Di Pietro è sicuramente criticabile in tante questioni di ordine morale e democratico che stonano rispetto alla sua valenza di simbolo della etica pubblica: scelte padronali e familiste, cooptaziione di personaggi discutibili (per ragioni inspiegabili con la semplice esibizione di una fedina pulita). Tuttavia, nello sconfortante panorama della politica italiana, IdV ed il suo leader, tutto considerato, restano un oasi di pulizia morale, un alternativa di politica ispirata al Bene Comune anziché agli interessi lobbisti e di casta, pressoché inarrivabile dal resto del sistema partitico, che sarebbe un peccato veder sparire dallo scenario.

E far sparire dallo scenario Di Pietro e l’IdV, è il tema conduttore delle note vicende che hanno coinvolto nell’ultima settimana questo partito ed il suo leader.

E’ cosa nota la formidabile antipatia, politica e personale, del Presidente Napolitano per Di Pietro. Essa si alimenta degli innumerevoli attacchi rivolti al Presidente da parte dell’ex magistrato, che lo accusa di aver acriticamente firmato tante leggi vergogna di Berlusconi e di aver travalicato il proprio ruolo istituzionale condividendone preventivamente la stesura. Da anni per una certa parte dell’opinione pubblica più informata e provvista di strumenti critici, Napolitano era divenuto l’icona del sistema corrotto dei partiti e Di Pietro il contraltare di tale sistema, ben prima di Grillo ed in barba alla successiva banalizzazione mediatica per cui l’unica ragione di esistere di IdV fosse la contrapposizione pregiudiziale a Berlusconi. Così si arriva ad un anno fa: pre-consultazioni al Quirinale. Il presidente della Repubblica, che ormai ha deciso di affidare il governo a Mario Monti, riceve i partiti in un passaggio informale (le consultazioni ufficiali avranno inizio di lì a qualche giorno) ma già indicativo. Italia dei Valori non ha espresso posizioni preconcette né, tantomeno, mosso al capo dello Stato alcun rilievo, eppure, inspiegabilmente, Napolitano decide di non–incontrare–ne–Idv–né–Lega-Nord.

Ad un anno di distanza cosa ha ulteriormente approfondito l’abisso che divide Di Pietro dal blocco dei Partiti sistemici e dal suo nume tutelare Napolitano? La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la violentissima polemica che vede l’IdV accusare sostanzialmente il Capo dello Stato di aver impegnato tutto il proprio peso istituzionale per addomesticare la delicatissima indagine sulla presunta trattativa stato mafia del 1992, o per lo meno di esser stato chiamato in causa a tal fine da eminentissimi personaggi in essa coinvolti.

Che cos’è accaduto da allora? Che proprio contro i due partiti più fastidiosi per il “sistema” di Napolitano si è scatenato il finimondo, nel caso della Lega, sulla base di argomenti che qualche fondamento ce l’avevano, tanto da meritare varie inchieste penali, nel caso dell’Idv, al netto di responsabilità periferiche ed individuali, nulla di che. Anzi, come sta apparendo ogni ora più chiaro, l’azione di “killer aggio” ha contemplato l’uso di armi e munizioni prive di consistenza ma molto, molto rumorose. Argomenti smentiti da svariate sentenze eppure presi per buoni. Costruzioni giornalistiche ben sceneggiate ma affette da strabismo. Sapete quanto è durata l’intervista di Report a Di Pietro? Un’ora e mezzo. Ne sono state utilizzate solo quelle decine di secondi in cui balbetta, si irrita-e-ne-esce-oggettivamente-a-pezzi!
Casualità? No: qualcuno ha tirato una linea: di qua le forze pro-sistema, di là gli altri.  Qualcuno chi? Basta vedere chi sta oggi sul ponte di comando: la finanza, le tecnocrazie, e non dimentichiamo gli intrecci sotterranei tra poteri al limite della legalità, o magari oltre questo limite se pensiamo all’inchiesta di Ingroia  sulla trattativa tra Stato e mafia., e naturalmente la politica che funge da collante, da eccipiente di sostegno ai predetti principii attivi.

I media, asserviti a quegli stessi poteri, svolgono solo il ruolo l’arma del delitto.

Perché non sparano anche su Grillo? Perché, per ora, serve a canalizzare lo scontento montante, a mantenere vuote le piazze, a tenere tranquilli, ancora un po’, i cittadini che nel M5S vedono un’alternativa ai forconi. Al momento opportuno la macchina del fango si concentrerà su di loro.
E ora? Mi pare evidente che i vari Donadi cercheranno di completare la loro opera,  diretti dal PD, con il quale dialogano da lungo tempo. Tenteranno in alternativa o di neutralizzare l’Idv, assumendomene il controllo per devitalizzarla e farne un tassello del sistema pro-Monti, oppure favorirne la diaspora e scongiurare l’ingresso in Parlamento di una forza scomoda, organizzata e strutturata-con-uomini-e-programmi.
Nell’uno o nell’altro caso i cavalli di Troia, verranno accolti a braccia aperte dai mandanti per riceve magari il premio di ministeri, sottosegretariati e quant’altro.

Il nostro compito di opinione pubblica? Lo dico senza troppo ottimismo: informarci, decodificare, farci a nostra volta veicolo di controinformazione, aprire e far aprire gli occhi!