di Gianni Rossini

Gianni Rossini

Si ispira ad un fatto realmente accaduto qualche anno fa al mio paese.

Un ragazzo in un incidente stradale uccise il suo migliore amico che lui sapeva in servizio di leva.

La storia non ebbe alcun risalto nelle cronache nazionali, solo un trafiletto sui giornali locali.

Stavolta i grandi sociologi o psicologi non si sono dovuti scomodare per un sapiente ed illustrativo editoriale sul crudele dramma di questi due ragazzi: uno, forse, vivo in Cielo e l’altro, senza forse, di fatto morto in Terra segnato dalla dannazione dei sensi di colpa.




UNA TRAGICA STORIA D’AMICIZIA

 

L’un contro l’altro correvano

col vento dei vent’anni

verso un appuntamento che non sapevano

fissato dalla sorte con gl’inganni.

Ma il sole di Sicilia l’uno tradì

sulla litoranea dove s’alza un dosso

mentre l’altro col suo Zip si trovò lì

quando la macchina gli rovinò addosso.

 

Era Carnevale

ma si mise a scherzare pure il destino

scherzi pesanti che fanno male

quando ne dà notizia il gazzettino.

 

L’auto contro un albero fermò la sua corsa

per lui solo qualche ferita

così l’altro cercò per dargli soccorso

con la paura che per lui fosse finita.

Col cuore in gola e i pensieri affollati

lo trovò di spalle girato

ma sentì ancora i suoi respiri affannati

e di ciò alla sfortuna dovette esser grato.

 

Era Carnevale,

si mise a scherzare pure il destino

ma ogni suo scherzo non vale

se è col dolore che ti fa il giochino.

 

Ebbe solo il tempo di chiedersi chi ci fosse

sotto quella giacca di flanelle

che un brivido la schiena gli percorse

quando ci vide il suo amico per la pelle;

l’anima sentì sfilarglisi dalle dita

e fece quel che la disperazione dettava:

gli diede tanti suoi aliti di vita

che in ambulanza ancora respirava.

 

Era tutto così surreale

che si pizzicò fino a farsi nero:

no, non era un sogno bestiale

era tutto follemente vero!.

 

“Ma non eri militare?

Forse t’hanno dato licenza?

Ma proprio ora dovevi tornare?

Ma guarda che maledetta coincidenza!.

Gli parlò dei loro sogni, di amori e cortili

lui non parlava ma attento forse carpiva

quei ricordi come fossero monili

da portare con se mentre al Cielo saliva.

 

Ma chi l’avrebbe mai detto Carmelo

che proprio io un giorno

ti avrei spedito in Cielo

per un viaggio senza ritorno?.

 

E si sparse in un frangente la notizia

dalle borgate alle campagne e fino al paese

che della storia d’una tragica amicizia

avrà di che parlare per un mese.

Si correvano contro, ora uno non è più

ma la morte un’amicizia vera non sotterra;

ora, dopo quel fatale rendez-vous,

l’uno vive in Cielo l’altro è morto in Terra!

 

Quel Carnevale non so cancellare:

i sensi di colpa sono spietate sentinelle;

no, non so dimenticare

d’esser diventato il tuo nemico per la pelle!.