La Sicilia del 13 marzo

di Carmelo Riccotti La Rocca




 

In isolamento forzato, lontano dall’affetto dai propri cari, ma determinato a rendersi utile e a spendersi per gli altri. Mattia Mormina, sciclitano di 22 anni, al terzo anno di Scienze Infermieristiche alla «Sapienza», si è trovato, suo malgrado, a diventare un punto di riferimento per circa cento studenti e per le autorità di Viterbo. Mattia è un referente della casa dello studente di Viterbo così, da quando è scattata l’emergenza coronavirus, funge da trait d’union tra il mondo esterno e tutti quei ragazzi costretti a vivere in quarantena, una situazione surreale, molti dei quali a migliaia di chilometri di distanza dai propri familiari.

“Tutto è cominciato il 4 marzo – ci racconta Mattia- ero a mensa in ospedale, dove svolgo il tirocinio insieme ad altri miei colleghi, quando ci è arrivata una telefonata per raccomandarci di non uscire e stare attenti. Non siamo stati messi subito in quarantena, ma poi una ragazza straniera, ospite nella casa dello studente, ha accusato i sintomi tipici del coronavirus. Portata prima all’ospedale di Viterbo e poi allo Spallanzani, è risultata positiva al tampone, così la nostra vita da quel giorno è cambiata radicalmente”. Mattia racconta che i primi giorni passati in quarantena sono stati quelli più complicati, perché tutto il gruppo era impreparato a gestire una situazione di questo tipo. Da quel momento sono iniziati i colloqui via Skype con i referenti dell’Asl, le visite quotidiane dei carabinieri e i controlli sanitari per verificare la possibilità che gli studenti, che sono stati a contatto con la ragazza infetta, potessero essere stati contagiati. Mattia spiega poi che i ragazzi, all’interno della casa dello studente, sono stati suddivisi in due ali: in una hanno sistemato le persone ritenute maggiormente a rischio, quindi che sono state a contatto con la studentessa straniera, nell’altra quelli invece considerati meno a rischio. “Tutta la riorganizzazione del centro – racconta ancora Mattia- è stata fatta da noi studenti, senza aiuto da parte di ditte esterne. Inizialmente eravamo anche noi, ritenuti non a rischio, ad occuparci di quelli obbligati all’isolamento portando loro cibo o semplicemente cercando di soddisfare i loro bisogni necessari”. Dopo è arrivata l’assistenza da parte della Croce Rossa e degli altri organi competenti che, giornalmente, entrando con i dispositivi imposti dalla situazione e dalle norme, si prendono cura dei ragazzi. Al momento dentro la casa dello studente c’è una ragazza di nazionalità spagnola risultata positiva al tampone, quindi in isolamento, mentre si attendono gli esiti di altri tamponi effettuati. Ogni giorno Mattia tiene colloqui con il prefetto, il direttore sanitario e il capitano dei carabinieri per spiegare com’è la situazione all’interno della struttura.

Quando gli viene chiesto perché non abbia fatto come altri studenti siciliani che hanno lasciato in fretta e furia le città, risponde: “non l’ho fatto perché avrei violato le imposizioni del decreto, poi perché, visto che sono il rappresentante della casa dello studente, volevo rendermi utile. Vivo e viviamo dove c’è un possibile focolaio e, comunque, dove vi sono dei soggetti positivi al coronavirus. Sarebbe stato da incoscienti lasciare la casa dello studente per tornare in Sicilia, credo che in casi come questi debba prevalere il senso civico e il rispetto delle norme”.

A Scicli, a mille chilometri di distanza da Viterbo, vivono i genitori di Mattia che, naturalmente, sono in apprensione, ma allo stesso consapevoli del fatto che il loro figlio si stia spendendo per gli altri ed è determinato a portare avanti ciò che ha intrapreso. “Ovviamente – ci dice Carmelo Mormina, padre di Mattia-  la preoccupazione e l’ansia sono sentimenti che prevalgono perché convive con tanti ragazzi, ma allo stesso tempo sono molto fiducioso di quello che lui riesce a fare e a trasmettere agli altri. Non nego che il momento più critico per me è stato quando mi ha detto della positività della seconda ragazza e dell’isolamento dei suoi amici. Mi aggiorna della situazione sin dal primo giorno che sono andati in quarantena e continua a farlo ogni giorno. Sono molto fiducioso e davvero contento di quello che sta facendo all’interno della casa come coordinatore. Ovviamente non vedo l’ora di vederlo e riabbracciarlo nella speranza che tutta questa assurda vicenda finisca molto presto”.