giovanni caccamo, caselli

L’etichetta di Andrea Bocelli, Elisa, Negramaro, Malika Ayane e Raphael Gualazzi diretta da Caterina Caselli e Filippo Sugar scommette sul talento del giovane artista modicano, Giovanni Caccamo.

“L’unica crisi capace di spegnere la nostra vita è la mancanza di Sogni. Ringrazio mia madre, mio padre, mia sorella, la mia famiglia, i miei amici e tutte le anime ed i sorrisi che mi hanno sostenuto e vorranno sostenermi in questo percorso. Ringrazio chiunque lo abbia ostacolato perché gli ostacoli mi hanno aiutato a crescere, lottare e mettermi in discussione. Dopo 6 anni di peripezie e strade controversie, sorrisi e lacrime vi annuncio oggi che Caterina Caselli e Sugar Music saranno la mia “Famiglia Musicale”. Da oggi, con onore ed entusiasmo, divento Artista ed Autore Sugar” – ha scritto l’artista sulla sua pagina facebook.

E’ lo stesso Giovanni Caccamo, dopo questo ennesimo traguardo raggiunto, a voler raccontare, sempre su FB, il suo percorso artistico.

<< Cosa sono i sogni? In relazione all’io, il sogno rappresenta il raggiungimento di una ipotetica attribuita “felicità”. Una volta “capito” chi siamo, quale potrebbe essere il nostro posto nel mondo, fissiamo un obiettivo ideale, una meta da raggiungere che, chissà, un giorno, forse, potrebbe realizzarsi. Così iniziamo a sognare, ambire, osservare, tentare, lottare per quella meta.

Avevo 6 anni quando per la prima volta ho capito che “cantare” e “suonare” potevano essere una cosa divertente.

Quindi inizio a far parte di un coro e a prendere lezioni di chitarra; poi capisco che il coro non mi basta più e che preferirei cantare da solo; inizio a studiare canto a 14 anni con la mia attuale insegnante Elisa Turlà. Negli anni inizio a collezionare album, comprare dischi, ascoltare ed osservare; Nella maggior parte dei dischi che ho amato vedevo sempre una piccola “S” stampata in basso con scritto “Sugar Music”. Andrea Bocelli, Elisa, Negramaro, Malika Ayane, Raphael Gualazzi, avevano tutti questa misteriosa “S”. Mio papà muore di cancro, avevo 11 anni; gli anni passano ed inizio seriamente a capire che forse la musica poteva realmente donare “nuova luce” alla mia vita, aiutarmi ad affrontare gli ostacoli con flebile malinconia, riflettere e poi risorgere.

A 17 anni frequentavo il quarto anno del Liceo Scientifico Enrico Fermi di Ragusa; la mia insegnante di canto mi propose di frequentare una scuola di musical a Prato. Ma la scuola? Come sarei riuscito a conciliare tutto? Mi rimboccai le maniche, accettai. Due fine settimana al mese frequentavo la scuola di Prato “Arteinscena”; partivo il venerdì pomeriggio dopo la scuola, alle 15:00, da Ragusa ed arrivavo a Prato in treno, l’indomani mattina, alle ore 7:00; ripartivo la domenica alle ore 15:00 da Prato per essere sui banchi di scuola, sorridente, il giorno dopo alle ore 8:20. Quell’anno ebbi la “media scolastica” più alta degli ultimi quattro anni; così capii che una potenziale “distrazione musicale” nella mia vita, riusciva a darmi carica, nonostante la fatica.

Finisce il liceo; decido di continuare a studiare ma di non abbandonare e di coltivare questo focolare ardente. Mi iscrivo al Politecnico di Milano, facoltà di Architettura. Nel frattempo L’Antoniano di Bologna e Rai Gulp, stanno cercando giovani cantanti per un nuovo programma per ragazzi dal nome “Music Planet”. Tentare? Perché no!

Firmo il mio primo contratto Rai. Metà settimana lavoro a Bologna, metà settimana studio a Milano.

Mi nota MTV, faccio un provino per diventare Veejay per TRL. Il provino va molto bene, ma il destino mi porta altrove. Così inizio a mandare quotidianamente una mole di buste, cd, curriculum, fotografie; inizio ad imbucarmi alle feste, masterizzare decine di “Demo” con mie cover incise e così, imbucatomi ad una presentazione di un album esordiente, incontro Mara Maionchi. Le consegno il mio album di cover.

