Da domani, mercoledì 7 maggio 2025, i Cardinali si riuniranno in Conclave per designare il Pontefice successore di Francesco. La procedura di voto si divide sostanzialmente in tre fasi: antescrutinium, scrutinium vere proprieque e post-scrutinium. Di seguito i dettagli.

La parola conclave deriva dal latino cumclave e si rifà a un episodio storico risalente al 1270, quando gli abitanti della città di Viterbo, all’epoca sede papale, decisero di rinchiudere i cardinali a chiave all’interno del palazzo papale, scoperchiandone il tetto per accelerare l’elezione del nuovo Pontefice. Una mossa che ebbe il suo effetto, portando all’elezione di Gregorio X. In realtà la prima elezione “isolata” di un Pontefice avvenne già nel 1118, quando i cardinali si riunirono nel Monastero di San Sebastiano, sul colle Palatino, per eleggere Gelasio II.

Partiamo dalla prima fase: l’antescrutinium, ossia il pre-scrutinio. Come spiega il sito ufficiale del Vaticano, questo è il momento in cui avviene la preparazione e la distribuzione delle schede da parte dei cerimonieri, richiamati in Aula insieme al segretario del Collegio dei cardinali e al maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie. I cerimonieri consegnano almeno due o tre schede per ogni cardinale elettore.

In questa fase avviene anche l’estrazione a sorte, da parte dell’ultimo cardinale diacono, di tre cardinali scrutatori, tre cardinali revisori e tre cardinali infirmarii (cioè coloro che si occupano di raccogliere i voti di eventuali cardinali infermi nella residenza Santa Marta). Nel caso in cui, durante l’estrazione, escano nomi di cardinali che per infermità o altro motivo non possono svolgere tali mansioni, si procederà a una nuova estrazione. I primi tre cardinali estratti fungeranno da scrutatori, i secondi tre da infirmarii, gli ultimi tre da revisori.

Da disposizioni vaticane, la scheda in mano ai cardinali deve avere forma rettangolare. Nella metà superiore deve recare la scritta (possibilmente a stampa) “Eligo in Summum Pontificem”, mentre nella metà inferiore è presente lo spazio bianco dove i cardinali scrivono il nome del proprio eletto. Non è un caso che la scheda consti di due metà: essa è fatta in modo da poter essere piegata in due.

Dopo la consegna c’è la compilazione della scheda, procedura che ogni cardinale elettore è tenuto a effettuare segretamente. Come spiega il sito del Vaticano, durante la votazione i porporati devono rimanere soli nella Cappella Sistina: per questo, subito dopo la distribuzione delle schede e prima ancora che gli elettori comincino a scrivere, il segretario del Collegio dei cardinali, il maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie e i cerimonieri devono uscire dall’Aula. Una volta fuori, l’ultimo cardinale diacono chiude la porta, riaprendola ogni volta che sarà necessario.

Arriviamo ora alla seconda fase, lo scrutinium vere proprieque, cioè lo scrutinio vero e proprio. Come spiega il sito ufficiale del Vaticano, questo è il momento della deposizione delle schede nell’urna. I cardinali, che possono scrivere un solo nome pena l’invalidità del proprio voto, piegano a metà la scheda e la portano all’altare, tenendola sollevata in modo che sia visibile a tutti.

Sull’altare, alla presenza degli scrutatori, è presente l’urna, cioè un recipiente coperto da un piatto. Lì i cardinali elettori pronunciano il giuramento, scandendo la frase: “Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto”. Infine adagiano la scheda su un piatto d’argento poggiato sull’urna e la lasciano scivolare all’interno. Eseguita la procedura, fanno un inchino all’altare e tornano al loro posto.

Come spiega il sito ufficiale del Vaticano, se qualcuno dei cardinali elettori presenti in Cappella non può recarsi all’altare perché infermo, l’ultimo degli scrutatori gli si avvicina. Dopo aver prestato giuramento, l’infermo consegna la scheda piegata allo stesso scrutatore, il quale la porta ben visibile all’altare. Qui, senza pronunciare il giuramento, la depone sul piatto e la lascia cadere nel recipiente.

Quando le operazioni di voto sono dichiarate concluse, si arriva alla terza fase, cioè il post-scrutinium, dopo lo scrutinio. Qui le schede vengono anzitutto mescolate. In seguito, i cardinali scrutatori contano le schede: se il numero non corrisponde a quello degli elettori, tutte le schede vengono bruciate e si deve ripetere il voto. In caso di numero corretto, i primi due scrutatori aprono e leggono in silenzio il nome scritto sulla scheda, mentre il terzo pronuncia il nome.

