Le autorità avevano diramato l’allerta meteo,  giungendo addirittura a sconsigliare l’utilizzo dell’automobile per tutto il giorno, se non in casi di assoluta necessità. Eppure, alla mezza giornata, si erano fatte vive solo alcune sparute goccioline di pioggia, accompagnate – a dire il vero – da neanche tanto freddo. Non c’era da recriminare nulla contro le precauzioni prese, bensì si trattava di prendere la decisione adatta e conseguente alla semplice constatazione che poi così brutto il tempo non era, e infine uscire per strada. Cosi fecero, quasi nello stesso istante, il barbutissimo Walt ed il signor Martoglio, ritrovandosi per puro caso seduti sulla stessa panchina, sotto lo stesso albero. I due si conoscevano, ma diciamo così…solo per sentito dire:

«…suono grandi marce per le persone vinte e cadute. Avete udito che è bello vincere? Ma io vi dico anche che è bello cadere – le battaglie si perdono con lo stesso spirito con cui si vincono. …Urrà per coloro che hanno fallito!», d’un tratto declamò Walt.

Gli rispose con serenità Nino:

«Cos’è, il Comunicato di un qualche politico locale? O proviene direttamente dalle sedi centrali?».

Era una dichiarazione sincera di Bersani, Alfano, Casini o chi per loro? Questo si chiedeva il signor Martoglio.

«Ma no!», sorrise Walt, avendo immediatamente afferrato l’ironia «Sono certe idee che mi frullano in testa, riguardo talune cose che vorrei scrivere in questo blocchetto di fogli verdastri… Capitemi, amico mio, non è che l’abbia comprato io, figuriamoci. Preferisco senz’altro i fogli bianchi, l’inchiostro attecchisce meglio. Fogli verdi, bah, che idea!».

«Come sottili foglie d’erba, immaginateli così!».

«Mhmhm, non è una cattiva idea la vostra. Comunque, i miei pensieri riguardano, come materia, il canto dell’uomo comune, l’eroe su cui si costruisce uno Stato Moderno. Ma sapete che avete ragione, queste mie idee non sono affatto peregrine dall’essere abbastanza attanaglianti la situazione post-elettorale che stiamo vivendo. Ebbene ditemi, amico mio, chi dubiterebbe che di uomini comuni è fatta la nostra scena politica odierna, italiana?».

Il signor Martoglio ci pensò un po’ su, e poi rispose:

«Beh, siamo d’accordo, ma amico mio, voi ne parlate come se fossero eroi! Non so se avete presente, non voglio far nomi, non conoscendo se li avete per parenti o amici, ma qualche giorno fa sui blog di informazione locale circolavano certe dichiarazioni di questi eroi coraggiosi e valorosi, attori della scena politica (di area ex-democristiana), che chiedevano ad altri valorosi sconfitti (sempre di area ex-democristiana) – lo riporto testualmente e perdonatemi la villanzoneria – di…mhm hm… togliersi infine dalle palle. Io non so se eleganti parole di tal genere, siano propriamente da poema epico. Ma voi non credete che forse queste coraggiose affermazioni sarebbero suonate più pregne di epos, in tempi antecedenti ai risultati elettorali? Dite che non dobbiamo sottilizzare? In effetti, a ben vedere, questi politici non sono certo Achille o Ettore. Mah, per fortuna non piove…che dite?».

Walt si lisciò la barba e riprese ancor più sornione dell’altro:

«Ad onor del vero, questi uomini comuni, eroi del nostro tempo, politici dalla coraggiosa favella, di cui voi mi accennate, non somigliano neanche troppo ad uno di quei personaggi da situazione quotidiana, da solita routine, bottega, fabbrica, fattoria, ufficio, negozio, scrivania, etc, etc… Cioè, per l’appunto, coloro i quali, io credo, sono le fondazioni economiche e sociali di ogni Stato.».

