“Il governo regionale deve fare la sua parte  per sconfiggere il caporalato in Sicilia. Serve un’analisi dello stato dell’arte dei vari protocolli attivati presso le prefetture e una programmazione di iniziative di concerto con le istituzioni nazionali. Bisogna passare dalle promesse dei protocolli cartacei ai fatti concreti”: a chiederlo è la deputata regionale M5S e vice presidente dell’Ars, Angela Foti.

“Il fenomeno delle agromafie e il conseguente sfruttamento del lavoro nero da parte dei cosiddetti ‘caporali’ – ricorda Foti – assume in Sicilia toni veramente drammatici, se pensiamo che nell’Isola il 50 per cento dei braccianti agricoli opera in modo sommerso e spesso in condizioni disumane, secondo quanto riferito dalle organizzazioni sindacali nel corso di un’audizione in commissione Agricoltura e Lavoro alla Camera dei deputati. Eppure sono nate diverse iniziative di contrasto, come la ‘Convenzione di cooperazione per il contrasto al caporalato e al lavoro sommerso irregolare in agricoltura’ firmata  lo scorso 20 novembre in prefettura a Siracusa o il protocollo d’intesa  tra Confagricoltura e la prefettura di Ragusa, sottoscritto il 3 dicembre 2019, nel corso dell’apposito tavolo tecnico permanente, in attuazione dell’accordo interministeriale del 27 maggio 2016 ‘Cura Legalità Uscita dal ghetto’”.




“Non vi è dubbio – aggiunge la vice presidente dell’Ars – che nel silenzio generale dello sfruttamento di queste persone si sia incuneata anche  la malavita e tra le misure da adottare a contrasto del fenomeno era prevista per esempio una rete di infrastrutture per la videosorveglianza e la rilevazione ambientale delle attività criminose, con interventi pilota da realizzare in numerosi comuni del Catanese (Piana di Catania) e del Ragusano. Questo in base a una delibera del governo regionale del 13 giugno 2019 che destinava  risorse per realizzare questi interventi in base a un protocollo stipulato ad aprile 2018, con il ministero dell’Interno, nell’ambito di un programma del Pon Legalità 2014/2020), per il controllo del territorio anche contro il caporalato”.

“Non possiamo continuare a far finta di niente o a tollerare – dichiara il capogruppo M5S all’Ars, Giorgio Pasqua – che a Cassibile, frazione rurale a pochi chilometri da Siracusa, in particolare tra i mesi di febbraio e giugno centinaia di braccianti agricoli africani subiscano una grave condizione di sfruttamento, vivendo in baracche di cellophane all’interno di un campo agricolo, in condizione di schiavitù. Il mio è solo un esempio, ma sappiamo che ci sono molte aree della Sicilia dove si assiste a queste scene. Il governo regionale sia protagonista nel pretendere il concreto nell’avvio tutte quelle iniziative che sono state annunciate ma non ancora realizzate. Ogni giorno di ritardo è un torto ai lavoratori e un favore alle organizzazioni criminali”, conclude Pasqua.