Una scomparsa inquietante, un mistero da risolvere ad Acate: da mesi non si hanno più notizie di Daouda Diane, mediatore culturale ivoriano letteralmente svanito nel nulla nel luglio scorso. La Cgil e la società civile non smettono di chiedere verità e giustizia, e per la festa delle lavoratrici e dei lavoratori ieri hanno manifestato anche nel suo nome.

Daouda lavorava saltuariamente come operaio in un cementificio, il 2 luglio 2022 era uscito di casa per andare nel cantiere della ditta. Da quel giorno nessuna notizia. La Procura di Ragusa ha aperto subito un’inchiesta contro ignoti per omicidio e occultamento di cadavere. Daouda ad Acate era un punto di riferimento per la comunità di braccianti africani, probabilmente a qualcuno il suo impegno potrebbe aver dato fastidio. Il lavoro agricolo, come altri settori d’altronde, cammina purtroppo spesso di pari passo con lo sfruttamento e il lavoro irregolare. Imprenditori senza scrupoli che si arricchiscono sulla pelle di chi ha più bisogno di lavorare.

Nella piazza di Acate la Cgil, Flai e Libera sono tornati a chiedere verità e giustizia per Daouda. Insieme a don Luigi Ciotti sono saliti sul palco il magistrato Bruno Giordano che ha anche scritto una lettera al corpo dello Stato Mattarella per non far spegnere i riflettori sul caso e il segretario Generale della Flai Cgil Giovanni Mininni. Una Sicilia che non china la testa ma la tiene alta, unendo in un unico moto di lotta e ribellione la memoria con il presente, per costruire un futuro dignitoso e libero per questa terra.

“Non può essere un reato cercare di raggiungere la meta di un futuro migliore, come fanno molti nostri fratelli migranti – ha detto don Ciotti -. Oggi Daouda è nostro fratello. Tra cinque giorni sarò in Costa d’Avorio, la sua patria, insieme al gruppo Abele. Lì ci sono una donna e dei bambini che ancora lo aspettano. A lui dobbiamo il dovere della verità. La verità: la verità passeggia per le vie della città, di questa città. C’è chi sa, c’è chi ha visto. A volte costa molto la verità. Ma lo dobbiamo a una donna e dei bambini”.

Il 1° maggio ad Acate è stato voluto e organizzato dalla CGIL, la FLAI CGIL e Libera. “Il primo maggio, senza dignità non è lavoro” è il claim della manifestazione che si è aperta con un corteo che ha attraversato il viale principale della città di Acate, fino a raggiungere piazza Matteotti, dove ci  sono stati poi alcuni interventi.

“Un’occasione che ha dato modo di accendere i riflettori a livello nazionale non solo sulla vicenda del giovane ivoriano, ma anche sulle criticità che attanagliano un pezzo di territorio della nostra Sicilia abbandonato e dimenticato dalla politica, ha commentato Peppe Scifo, segretario generale della CGIL di Ragusa e Vittorio Avveduto, referente provinciale di LIBERA Ragusa e coreferente regionale, la cosiddetta “fascia trasformata”. Un territorio nel quale l’intreccio tra economia e criminalità organizzata si fa evidente. Si tratta, difatti, di un’economia ormai profondamente malata che mostra, senza poterle nascondere, le sue ferite, in particolare quelle relative allo sfruttamento lavorativo, diventato quasi la normalità per i soggetti più deboli e meno tutelati,  e all’impatto ambientale, devastante per il territorio e i suoi abitanti. Non possiamo continuare a chiedere verità per Daouda senza dare voce e continuità alla denuncia che lo stesso, coraggiosamente, ha voluto sollevare prima che lo facessero scomparire nel nulla.”

Foto: A. B. R