Una  montagna di rifiuti ammassati e una buona parte già depositati all’interno di un’enorme buca scavata in un terreno privato in contrada Rinelli, ad Acate. Una bomba ecologica pronta ad esplodere e ad accenderla basterebbe anche un piccolo rogo, a quel punto il danno all’ambiente e alle persone sarebbe inestimabile. Siamo ormai purtroppo abituati alla devastazione della fascia trasformata che, specie nella zona tra Vittoria, Acate e Gela, è colma di discariche abusive e dove le fumarole sono una prassi quotidiana. Ma la discarica di contrada Rinelli nasconde qualcosa di più grave ed inquietante: lì infatti non ci sono solo i rifiuti provenienti dalle serre o i fusti di prodotti chimici utilizzati per le coltivazioni, ma si tratta di rifiuti imballati provenienti da altre zone.

È evidente che l’intento fosse quello di sotterrarli e a testimoniarlo è l’enorme buca scavata con l’ausilio di mezzi meccanici.

A notarla, nei primi giorni del mese di agosto dello scorso anno, è stato l’attivista e responsabile delle Guardie Zoofile, Riccardo Zingaro, che ha subito allertato le forze dell’ordine: «mi sono imbattuto in questo scempio quasi per caso – ci racconta Zingaro-, i rifiuti erano già tutti imballati, quindi ritengo provenissero da qualche centro e il cumulo era molto più alto di quello che vediamo oggi (abbiamo effettuato il sopralluogo il 15 luglio scorso), significa quindi che con le piogge una parte si è infiltrata nei terreni  e, la cosa preoccupante, è che nella zona vi sono anche dei pozzi utilizzati per irrigare le coltivazioni».

Tra i rifiuti c’erano anche dei certificati provenienti dai Comuni di Catania e Siracusa ma anche della filigrana di denaro. Chi e perché ha portato dei rifiuti di altre province e dal contenuto altamente delicato nel terreno di contrada Rinelli? Si tratta di soldi veri o di denaro falso?

Dopo la segnalazione di Zingaro l’area in questione è stata posta sotto sequestro da parte della Polizia Municipale di Acate, ma ad un anno di distanza non si vede più nessun cartello che richiami il sequestro e la zona non è stata bonificata. I rifiuti sono sempre li. Di questo abbiamo chiesto il perché al sindaco della città di Acate, Giovanni Di Natale che ha precisato: «l’incartamento del sequestro è stato rimesso alla Procura della Repubblica, per cui stiamo aspettando determinazioni in merito, per questo non abbiamo ancora proceduto con la bonifica dei luoghi». Sul fatto che non si tratta di rifiuti provenienti dagli scarti agricoli (quindi non di “classica” discarica abusiva), il sindaco afferma: «aspettiamo che le indagini chiariscono da dove provengono e perché sono stati portati in quella zona».




Cosa ci fanno dei soldi macerati e documenti di Comuni e Uffici pubblici in una discarica abusiva ad Acate? Perché interrare rifiuti provenienti da altri Comuni nella piccola città ragusana? Sono molti i punti oscuri legati alla vicenda della maxi discarica abusiva sequestrata un anno fa in contrada Rinelli, ma che ancora oggi non bonificata.

Qui non si tratta della solita discarica abusiva creata con gli scarti serricoli (di cui la fascia trasformata purtroppo è colma), ma in contrada Rinelli si nasconde qualcosa di più grosso. Il filo conduttore della discarica è creato da documenti riportanti informazioni su persone, quindi legati alla privacy e per questo destinati alla distruzione. C’era ad esempio un documento dell’ufficio anagrafe di Siracusa o, ancora, un certificato dell’azienda sanitaria aretusea e perfino documenti di noleggi auto registrati all’interno dell’aeroporto di Catania. Ma a suscitare più interesse sono delle pile di soldi macerati ridotti in bricchetti cilindrici. Uno dei primi che ha effettuato un sopralluogo nella zona, insieme all’attivista Riccardo Zingaro, è stato Emilio Tringali, vignettista e autore del libro “Sbirromafia” e che, sulla discarica abusiva di contrada Rinelli ha le idee molto chiare.

«La prima cosa da sottolineare- esordisce Tringali- è che le indagini sono state affidate alla polizia locale che non ha gli strumenti adeguati per fare un’analisi della situazione. Parliamo di rifiuti non identificati per cui all’interno potrebbe esserci di tutto e, quindi, si potrebbe mettere a rischio anche la salute del personale chiamato a lavorare. Nulla, naturalmente, contro la polizia locale che vanta un’importante tradizione, ma secondo me era un’indagine da affidare ad altri corpi». E sul denaro? «L’idea che mi sono fatto- afferma ancora Emilio Tringali- è che si tratta di soldi mandati al macero perché ormai non leggibili dai dispositivi elettronici, sono insomma i soldi che accantonano le banche e che poi vengono sostituiti con le monete nuove. Questa operazione nel Sud Italia viene fatta solo da Banca Italia Catania. A mio modesto avviso per chiudere l’indagine bastava chiedere a Banca d’Italia a chi ha affidato la distruzione e lo smaltimento di questi rifiuti e capire se corrisponde con chi si occupa della distruzione dei documenti legati alla privacy trovati sempre all’interno di quella discarica. L’indagine secondo me poteva essere chiusa in poco tempo, invece siamo arrivati ad un anno, la buca è ancora la, i rifiuti anche e nessuno interviene».

Fonte: quotidiano La Sicilia, articoli a firma di Carmelo Riccotti La Rocca