Passano pochi giorni ed il mio telefono squilla “Caccamo sono Mara Maionchi, mi piaci!”. Decido così di iscrivermi ai provini di X-Factor. Tenace, spaventato, forte, inizio questa bizzarra avventura in cui migliaia i aspiranti cantanti come me tentavano la “fortuna”, cercavano il “successo”. Arrivo fino agli Homevisit dove decido di cantare “La cura” di Franco Battiato. Tre mesi di provini e test, da 80.000 eravamo rimasti in 8, ma, il giudice di categoria, ne avrebbe scelti solo 4. Mara Maionchi mi elimina.

Preso dallo sconforto inizio a capire come riprogrammare la mia vita. Ma la musica è realmente così importante per me? Vanno in onda i provini di X-Factor e mi contatta una A&R della EMI Publishing di nome Paola che mi scrive “A me piaci, vieni a Milano, incontriamoci!”. Parto per Milano entusiasta, conosco Paola che mi fa ascoltare dei pezzi inediti scritti da suoi autori. Così uscendo dalla EMI la domanda che mi veniva spontaneo pormi era: “Perché io dovrei interpretare pensieri altrui?”, sarebbe meraviglioso cantare ciò che il mio cuore percepisce, trasmettere al mondo il “mio” sentire, il “mio” vissuto. Così inizio ad ascoltare “Cantautori”. Battiato, che già conoscevo, De Gregori, De Andrè, Fossati etc. Scopro che gli artisti che ascoltavo da bambino con quella “S” stampata sopra erano, per lo più, cantautori e che quella “S” era una delle etichette discografiche più potenti e forti d’Italia e che dietro quella “S” c’era una Signora di nome Caterina Caselli.

Il mio viaggio in EMI continua, anche se un po a singhiozzo, andavo e venivo da quegli uffici sempre con un sorriso o una lacrima, ma il mio focolare iniziava a diventare fuoco e ad ardere prepotentemente. Nel frattempo propongo a Rai Ragazzi di essere “inviato” al Festival di Sanremo. Pensai: è l’unico modo per entrare in contatto con manager e produttori musicali in poco tempo. Così, sotto le vesti di “conduttore” entro nel Tempio della Musica Italiana: il Festival di Sanremo. Tra un’intervista e l’altra, in ascensore, mi trovo con altre quattro persone, una di queste ho l’impressione di averla già vista. Ha degli occhiali da sole, uno sguardo sicuro, dei capelli ricci biondi. Era lei, Caterina Caselli; la guardai ammutolito, potevo dirle tutto ma non le dissi nulla, svanì alle porte di un ascensore.

Da Rai Gulp passai a Rai 2 ed iniziai il programma “Social King”; la TV mi stava facendo crescere tanto e capire tanti aspetti della comunicazione che non immaginavo neanche. Tuttavia, nonostante fossi circondato da persone meravigliose, direttori, redattori, produttori televisivi, che mi incoraggiavano e credevano nelle mie doti di “giovane conduttore” io maturavo dentro di me il bisogno di “scrivere” musica. Così finita la mia meravigliosa avventura su Rai 2, decido di concludere momentaneamente il mio percorso televisivo ed iniziare a scrivere. Tante poesie, tante melodie inutili, non fu semplice, anzi, un disastro! Così investo i miei pochi risparmi nella produzione di un album. Contatto autori e musicisti si cui avevo stima, stringo i denti ed investo ancora sul mio sogno.

Finisco questo primo album ed inizio a girare, tampinare etichette su etichette. Risultato: Indifferenza. Nessuno rispondeva, nessuno ascoltava o semplicemente, in verità, nessuno reputava interessante il mio progetto. Tra le altre, contatto nuovamente anche Paola, che già conoscevo e che ricordo mi disse “il tuo album a noi non piace, ma le uniche due canzoni scritte da te sono interessanti; dimentica questo album e scrivine uno nuovo, da solo!”. Uscito da lì ero un mix di gioia e delusione, euforia e frustrazione. Decido di credere in quelle parole, chiamo mia madre e mi faccio spedire il pianoforte a Milano. Di giorno studiavo pubblicità in NABA, dove avevo vinto una borsa di studio, e la notte cercavo di far luce sulla questione “scrittura”.

