Due nuovi indagati nell’ambito delle nuove indagini sull’omicidio del presidente della Regione siciliana, Piersanti Mattarella: sarebbero i due killer di Cosa Nostra Antonino Madonia, e Giuseppe Lucchese. Sono entrambi già detenuti all’ergastolo.

Secodo l’inchiesta della procura palermitana, come scrivono La Repubblica e La Stampa, a sparare il 6 gennaio 1980 a Piersanti Mattarella, fratello del presidente della Repubblica Sergio, sarebbe stato materialmente Nino Madonia, figlio del potentissimo boss mafioso Ciccio che controllava mezza città. Lucchese, detto Lucchiseddu, guidava invece l’auto.

I due hanno commesso decine di omicidi, tra cui la strage di via Isidoro Carini in cui vennero uccisi il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo, su ordine della cupola di Cosa nostra.

L’omicidio, 45 anni fa

Piersanti Mattarella (Castellammare del Golfo, 24 maggio 1935 – Palermo, 6 gennaio 1980) è stato un politico italiano, Presidente della Regione Siciliana tra il 1978 e il 1980. Fu assassinato da Cosa nostra nel corso del suo mandato.

La mattina di domenica 6 gennaio 1980, in via della Libertà a Palermo, mentre Mattarella, alla guida della propria Fiat 132, stava per recarsi a messa insieme alla moglie Irma Chiazzese, seduta al suo fianco, alla suocera Franca Chiazzese Ballerini e alla figlia Maria, sedute sul divano posteriore, un sicario si avvicinò all’automobile e lo freddò con colpi di rivoltella calibro 38 attraverso il finestrino, che venne frantumato. Il killer, di cui la moglie Irma fissò l’andatura ballonzolante con l’espressione del viso gentile e lo sguardo di ghiaccio, dopo i primi cinque o sei colpi si allontanò per avvicinarsi a una Fiat 127 bianca ferma pochi metri più avanti, ricevendo da un complice che era alla guida un’altra rivoltella calibro 38 con cui, tornato indietro verso la vettura di Mattarella, esplose altri colpi con traiettoria diagonale attraverso il finestrino posteriore destro che attinsero la vittima e ferirono a una mano la signora Irma Chiazzese, che aveva tentato di coprire e proteggere il volto di suo marito, ormai con il busto reclinato sulla destra, sulle gambe della moglie.

Successivamente anche il figlio Bernardo, che si era attardato nel seminterrato adibito ad autorimessa in cui Mattarella era solito parcheggiare la propria vettura, accorse risalendo la rampa di accesso al garage potendo osservare la Fiat 127 che si allontanava lungo via Libertà.

La Fiat 127 bianca venne poi ritrovata, verso le ore 14:00, abbandonata lungo lo scivolo di un garage di via Maggiore De Cristoforis, angolo via degli Orti, a circa 700 metri dal luogo del delitto.