di Carmelo Riccotti La Rocca




 

Con tantissimi lavoratori all’estero o nel Nord Italia, con il porto e la presenza dell’hotspot, la città di Pozzallo è stata messa a dura prova dall’emergenza Covid 19. Di come sia stata affrontata la pandemia e delle ripercussioni, ne abbiamo parlato con il primo cittadino Roberto Ammatuna.

Sindaco, partiamo dall’inizio, com’era la situazione a Pozzallo?

«La situazione a Pozzallo all’inizio si presentava molto complicata, non è una frase fatta, ma è stato così per la composizione sociale e lavorativa di questa città. La maggior parte della forza lavorativa si trova fuori, mi riferisco ai mirittimi, ai tecnici impegnati nella cantieristica navale eccetera. Questa premessa per capire il motivo del fatto che noi abbiamo avuto quasi 850 persone in quarantena che, per una città di 20 mila abitanti, è una cifra altissima. Alla fine abbiamo avuto 4 contagiati asintomatici, quasi nulla, e tutto questo è stato possibile per il forte senso di disciplina. Con un pizzico di orgoglio devo rimarcare anche la grande organizzazione: dai controlli dei vigili urbani allo smaltimento dei rifiuti fatto in maniera ineccepibile, fino ad arrivare alla macchina messa in campo per l’assistenza. È stato grandioso il lavoro della Protezione civile e dei tanti volontari. Possiamo quindi dire che l’abbiamo scampata bella in considerazione proprio dell’altissimo numero dei soggetti in quarantena».

C’è stata poi la vicenda dell’hotspot e degli arrivi dei migranti, con un contagiato..




«Questo è stato un aspetto che ha creato una comprensibile preoccupazione a cui si è aggiunta anche una buona dose di razzismo. Abbiamo avuto solo un episodio di immigrato positivo che non ha creato nessun pericolo ai cittadini».

Però lei in quel periodo ha cambiato la sua linea sugli sbarchi, dicendo no per la prima volta

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