da La Sicilia del 22 luglio

di Carmelo Riccotti La Rocca




Le Ong sono ambulanze del mare e non taxi, come qualcuno continua a definirle. Dalla necessità di far passare anche questo messaggio, è stata assunta da Legambiente la decisione di organizzare una tappa di Goletta Verde nel ragusano. La nave dell’Associazione ambientalista ha attraversato per due giorni lo specchio d’acqua compreso tra Pozzallo e Marina di Ragusa per porre l’attenzione su due grandi temi attuali: la gestione degli immigrati e lo sversamento di petrolio che parte dal pozzo 16 dell’Eni in contrada Moncillè e che interessa un affluente dell’Irminio.

Del ruolo delle Ong si è parlato nel pomeriggio di sabato in un incontro che si è tenuto all’esterno del Comune della città marinara alla presenza del sindaco, Roberto Ammatuna, degli equipaggi di Mediterranea, Sea Watch e Aquarius, con l’intervento dell’attivista Luca Casarini e del presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani. “Noi- ha affermato Ciafani- ci siamo sempre occupati di esseri umani, lo abbiamo fatto quando abbiamo aiutato 25 mila bambini della Bielorussia che avevano subito, e subiscono ancora, le conseguenze dell’incidente di Chernobyl, lo abbiamo fatto quando siamo andati a spalare le macerie nei terremoti che hanno interessato il Paese, il nostro interesse è quello di aiutare le persone che hanno bisogno. Da 15 anni a questa parte lo facciamo per sostenere le attività delle associazioni che aiutano chi fugge dai propri paesi per cercare una vita migliore, vita che non è garantita anche a causa degli occidentali che vanno in Africa a sfruttare le risorse energetiche e le materie prime. Bisogna invertire la narrazione perché oggi, paradossalmente, chi aiuta le persone in mare subisce la confisca del mezzo e multe fino a 50 mila euro come se stesse contrabbandando tabacchi o droga”.

Ieri mattina, poi, gli attivisti di Legambiente si sono dati appuntamento alla foce dell’Irminio, con l’intento di attirare l’attenzione mediatica sullo sversamento di petrolio che da oltre 90 giorni interessa l’area Pozzo 16 dell’Eni in contrada Moncillè. Presente, oltre al presidente di Legambiente Ciafani e a quello regionale Zanna, anche Fabio Granata nella veste di militante dell’associazione ambientalista, ma anche di responsabile del distretto del sud est. La storia del nostro sud est- ha commentato Granata- si va a intersecare fin dalla nascita con il petrolio. Il distretto nasce nel 2003 con il riconoscimento Unesco e nasce proprio dalle battaglie contro nuove trivellazioni. Adesso è chiaro che l’esistente va preservato, ma l’Eni deve necessariamente intervenire con metodi adeguati all’industria moderna per evitare che queste presenze, che appartengono ad un modello di sviluppo precedente e a nostro avviso superato, devono essere quantomeno governate in maniera rigorosissima”.




Con gli striscioni con su scritto “stanchi di rischiare” e “che vergogna” e sullo sfondo l’imbarcazione di Goletta Verde, gli attivisti hanno detto no alla trivelle in mare e a terra. La presenza di Goletta Verde è poi servita a prelevare dei campioni per conoscere lo stato di salute delle acque iblee, i dati saranno diffusi nella giornata di oggi, ma pare che sul torrente Modica-Scicli, nella parte che sfocia ad Arizza, sia stato rilevato un altro livello di inquinamento.

L’attività di Legambiente si è conclusa poi in serata a Scicli con la presentazione del volume “Atlante mondiale della zuppa di plastica” e un Trash Mob per le vie del centro con stoviglie di platica giganti e megafono per chiedere all’amministrazione di adottare la delibera plastic free.

Lo sversamento di petrolio non si arresta, Ciafani: “è una vergogna”

Non si arresta la perdita di petrolio registrata nell’area pozzo 16 dell’Eni in contrada Moncillè a Ragusa e, dopo circa 90 giorni, ancora non si hanno notizie di una possibile individuazione della causa dello sversamento. Era il 30 aprile quando Enimed ha avviato la procedura di messa in sicurezza dell’area interessando tutti gli enti preposti al controllo, enti coordinati dalla Prefettura di Ragusa che, dall’inizio dello sversamento, ha tenuto due vertici per fare il punto e individuare possibili strategie di intervento, chiedendo ad Eni azioni più incisive. Quanto greggio si sia perso e quale sia il grado di inquinamento in superfice e nel sottosuolo ancora non si sa, questo silenzio allarma e non poco Legambiente che un mese fa ha presentato un esposto in Procura per chiedere ai magistrati di indagare utilizzando la legge sugli ecoreati. “Questa storia- afferma il Presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani- ha veramente dell’incredibile, uno sversamento di petrolio in un pozzo di proprietà della principale azienda italiana che non riesce a fermarlo, nemmeno fossimo con una piattaforma petrolifera nella fossa delle Marianne con migliaia di metri di profondità oceanica. C’è troppo silenzio attorno a questa vicenda e pochissima trasparenza, a noi questo non va bene, per questo abbiamo chiesto alla magistratura di aprire un fascicolo utilizzando lo strumento della legge contro gli ecoreati, come fatto in Val Dd’Agri dove l’Eni, a detta loro, si è persa 400 tonnellate di greggio, indagine che ha portato all’arresto del responsabile del centro oli. La nostra preoccupazione è che possibili alluvioni, come è accaduto d’altronde nel recente passato, possano facilitare lo sversamento di petrolio in mare”.