Gli scrutatori fanno la somma di tutti i voti che ciascun cardinale ha riportato: se nessuno ha raggiunto almeno i due terzi, nessun Papa è stato eletto. Al contrario, se un cardinale ha riportato almeno i due terzi delle preferenze, si ha l’elezione del Pontefice. Come spiega il sito ufficiale del Vaticano, in entrambi i casi (cioè se l’elezione ha avuto luogo o meno) i cardinali revisori devono procedere al controllo sia delle schede sia delle annotazioni fatte dagli scrutatori, per accertarsi che questi abbiano eseguito esattamente e fedelmente il loro compito.

Subito dopo la revisione, prima che i cardinali elettori escano dalla Cappella, tutte le schede vengono forate e legate insieme, per poi essere sempre bruciate all’interno della stufa dagli scrutatori, con l’aiuto del segretario del Collegio e dei cerimonieri, chiamati nel frattempo dall’ultimo cardinale diacono. Se però si dovesse procedere immediatamente a una seconda votazione, le schede della prima votazione saranno bruciate solo alla fine, insieme a quelle della seconda votazione.

Nel caso in cui la votazione non porti all’elezione del Papa, nella stufa viene aggiunta una miscela composta da perclorato di potassio, antracene e zolfo, che produce il fumo nero. Per quella bianca, invece, si uniscono clorato di potassio, lattosio e colofonia. Dal 2005, tuttavia, viene utilizzata una seconda stufa per accompagnare la fumata papale, con l’aiuto di fumogeni artificiali che intensifivano la tonalità del colore che esce dal comignolo.

La prima fumata si avrà già nel primo giorno di Conclave in quanto si voterà una volta sola nel pomeriggio. I fedeli dovrebbero rivolgere lo sguardo verso il camino di San Pietro intorno alle 19. Sono 133 gli ammessi al voto, per raggiungere il quorum dei due terzi sarà necessario che almeno 89 voti esprimano la preferenza sullo stesso nome.

Dal secondo giorno di Conclave i cardinali sono chiamati a esprimersi due volte al mattino e due volte al pomeriggio. Le fumate sono però due: una attorno a mezzogiorno che riassume l’esito degli scrutini mattutini, una attorno alle 17.30 per i due del pomeriggio.

Se il Papa verrà eletto nella prima votazione del mattino o nella prima del pomeriggio, la fumata bianca sarà anticipata. Tra la fumata bianca e l’Habemus Papam, con l’annuncio dalla Loggia della Basilica e la presentazione del nuovo Pontefice che si affaccerà e saluterà la folla, trascorrono almeno 45-60 minuti.

Guardando agli ultimi Conclavi, servirono 4 giorni per eleggere Giovanni XXIII, tre per Paolo VI, due per Giovanni Paolo I, tre per Giovanni Paolo II, due per Benedetto XVI, due per Francesco. Statisticamente quindi la fumata bianca potrebbe arrivare tra giovedì e venerdì.

Nel caso le votazioni dovessero prolungarsi, dopo la 33esima o 34esima votazione si passa direttamente, e obbligatoriamente, al ballottaggio fra i due cardinali che avranno ricevuto il maggior numero di voti nell’ultimo scrutinio. Anche in questo caso, però, sarà sempre necessaria una maggioranza dei due terzi. I due cardinali rimasti in lizza, inoltre, non potranno partecipare attivamente al voto. Se per un candidato i voti raggiungono i due terzi dei votanti, l’elezione del Pontefice è canonicamente valida.

Quando l’elezione giugnerà al termine, il cardinale elettore anziano, ovvero Pietro Parolin, che svolge le mansioni di decano se questi non partecipa al Conclave, si avvicinerà all’eletto per chiedergli se accetta o meno l’elezione. Se lo stesso cardinale elettore anziano è stato scelto, sarà Fernando Filoni a rivolgere la domanda a Parolin.

L’uomo che annuncerà al mondo l’elezione del nuovo Papa e lo presenterà dal balcone di San Pietro è il francese Dominique Mamberti, diventato cardinale protodiacono nel 2024.

Dopo l’annuncio Habemus Papam, il nuovo Pontefice apparirà dal balcone e parlerà ai fedeli accalcati in piazza. Seguirà la benedizione Urbi et Orbi. Nei giorni successivi ci sarà la Messa di Inaugurazione del Pontificato. Se già eletto, domenica 12 maggio il Papa farà la prima apparizione pubblica per l’Angelus, attesi per l’occasione anche 200-300mila fedeli.