Le notti passano ed iniziano a nascere “Silenzio”, “Satelliti nell’aria” ed altri pezzi che, riconoscevano essere parte intima e sincera del mio vissuto. La situazione è comunque burrascosa, poche persone ascoltano ciò che faccio, nonostante adesso io ci creda di più, nonostante la mia fatica immane; così dopo mille peripezie, mordi e fuggi, sorrisi e pianti, capisco che la musica era entrata nella mia anima. Che forse la cosa importante era aver trovato un canale di comunicazione con me stesso, il resto, poco importava! L’università andava a gonfie vele, le etichette continuavano ad ignorarmi, così a Luglio del 2012, afflitto da queste dinamiche, decido di “mollare” la presa, dedicarmi allo studio e continuare a scrivere come un “mio bisogno” una mia “indole”, ma senza più cercare questo fantomatico “successo”. Vittima di cotanta “indifferenza” scrissi “l’indifferenza”.

I primi di Agosto ricevo una chiamata da una mia amica, Elisa Diquattro, che mi comunica con entusiasmo la presenza di Battiato a Donnalucata. Il Maestro aveva affittato una casa vacanze in zona. Decidiamo di pedinarlo. Ci posizioniamo in una spiaggia di fianco casa sua il 9 Agosto per circa 4 ore dietro un cespuglio in attesa di suoi “segnali di vita”. Intorno alle 12.00 il Maestro esce a fare due passi; mi vede e mi chiede con aria burrascosa “c’è un CD dentro?” Io confermo e lui mi dice: “Va bene, grazie, lo ascolto!”. Torno a casa, nel pomeriggio vado al mare e, tornato a riva, trovo cinque chiamate anonime ed un messaggio in segreteria “Sono Franco Battiato ho ascoltato il tuo album, mi piace molto ciò che scrivi, vediamoci domani alle 11:00 in spiaggia”. Incredulo, emozionato, stordito da quella meravigliosa notizia mi precipito l’indomani nella spiaggia di Donnalucata. Da lì inizia il mio meraviglioso percorso con Franco, persona generosa, artista eccelso, uomo incantevole e ricco di spirito. Franco mi presenta Francesco Cattini, mio attuale Manager. Dopo pochi giorni firmo un contratto con Sony Publishing. La Sony accoglie con entusiasmo il mio progetto e Roberto Mancinelli sigla con me un contratto editoriale. Sono felice!

Franco mi propone di aprire i suoi concerti dell’Apriti Sesamo Tour, un’esperienza meravigliosa! Lascio l’università e cerco di sbarcare il lunario tra grafica e musica, parole e note. Passano i mesi e discograficamente accade poco. La macchina non parte, il motore non carbura. Qualcosa non va. Entusiasta da un lato, scoraggiato dall’altro non so bene come muovermi e mi dedico all’unica cosa che mi dava serenità e pace: scrivere. Scrivo canzoni su canzoni ed imparo a capire “chi sono”. Invento “Live at Home” una mia tournée a costo zero nelle case della gente. Inizio a girare l’Europa, a suonare per un piccolo pubblico, ma il live era come una boccata d’ossigeno; le persone apprezzavano i miei pezzi, la mia storia; la musica era già la mia vita. Dopo mesi di stasi discografica e svariate riunioni basate sul fatto che forse un artista con un cognome come il mio non potesse avere successo, che bisognava trovare un nome d’arte, che qualcosa non funzionava, chiamo Cattini e Zappa, miei mentori e squadra, e dico loro: “Vi prego di cuore: da quando ero piccolo coltivo un sogno, un sogno con la “S” maiuscola; il sogno si chiama Sugar Music. Fatemi fare un provino con Caterina Caselli; vi prego!”.

Oggi posso dirvi con le lacrime agli occhi, con l’entusiasmo di un ragazzo di 23 anni e la malinconia di un guerriero che tanto ha lottato, che Sugar Music crede in me come Artista e come Autore. Che Sugar Music ha siglato con me un contratto di esclusiva per più album ed è diventata oggi la mia Famiglia Musicale. Che il viaggio abbia inizio.>>