carabinieri scicliSmantellato dai Carabinieri del Comando Provinciale di Ragusa il vertice di una pericolosa cosca della mafia siciliana operante nell’area di Scicli.

Nell’operazione sono state impiegate Unità Cinofile specializzate e un elicottero dell’Arma.

Cinque persone, tra capi e luogotenenti, tutte del luogo e impiegati come operatori ecologici in azienda  –di cui il gruppo peraltro aveva di fatto il controllo– incaricata della raccolta di rifiuti urbani per il Comune di Scicli, sono state arrestate su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso in estorsioni, truffe e violenze private, aggravate rispettivamente dall’aver agito con metodo mafioso, nonché furto aggravato.

La cosca, approfittando dell’assenza di sodalizi concorrenti ormai decimati da precedenti inchieste giudiziarie e forte dei legami con esponenti delle famiglie mafiose Catanesi, da qualche tempo stava insediandosi nel tessuto socio-economico della cittadina Iblea per assumere il predominio delle attività criminali nel territorio e infiltrarsi nelle attività d’impresa, attraverso violenze e pesanti intimidazioni (telefonate minatorie di morte, recapito di proiettili, contenitori di benzina collocati innanzi i locali di ditte, danneggiamenti di veicoli sui quali venivano lasciati topi morti, furti di materiale etc..) delle vittime.

Altre 6 persone rimangono indagate a piede libero.

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I Carabinieri della Compagnia di Modica hanno dato esecuzione a  cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal GIP del Tribunale di Catania, nei confronti di  altrettante persone sottoposte ad indagini preliminari  per i reati di  associazione per  delinquere di stampo mafioso, estorsione, truffa, furto e violenza privata,  aggravati dall’aver agito con metodo  mafioso.

L’attività investigativa, coordinata e diretta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catania, è stata svolta  dai Carabinieri della Compagnia di Modica nel periodo che  va dal  maggio 2012 al settembre 2013.

Le indagini hanno permesso di fare luce su un’ organizzazione, di stampo mafioso,  radicata sul territorio sciclitano.

Dalle indagini emerge che il  sodalizio criminale, avvalendosi della forza di intimidazione  e della condizione di assoggettamento in cui versavano le vittime, ha imposto il suo controllo, compromettendone anche la regolare attività, sull’azienda che aveva l’appalto per la raccolta e gestione dei rifiuti solidi urbani per il Comune di Scicli.

Le indagini  hanno, altresì,  permesso di  far luce su gravi e ripetuti episodi di minaccia e violenza, commessi avvalendosi del metodo mafioso.

Infatti,  uno degli indagati  è stato in grado di farsi, prima,  assumere come netturbino a tempo determinato, poi di ottenere un contratto a tempo indeterminato e infine di avere  ben tre promozioni al livello superiore, con conseguenti aumenti stipendiali.

Ciò ha permesso al predetto di assumere di fatto il ruolo di capocantiere nell’azienda, impedendo alle persone, di volta in volta, designate dalla dirigenza di svolgere le proprie mansioni di coordinamento e controllo sulle attività di raccolta rifiuti servendosi di ripetute violenze, minacce e atti intimidatori gravissimi.

Inoltre, grazie al ruolo di spicco acquisito nell’azienda, questi  ha  imposto l’assunzione di  quattro persone, tutte  suoi parenti o amici.

Inoltre, i sodali hanno sfruttato la loro mansione di netturbini per perpetrare truffe ripetute nel tempo in danno della citata ditta di raccolta rifiuti.

Le truffe si sostanziavano nel fatturare importi superiori a quelli reali ogniqualvolta veniva fatto il rifornimento di carburante ai mezzi del cantiere, ottenendone come profitto l’appropriazione delle plusvalenze di carburante indebitamente pagate dalla ditta per un danno economico di diverse migliaia di euro mensili (circa 15mila euro in più al mese).

Altre volte gli adepti dell’associazione mafiosa si introducevano nottetempo nel cantiere per rubare il carburante dai serbatoi dei veicoli.

Peraltro, per rendere più agevole la perpetrazione di tali condotte criminose,  uno degli indagati aveva costretto il titolare della ditta ed il capocantiere a parcheggiare i mezzi di lavoro nel piazzale antistante alla propria abitazione di residenza ubicata nella campagna sciclitana, quindi ben lontano dalle zone più trafficate del centro abitato.