Le voci si erano con ilarità alzate di tono, in qualche modo indotte dalla piazza deserta e dal silenzio circostante. Appare logico che un terzo, passante da lì per caso – tal professor Pietro Barcellona che accompagnava il cane per i suoi bisogni – ebbe modo di ascoltar chiaramente almeno parte di quella discussione. Ed appare ancora più logico che il professore si mosse per intervenire:

«Scusate signori, scusate se mi intrometto, ascoltavo per puro caso le vostre disamine. E se voi me lo permettete vorrei poter dire che vi sbagliate. Questa idea bislacca, frutto dell’incomprensione politica di ciò che accade, che gli italiani siano alla ricerca disperata di una normalità narcotizzante è totalmente fuori dalla realtà. I siciliani, come credo anche gli italiani, non vogliono essere ingannati sui terribili rischi del futuro, ma chiedono verità e impegno personale.».

Martoglio e Whitman si guardarono un po’ frustrati, poi prese parola il secondo:

«No, esimio, credo proprio di non essermi spiegato bene. Quando io parlo di uomo comune, non intendo certo appiattirlo su un piano di suddita normalità. Quella che mi sento di promuovere è una normalità attiva, strutturante. Una normalità che è caratteristica essenziale di ogni attività “produttiva”, nel migliore dei sensi possibili, che sia chiaro anche questo. Che Dio ci liberi dalla mera smania di produzione inutile, per Bacco! Il produrre per il produrre non serve a niente…».

Nino alzò la mano, e posandola amichevolmente sulla spalla del nuovo conoscente lo interruppe, prendendo voce:

«Inoltre, amici miei, fa bene il professore ad inserire quel “credo” dubitativo, anche se solo rivolgendolo verso le aspirazioni continentali. Perché, malgrado l’esito semi-rivoluzionario di queste recenti tornate elettorali, resterei ancora cauto nell’affermare senza esitazione che il cittadino – eroe della quotidianità nazionale, come dice l’amico Walt – non voglia più essere addormentato dalle piacevoli mollezze di talk show, scambi di pacchi in prima serata, fiction e spettacoli senza apparente “perché”, di cui si fa portavoce la Televisione, i Media in generale. Sono moderatamente fiducioso anch’io sul futuro, intendiamoci. Ma adesso è arrivato il momento di dimostrarlo con i fatti, mettendo a frutto le ovvie arrabbiature che sono state rese chiare dall’esito elettorale. Perché, cari miei, stiamo attenti, se è vero che tutti siamo “uomini comuni”, ciò che ci individualizza l’uno dall’altro è l’impiego della dignità nel quotidiano uso che ne facciamo.».

Il professore alzò entrambi le mani, in segno di resa:

«Scusate, amici cari, non avendo ascoltato sin dall’inizio, la mia conoscenza esatta era inficiata. Per quanto, talune incertezze permangono…».

«Il mio timore principale», fece ancora il Martoglio «risiede nell’ostinazione di chi somministra “narcotizzanti”, professore, in questo lei ha senz’altro ragione. E, caro Walt, anch’io ogni tanto mi diletto a riportare su carta i miei pensieri e le mie idee. L’altro giorno me ne è venuta in mente, più o meno è così:

-Allura mi mittiti in costrinzioni

di diri la parola inartirata!

Prima d’entrari in questa dicosssioni

duvemu entrari nella so’purtata.

 

Si, peracasu in tempu d’alizioni,

comu succedi, agghica una lignata

per la disparità di ‘penioni,

vui chi diciti, ca cangiamu strata?

 

A forza di lignati in sichizioni,

forsi la testa arristirà ciaccata

e accumparisci il russo del moluni;

 

ma chidda che cunsisti ‘penioni,

non è ca si sdivaca strata strata.,

pirchì la testa non è buttigghiuni!»

Gli altri due batterono le mani, compiacendo la dialettale lirica del Martoglio. Infine, chiosò il signor Whitman:

«Ecco, amici miei, ora che i numeri sono fermi, ad elezioni concluse, possiamo affermare con sicurezza che le “legnate” sono arrivate in maniera addirittura straordinariamente frastornante, e qualche personalità politica è destinata a farsi dimenticare nel corso dei prossimi mesi, tuttavia – malgrado gli eleganti proclami di alcuni forse non troppo epici, coraggiosi e vincenti uomini comuni (di parte ex-democristiana), eroi della normalità narcotizzata – pur ho in effetti la sensazione che in giro di “bottiglioni”  ne siano rimasti ancor troppi.».

Per il resto, continuava a ticchettare intermittente un’allegra pioggerellina.

Gaetano Celestre