violenza sulle donneTroppi sono i casi di violenza, che leggiamo su tutti i giornali, riguardano forme di discriminazione e violenza che sono in grado di annullare la donna nella sua identità e libertà non soltanto fisicamente, ma anche nella loro dimensione psicologica.

Che cosa accomuna tutte queste donne?

Il fatto di essere state uccise “in quanto donne”. La loro colpa è stata quella di aver trasgredito al ruolo ideale di donna, imposto dalla tradizione (la donna obbediente, brava madre e moglie), di essersi prese la libertà di decidere cosa fare delle proprie vite, di essersi sottratte al potere e al controllo del proprio padre, partner, compagno o amante. Per la loro autodeterminazione, sono state punite con la morte. La cronaca, la “nera” in particolare, pone sotto gli occhi di tutti gli esiti del mal funzionamento di coppie che non riescono a risolvere il loro conflitto tra il bisogno di rimanere unite e le difficoltà, a volte drammatiche, della convivenza. La violenza all’interno di una coppia si manifesta lungo una linea continua, di gravità sempre crescente, molto spesso aggressività e odio possono assumere ingannevolmente le sembianze dell’amore.

Che cosa lega molte donne a relazioni di coppia in cui finiscono per assumere il ruolo di vittima? Nel caso del maltrattamento psicologico, è difficile rintracciare un profilo della vittima, ma è molto più facile capire perché una vittima diventa tale. Se ci interroghiamo sulle ragioni che legano le donne ai loro partner violenti, scopriamo che la maggior parte di loro non considera affatto un’eventuale interruzione del legame su cui avevano ed hanno riposto numerose speranze. La perdita del legame carico di buone aspettative, rischierebbe di lasciare la donna svuotata.

Inutile dire che i passi avanti in questi anni ci sono stati e l’attenzione alla formazione e alla protezione delle donne che decidono di uscire da situazioni di violenza è sempre maggiore, tuttavia ancora troppe donne vengono uccise, ciò che manca è una reazione collettiva che riporta in auge pregiudizi e stereotipi antichissimi, legati alla virilità, all’onore, al ruolo di uomini e donne nella coppia e nella società.

In ambito locale l’ASP di Ragusa ha istituito il “Codice Rosa” , un nuovo codice che si aggiunge ai codici bianco, verde e rosso del Pronto Soccorso. Il Codice Rosa è un percorso di accoglienza, con personale specializzato a riconoscere gli abusi anche se non apertamente dichiarati.

Un’altra realtà locale è l’”Associazione Centro Servizi Donne“ con sede a Pozzallo, Ragusa, e Modica, risponde alle domande di aiuto relative alla violenza sulle donne, individuando percorsi funzionali alla gestione del disagio psicologico e garantendo un’opportuna assistenza legale gratuita.

Barbara Cucuzza