Riceviamo e pubblichiamo un documento a firma di alcuni studenti dell’Istituto scolastico Quintino Cataudella di Scicli che, ieri pomeriggio, hanno inscenato per le principali vie della città, un corteo funebre.

Giorno 4 Novembre noi studenti dell’Istituto Quintino Cataudella abbiamo deciso di indossare le vesti del lutto.

Un solo colore: il nero. Il nero è entrato nelle nostre classi per simboleggiare il collasso della Scuola Pubblica, che giorno dopo giorno assume sempre più l’aspetto di una carcassa che, stranamente, pare non attirare l’attenzione della classe dirigente italiana.
Abbiamo scelto di esprimere il nostro rammarico il pomeriggio del quattro Novembre, attraverso un simbolico corteo funebre con a capo una bara vuota, arca fatale del nostro futuro incerto ma anche custode di tutte le speranze degl’insegnanti o ricercatori che credono ancora di poter ottenere un posto fisso che possa garantirgli una vita stabile e sicura.

Ad accompagnare il corteo ci sono stati alcuni ragazzi della banda di Scicli che, in modo spontaneo, hanno deciso di partecipare alla manifestazione, accompagnando, sulle note di una marcia funebre, gli studenti e i professori del nostro istituto.
Questo funerale simbolico, dopo aver percorso via Bixio, attraversato Piazza Italia e la via Nazionale, si è fermato davanti al comune, massima istituzione cittadina, dove, di nuovo attraverso un gesto simbolico, è stata poggiata dai ragazzi, all’ingresso del Comune, la bara vuota che ha dominato la testa del corteo dall’inizio alla fine della manifestazione.

Questa forma di protesta non ha la presunzione di voler risolvere i problemi del nostro Paese, ma intende prima di tutto smuovere le coscienze di noi sciclitani ed è stata organizzata per riuscire in qualche modo a destare la curiosità dei cittadini tutti. Siamo convinti che a volte i gesti simbolici abbiano un effetto più duraturo nel tempo rispetto ad un atto violento o ad un’azione vandalica ai danni della stessa collettività. Noi studenti, insieme a chi ha espresso la propria indignazione in tutte le piazze italiane , non siamo delinquenti o criminali, siamo i mattoni di questa società ed è un dovere di tutti preservare e difendere a spada tratta un bene prezioso come la Scuola pubblica, colonna portente del nostro dilaniato paese e luogo in cui si formano le menti della classe dirigente di domani.