“In merito a quanto contenuto nella Relazione della Commissione Parlamentare Antimafia è evidente, come altrettanto prevedibile, che nella nostra regione il ruolo della criminalità organizzata risulta centrale all’interno del sistema di raccolta e trattamento dei rifiuti.” Così Peppe Scifo, dalla Segreteria Generale della CGIL Ragusa.

Una nota stampa della CGIL dove si legge ancora: “Un comparto interessato da ingenti volumi di denaro pubblico che costituiscono il primo elemento di attrazione per mafie, corruzione e cattiva politica, si legge infatti che la gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia rappresenta un terreno di storica interferenza tra interessi privati e pubblica amministrazione. Negli ultimi vent’anni funzione politica e ragione d’impresa si sono spesso incrociate lungo un piano inclinato che ha mescolato inerzie, inefficienze e corruttele. La governance regionale sul ciclo dei rifiuti è stata spesso ostaggio di un gruppo d’imprenditori che hanno rallentato, anche per responsabilità di una politica compiacente, ogni progetto di riforma che puntasse a un’impiantistica pubblica, con la conseguenza che l’unico esito possibile dell’intero ciclo resta oggi il massiccio conferimento in discariche private(..).




Il ruolo di esponenti politici – scrive Peppe Scifo –  di prim’ordine in Sicilia con rilevanti ruoli istituzionali, in particolare durante il Governo Crocetta, ci indica la tragedia di un sistema malato, quello dei rifiuti in questo caso, che restituisce alla popolazione inefficienze, gravi compromissioni sulla salute e l’ambiente e il perenne sacrificio economico per i cittadini costretti a subire costi esorbitanti, tra i più alti in Italia.

Un sistema che va riformato attraverso la ripubblicizzazione, dove oggi il ruolo dei Comuni si riduce spesso nel bancomat per le imprese private aggiudicatarie o affidatarie dei servizi. Aziende che nella maggior parte dei casi operano a rischio d’impresa zero, senza liquidità se non quella derivante dai mandati puntuali dei Comuni committenti. Per fare un esempio, le spettanze ai lavoratori sono sempre pagate solo dopo l’accredito in banca dei mandati da parte dell’ente, contravvenendo sistematicamente agli obblighi contrattuali ed ai capitolati d’appalto.

Le risorse oggi impiegate sarebbero più che sufficienti per ripensare ad una internalizzazione del servizio di raccolta e gestione dei rifiuti. Un quadro inquietante, quello che emerge, sopratutto per la relazione tra ambienti criminali e pezzi delle Istituzioni, che agiscono in nome e per conto d’interessi particolari, contro l’interesse pubblico e il bene comune, fino alla mortificazione dei principi cardini della nostra Costituzione.

Evince, infatti, dalla Relazione unattività “eversiva ” di alcuni apparati deviati dello Stato che hanno operato per determinare lo scioglimento di alcuni Comuni per mafia, anche attraverso un uso distorto e strumentale di campagne di stampa. Si citano, infatti, i casi di Scicli, Siculiana e Racalmuto.  È un fatto, si legge nella Relazione, che la vicenda dello scioglimento per mafia del Comune di Scicli sia avvenuto in relazione all’attività amministrativa tesa a revocare le concessioni per la realizzazione di una discarica di rifiuti speciali in un area del comune di particolare interesse ambientale.




La giusta attività amministrativa sostenuta e sollecitata dalla cittadinanza, dai movimenti, compresa la CGIL, mirava alla revoca delle concessioni all’Acif perché si è ritenuto dannoso quel progetto di discarica per la salute dei cittadini e per la tutela del territorio. In un territorio dove già crescevano idee ed iniziative per uno sviluppo locale sostenibile basato sulla valorizzazione dei beni culturali e ambientali all’interno di un contesto già dichiarato patrimonio all’UNESCO.

Per questo lo era allora, e lo è tutt’ora indispensabile puntare su un modello economico centrato sulla valorizzazione dei beni culturali, paesaggistici, insieme alle vocazioni locali dentro il sistema agroalimentare.

Pertanto – si legge ancora nella nota stampa della CGIL –  l’esistenza in questo contesto locale di una discarica di rifiuti speciali e non, avrebbe rappresentato, oltre ad una forte contraddizione, un reale indebolimento dell’intero sistema che mira alla vocazione turistica di questo territorio nel centro della Val di Noto.

È per questo che risulta dannoso e inquietante l’intreccio di interessi criminali con alcuni settori istituzionali deviati che operano a discapito del bene comune, aggravando in questo modo la condizione di sottosviluppo dei sistemi economici locali.

Nella Relazione è citato il caso Vittoria con riferimento agli avvenimenti degli ultimi anni dove

nel mese di dicembre 2017, l’operazione “Ghost Trash” ha rivelato come la stidda fosse interessata, tra le altre cose, all’intestazione fittizia di imprese ed al traffico illecito di rifiuti. Il coinvolgimento della stessa organizzazione mafiosa è stato, peraltro, confermato dalle acquisizioni investigative della recentissima operazione “Plastic free”, eseguita a Ragusa e Catania il 24 ottobre 2019 nei confronti di soggetti vicini al clan DOMINANTE-CARBONARO, ritenuti responsabili di traffico illecito di rifiuti nonché di estorsione, danneggiamento seguito da incendio e ricettazione.

Emerge altresì il ruolo di settori ai vertici di organizzazioni di rappresentanza del mondo delle imprese, con i vertici di Confindustria Sicilia attivi in questo contesto nel perseguimento di interessi privati contro l’interesse generale del mondo imprenditoriale sano ed in generale dell’intero sistema economico siciliano.

La Sicilia, oggi più che mai a rischio povertà e desertificazione produttiva, anche per le conseguenze dell’emergenza Covid, ha bisogno di una svolta che non può non partire dal basso, dalle tante risorse sparse per l’isola; le eccellenze produttive in campo agroalimentare, i beni culturali e paesaggistici e le tante potenzialità umane e sociali.

Ma serve una classe dirigente all’altezza di questo ruolo. Non più laboratorio in negativo, dove si sperimentano inciuci, opportunismi, cambi di casacche, e teatrini retti dal solo perseguimento d’interessi personali e particolari. Costruiamo un vero laboratorio di cambiamento, partendo dal lavoro che deve svilupparsi dentro i contesti locali, con le forze di tante donne e uomini inseguendo le giuste vocazioni attraverso la dotazione di strumenti e politiche pubbliche di sostegno.

La Relazione della Commissione Antimafia presieduta da Claudio Fava ci consegna uno spaccato doloroso ma utile a comprendere fino in fondo i mali che ci affliggono.

Il “virus” va conosciuto e isolato, subito dopo sconfitto. Dimostriamo ora – scrive infine Scifo – la nostra adeguatezza rispetto ai tempi. Tra qualche giorno è il 25 aprile, ricorre il 75° anniversario della lotta di Liberazione. Liberiamoci.”