
Duplice femminicidio e suicidio di Riposto, Turi La Motta era in auto della seconda vittima
- 15 Febbraio 2023 - 7:31
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Emergono nuovi particolari sul duplice femminicidio di sabato scorso a Riposto. Salvatore “Turi” La Motta sarebbe arrivato a bordo della Volkswagen nera di Lucio Valvo, il 55enne in carcere per concorso in omicidio, all’appuntamento con Melina Marino, 48 anni, la sua prima vittima.
Sull’auto “era infatti installato un dispositivo di rilevazione Gps formalmente autorizzato dall’autorità giudiziaria in un altro procedimento penale, che ha consentito, successivamente, di ricostruire il percorso fatto dalla vettura.” E’ quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Luca Lorenzetti nei confronti dell’indagato. Questo ha permesso ai carabinieri di tracciare il percorso di quel giorno dell’auto che si posta per la prima volta alle 6.51 da casa di Valvo per arrivare alle 7.31 a quella di Salvatore ‘Turi’ La Motta, il 63enne ergastolano in permesso premio accusato dell’uccisione di Carmela ‘Melina’ Marino, di 48 anni, sul lungomare di Riposto, e di Santa Castorina, di 50 anni, nella centralissima via Roma.
L’autore dei due femminicidi, che, scrive il giudice, aveva una relazione con le due vittime si è poi suicidato davanti la caserma dei carabinieri di Riposto.
Dal rapporto del Gps si rileva che la Golf alle 8.30 fa una breve sosta nella via dove risiedeva Santa Castorina e quattro minuti dopo fa lo stesso nella strada in cui abitava Carmelina Marino. Alle 8.38 il Gps colloca l’auto in via Duca del Mare, luogo dell’omicidio della 48enne, dove sosta per pochi secondi e poi riprendeva la marcia. Poi, dopo avere percorso alcune vie di Riposto e Giarre, la Golf si ferma, alle 9.02, nelle immediate vicinanze dell’abitazione di Valvo dove viene poi trovata dai carabinieri. A Valvo, ritenuto dagli investigatori l’autista di La Motta, che era stato condannato al carcere a vita per associazione mafiosa e due omicidi, è contestato il concorso nell’uccisione di Carmelina Marino. Sull’uccisione di Santa Castorina, secondo una ricostruzione dell’accusa, ripresa nell’ordinanza, emerge l’ipotesi che vittima e omicida siano arrivati in via Roma a bordo della Fiat Panda della donna e l’omicidio sia stato commesso appena i due sono scesi dalla vettura: a confermarlo ci sarebbero i filmati di alcune telecamere di videosorveglianza.