Introduzione: la nuova complessità delle commodity globali

Il primo semestre del 2025 ha rappresentato un periodo di profonda trasformazione per i mercati delle materie prime. Dopo un biennio dominato da inflazione, tensioni geopolitiche e transizioni energetiche accelerate, la prima metà dell’anno in corso ha visto l’intrecciarsi di forze macroeconomiche e microeconomiche che hanno influenzato in modo disomogeneo i diversi comparti: energetico, industriale, agricolo e dei metalli preziosi. Le aspettative di una ripresa economica stabile si sono scontrate con rallentamenti in Cina, oscillazioni nei tassi della Federal Reserve e rinnovate frizioni commerciali. La conseguenza è stata un andamento altalenante dei prezzi, con alcune materie prime che hanno trovato supporto da squilibri strutturali tra domanda e offerta, mentre altre hanno scontato prese di profitto, ipotesi di recessione e movimenti speculativi. In un contesto di crescente incertezza, gli operatori hanno dovuto rivalutare le proprie strategie di copertura e diversificazione, in un mercato sempre più interconnesso e reattivo agli eventi globali.

Energia: il ritorno dell’offerta e la pressione sulla domanda

La domanda globale ha mostrato segni di rallentamento, specialmente in Asia, dove la Cina – a lungo locomotiva della domanda energetica – ha rallentato la crescita industriale, penalizzando l’importazione di greggio e la quotazione materie prime in generale. Anche gli sviluppi sul fronte della transizione ecologica in Europa hanno contribuito a ridurre la domanda strutturale, mentre i margini di raffinazione sono rimasti sotto pressione. Il gas naturale ha invece mantenuto una volatilità elevata, con differenziali marcati tra i mercati americani ed europei, in parte per effetto della stagionalità e in parte a causa delle difficoltà logistiche che ancora ostacolano una piena sincronizzazione tra l’offerta e la domanda globali. In questo scenario, gli operatori energetici stanno adattando le proprie strategie: non solo aumentando le attività di hedging, ma anche spingendo su investimenti in energia rinnovabile, a conferma di un cambiamento ormai strutturale nelle strategie di portafoglio.

Dal green alle crisi geopolitiche

Il comparto dei metalli industriali ha vissuto dinamiche fortemente divergenti a seconda del metallo analizzato. Il rame, elemento fondamentale per le reti elettriche e la produzione di veicoli elettrici, ha beneficiato di una domanda stabile ma si è scontrato con una cronica sotto-capacità produttiva, soprattutto in Sudamerica, dove problemi ambientali e tensioni politiche hanno limitato l’espansione delle miniere esistenti. La quotazione si è mantenuta elevata, con movimenti speculativi nei momenti di maggiore incertezza geopolitica. Anche il litio ha continuato a essere strategico, sebbene la normalizzazione dei prezzi rispetto ai picchi del 2022-2023 abbia calmierato l’euforia iniziale legata alla mobilità elettrica. Il nichel, utilizzato sia nelle batterie che nell’acciaio inossidabile, ha mostrato una volatilità maggiore, risentendo della politica industriale indonesiana, principale esportatore globale. Sul fronte dei metalli preziosi, l’oro ha beneficiato della tradizionale funzione di bene rifugio, sostenuto da un dollaro relativamente debole e da una domanda ancora elevata da parte delle banche centrali, soprattutto in Asia e Medio Oriente. L’argento, spesso trascurato, ha invece trovato nuovo interesse grazie alla sua doppia valenza industriale e di deposito di valore, in particolare nel settore fotovoltaico. I metalli, nel complesso, stanno vivendo un periodo in cui i driver ambientali, tecnologici e politici si sovrappongono in modo sempre più netto, rendendo difficile un’analisi puramente ciclica dei loro trend.

Agricoltura e alimentari: clima, logistica e dinamiche speculative

Il settore agricolo ha attraversato un semestre segnato da forte instabilità. Le condizioni meteorologiche, influenzate da un ritorno di El Niño, hanno colpito la produzione in diverse aree del mondo, soprattutto in Sudamerica e nel sud-est asiatico. In particolare, il mais ha vissuto un crollo di circa il 10% nei mesi primaverili, sulla scia di vendite speculative e previsioni di raccolti abbondanti negli Stati Uniti, anche se la volatilità resta elevata in attesa di dati più certi sulle rese. Il grano ha mostrato maggiore resistenza, complice l’incertezza legata all’export dall’Ucraina e ad alcune restrizioni commerciali imposte da paesi produttori come l’India. Tra le commodity più sorprendenti, il cacao ha vissuto un rally straordinario: problemi strutturali nelle coltivazioni dell’Africa occidentale – dovuti a malattie delle piante, carenza di fertilizzanti e fenomeni climatici estremi – hanno spinto i prezzi ai massimi storici. Anche il caffè ha visto oscillazioni significative, alternate tra surplus di offerta e improvvisi colli di bottiglia logistici. In sintesi, il mercato agricolo nel 2025 si conferma come uno dei più sensibili alle variabili ambientali e geopolitiche, e sempre più esposto alle manovre speculative dei fondi d’investimento, che ne amplificano i movimenti nel breve termine.

Prospettive per la seconda metà del 2025: incertezza strutturale o nuova normalità?

Guardando al secondo semestre dell’anno, lo scenario resta incerto e potenzialmente frammentato. I mercati delle materie prime continueranno a muoversi tra forze contrapposte: da un lato, la stabilizzazione delle catene di fornitura e la normalizzazione della politica monetaria potrebbero sostenere la ripresa della domanda industriale, soprattutto se la Cina tornerà a crescere con maggiore vigore. Dall’altro lato, restano aperti i rischi legati a shock geopolitici, inflazione persistente in alcuni paesi e un possibile ritorno alla volatilità sui mercati valutari, con il dollaro in fase di riposizionamento. Il settore energetico potrebbe trovare un equilibrio temporaneo solo se l’OPEC+ riuscirà a coordinare l’offerta in modo efficace. I metalli resteranno legati a doppio filo alla traiettoria della transizione ecologica globale, mentre l’agricoltura sarà fortemente influenzata dalla meteorologia e dai cambiamenti climatici sempre più evidenti. Per gli investitori istituzionali, il 2025 si conferma un anno in cui la gestione attiva, la conoscenza geopolitica e l’agilità operativa rappresentano asset fondamentali per navigare in un mercato complesso, in continua trasformazione e ricco di potenziali opportunità, ma anche di nuovi rischi strutturali.