimenti amministrativi inoltrate all’Ufficio Immigrazione della Questura di Ragusa, sono state oggetto di rigetto e/o revoca.

I sei associati colpiti da provvedimenti restrittivi dell’Autorità Giudiziaria sono risultati avere ruoli ben precisi.
Vengono ritenuti promotori ed organizzatori dell’associazione, Zhu, quale committente ed intermediario tra i cittadini cinesi (dai quali percepiva il compenso per ciascuna pratica di 9.000 euro) ed i soggetti privati e pubblici che attestavano falsamente l’esistenza di requisiti per ottenere il rilascio del nulla osta al ricongiungimento. Durante un controllo di Polizia Zhu ha tentato di distruggere degli appunti ingoiando fogli di carta ma la prontezza degli Agenti ha fatto si che venissero recuperati dati fondamentali per le indagini. Zhu seppur non utilizzava telefoni cellulari per paura di essere intercettato, annotava tutte le pratiche da lui gestite, dalle quali si è potuto evincere che lo stesso aveva clienti in buona parte d’Italia e che i suoi “clienti” erano usi pagare ingenti somme di denaro per il permesso di soggiorno; Di Marco curava la registrazione dei contratti di locazione presso l’Agenzia delle Entrate; così come del ritiro dei nulla osta su delega anch’essa falsa degli istanti. Talvolta assumeva il ruolo di datore di lavoro e per la sua “amicizia” e frequentazione con un medico dell’Ufficio Tecnico di Prevenzione (Cappello), era uso non produrre i prescritti documenti necessari a corredo delle istanze indirizzate all’Asp; inoltre si occupava di redigere atti falsi, quali contratti d’affitto, contratti di lavoro, buste paga e dichiarazioni dei redditi; nonché del deposito e ritiro atti presso gli uffici competenti; Cappello in qualità di tecnico della prevenzione in servizio presso l’Asp di Ragusa effettuava false attestazioni dell’idoneità igienico-sanitaria degli alloggi.

La compartecipazione emergeva con evidenza dalla disamina dei certificati da lui redatti, attestanti idoneità di alloggi ubicati al di fuori del territorio di sua competenza, anche in assenza di richieste dei rispettivi proprietari delle abitazioni ignari di quanto accadesse. Il tutto è stato riscontrato da accurate indagini di Polizia effettuate dalla Squadra Mobile con il concorso del locale Ufficio Immigrazione. In alcuni casi, il funzionario non effettuava neanche i prescritti ed opportuni sopralluoghi; in altri rilasciava l’idoneità per immobili risultati fatiscenti; Di Stefano figurava rispettivamente come finto datore di lavoro e delegato al ritiro delle pratiche, in quanto i cittadini cinesi di sovente non sono risultati portarsi a Ragusa per le varie fasi istruttorie, presentandosi solo per ritirare il permesso di soggiorno. Per altre casistiche (ricongiungimento familiare) la relativa attestazione veniva spedita dal sodalizio al “cliente”;

Gli altri due associati.
I La Terra Giovanni, rispettivamente padre e figlio, si occupavano di redigere falsi contratti di affitto di loro immobili, così come di contratti di lavoro; inoltre falsificavano buste paga e si occupavano di ritirare i documenti nonché i nulla osta.  Centinaia le pratiche esaminate, dalle quali è emerso che vi era un sistema ben collaudato per far entrare o far permanere in Italia cittadini cinesi privi di qualsiasi titolo, attività che ha fruttato migliaia di euro.  L’associazione smantellata era diventata un punto di riferimento in tutta Italia, difatti tra le pratiche esaminate vi sono quelle di cittadini cinesi provenienti da Prato, Milano, Torino, Roma, Ancona, Reggio Calabria per fare degli esempi.  Veniva falsificato di tutto, tranne il permesso di soggiorno che se rilasciato era chiaramente originale.

L’extracomunitario che si trovava in Italia perché entrato clandestinamente o persino quanti ancora in Cina che voleva ricongiungersi ad un familiare, erano usi rivolgersi a Zhu, che in qualità di intermediario (il cosiddetto “collettore”, colui che portava la “materia prima” da lavorare all’associazione), percepiva dal soggetto dai 7 ai 9 mila euro.  Zhu, in Italia da diversi anni e residente a Comiso, contattava Di Marco e quindi, Cappello, Di Stefano ed i La Terra, così attivando i medesimi per i rispettivi compiti operativi.

Secondo la Polizia tutti gli arrestati contribuivano fattivamente a reperire i diversi documenti necessari per il ricongiungimento, producendo alla Pubblica Amministrazione (Sportello Unico per l’Immigrazione della Prefettura di Ragusa, INPS, Agenzia delle Entrate, Questura, Camera di Commercio, Registri Immobiliari) attestazioni false o alterate.  Di Marco veniva contattato da Zhu e da li si poneva in essere la procedura illecita con fabbricazione dei documenti falsi.  Dapprima il contratto d’affitto o di comodato d’uso falso (in concreto si attestava falsamente che l’extracomunitario aveva stipulato un contratto pur se quest’ultimo non si era mai portato nell’immobile, con incarichi fattivi del Distefano che contattava dietro corrispettivo in denaro i proprietari d’immobili suoi conoscenti); poi serviva la busta paga per provare di aver un reddito in Italia e poter sostenere il familiare da ricongiungere e qui lo stesso Di Marco falsificava la busta paga ed il CUD falso; poi era necessaria la cessione di fabbricato ed i due La Terra proprietari di immobili attestavano falsamente di ospitare chi richiedeva il permesso; in ultimo il coinvolgimento del Dottore Cappello quale Tecnico della Prevenzione dell’Asp (Ufficio Igiene e Ambiente di Vita) che in qualità di Pubblico Ufficiale attestava falsamente l’idoneità dell’immobile da punto di vista igienico sanitario, di poter ospitare fino a 4 persone, sopralluogo molto spesso mai effettuato, in altri casi non idoneo per cui veniva dichiarato il contrario.  E’ stato inoltre accertato che in più occasioni i dichiarati datori di lavoro degli extracomunitari non sapessero di aver assunto alcuno e si accorgevano di quanto fatto a loro insaputa quando l’INPS li convocava per pagare i contributi, tanto da recarsi in Questura per denunciare il reato.

Quanto sopra è risultato per la Polizia essere il modus operandi dell’associazione a delinquere, per permettere l’ingresso e la regolarizzazione dei clandestini. Gli investigatori della Squadra Mobile stanno esaminando altre istanze presentate all’Ufficio Immigrazione valutando la posizione di centinaia di insospettabili cittadini che hanno dichiarato nel tempo di avere alle dipendenze extracomunitari o di aver loro affittato un immobile, non escludendo ulteriori sviluppi dell’indagine.