OPREA Aurel

Gli agenti del Commissariato di PS di Comiso hanno  arrestato il rumeno Aurel Oprea, 57 anni, per violenza sessuale.

Una donna rintracciata in ospedale ha raccontato agli agenti la mattinata d’inferno appena trascorsa.

Dalla ricostruzione dei fatti avvenuta nelle ore successive in Commissariato è venuto fuori un racconto particolarmente cruento.

La donna, una quarantenne rumena, ha riferito che due anni fa mentre lavorava in un ristorante in Romania, a Constanza sul Mar Nero, aveva conosciuto Aurel Oprea, che lavorava nello stesso locale; era iniziata un’amicizia che pian piano  era diventata una vera e propria storia sentimentale.

Dopo circa un anno, considerato che il lavoro in Romania stava finendo, la donna aveva chiesto ad alcuni parenti che abitavano in Italia e precisamente a Comiso, se c’ era la possibilità di trovare lavoro. I parenti pagarono il viaggio e la donna si trasferii in Italia per lavorare come badante a Comiso.

Successivamente Oprea la raggiunse   e iniziò a lavorare pure lui. In Italia la relazione si era interrotta, ma pur non avendo più una storia d’amore decisero entrambi di condividere assieme una casa per dividere le spese.

Inizialmente l’uomo faceva qualche giorno di lavoro e divideva in piccola parte le spese d’affitto e quant’altro, ma dopo un pò di tempo non lavorò più preferendo rimanere a casa a bere e a fumare e ad essere mantenuto dalla donna che, ad un certo  punto decise di lasciare la casa  e andare a lavorare, i primi di gennaio del 2014, come badante presso un’anziana sempre  di Comiso, che oltre a pagare le giornate di lavoro, le offrì anche un tetto. A questo punto Oprea, non avendo più chi lo mantenesse, iniziò ad andare fuori di testa.

Nel racconto della donna da quel momento iniziarono le violenze psicologiche: spesso il rumeno la perseguitava e la minacciava di morte se non avesse continuato a mantenerlo. Sovente anche se non avanzava pretese che tornasse con lui, le chiedeva soldi per bere, fumare, pagare l’affitto, comunque per vivere; lui continuava ad oziare e a non lavorare e la tempestava di messaggi di morte nei miei confronti e anche dei miei familiari.

Ieri, intorno alle 8,30, nell’unica giornata libera della vittima, l’epilogo della vicenda: la quarantenne usciva dall’abitazione dell’anziana ma Oprea, che l’ attendeva all’esterno, l’ affiancava appiedato e la tirava verso di lui minacciandola  che se non avesse accettato di andare con lui avrebbe ucciso tutti i suoi parenti.

La donna molto spaventata, era costretta a seguirlo fino ad un’ abitazione da lui al momento occupata.

Entrati, immediatamente Oprea chiudeva la porta con un chiavistello interno, per impedirle di uscire.

L’uomo, le chiedeva prima se avesse voluto un caffè e alla risposta negativa, si arrabbiava e iniziava a picchiarla con schiaffi e pugni al volto e in altre parti del corpo, poi le sfilava il vestito, il reggiseno e le mutande, lasciandola praticamente nuda.

Lo stesso la prendeva con forza e la buttava su un letto dicendole che voleva fare l’amore; la donna spaventatissima piangendo a dirotto opponeva resistenza con tutte le forze, ma ciò nonostante l’aguzzino cercava di baciarla e con estrema forza e violenza tentava di divaricarle le gambe usando le sue mani con forza; dopo si spogliava anche lui e tentava di penetrarla.

La donna stringeva le gambe e impediva più volte all’energumeno di riuscire nel suo intento.

Vari sono stati i tentativi di violenza narrati dalla vittima  nel corso della mattinata, durante la quale lui la controllava costantemente e ovviamente le impediva di chiedere aiuto.

In un momento di distrazione in cui l’uomo si sedeva e riprendeva a bere alcolici e a fumare, si era fatta intanto l’ora di pranzo, la donna chiedeva del ghiaccio perché aveva il viso tumefatto e pieno di sangue, l’uomo accondiscendeva alla richiesta di prenderle il ghiaccio e la vittima, che aveva notato il suo cellulare squillare, riusciva a rispondere alla telefonata della nipote, che nel frattempo si era allarmata non vedendo tornare a casa come di consueto la zia; di fatto la donna non rispondeva per non farsi vedere, ma lasciava aperta la telefonata affinché la nipote potesse sentire quello che stava accadendo.

Grazie al fatto che la donna aveva avuto la freddezza di lasciare il telefono aperto la nipote aveva intuito quanto stesse accadendo e ha allertato il fratello, il quale sapendo che la casa di Aurel si trovava vicino Corso Umberto, cominciava a cercarla.

Dopo qualche minuto sopraggiungeva alla vittima un’altra telefonata al cellulare ma Aurel Oprea, questa volta accorgendosi della chiamata, le strappava il telefono dalle mani; a quel punto la donna sfruttando ancora una volta la distrazione dell’aguzzino riusciva a scappare togliendo il chiavistello dalla porta e andando fuori, ove nei pressi di una strada adiacente, trovava il cognato e i nipoti e con quest’ultimi, si recava in Ospedale.

I Medici del locale Pronto Soccorso, si prodigavano a darle le prime cure.
In attesa del rilascio del verbale di pronto soccorso, giungeva una Volante del Commissariato di P.S. e, agli Agenti di Polizia, raccontava le vicissitudini vissute permettendo ai Poliziotti di rintracciare Oprea e condurlo in Commissariato.

Lì, dopo una attenta ricostruzione dei fatti e con il conforto del referto medico che evidenziava segni delle violenze dichiarate dalla donna, l’uomo veniva tratto in arresto della violazione p. e p. dall’art. 609 bis con l’aggravante previsto dall’art. 609 ter p. 4 c.p., per aver costretto una donna a subire atti sessuali picchiandola ripetutamente;
della violazione p. e p. dall’art. 605 c.p. per aver costretto la stessa donna a rimanere all’interno di una stanza chiusa dalle ore 09,00 alle ore 13,00 circa, privandola della libertà personale ed impedendole qualsiasi comunicazione con l’esterno.

Su disposizione del PM di turno, dr Rota, l’uomo è stato condotto in carcere a Ragusa.