da La Sicilia del 18 luglio

di Carmelo Riccotti La Rocca




“Certe donne brillano e tu nella tua vita hai brillato e adesso lo farai ancor di più”. Così due amiche, racchiudendo il pensiero di tutti quelli che le hanno voluto bene, hanno voluto ricordare Martina. Impossibile trattenere le lacrime e fermarle, tanti gli abbracci, come a volersi dare forza l’una con l’altra, in attesa che il feretro raggiungesse la chiesa, difficile sentire parlare di perdono, una parola al momento non consentita.

Don Ignazio La China, che ha tenuto l’omelia nel santuario di Santa Maria La Nova a Scicli, ha provato a trasformare la rabbia dei presenti in un sentimento diverso, nella presa di coscienza che tutti siamo chiamati ad interrogarci sul percorso che abbiamo intrapreso nella vita terrena. “Non ci deve essere la ricerca del colpevole, la divisione dei buoni dai cattivi – ha detto il parroco- ma bisogna scuotere la libertà di tutti”. Non è mancato, durante la messa, il riferimento al 34enne che, in una sera di abusi, come avesse in mano una spugna, ha cancellato per sempre la vita della giovane mamma di 24anni Martina Aprile.

“Siamo qui- ha affermato ancora Don Ignazio La China- a chiedere che venga fatta giustizia per Martina e ci auguriamo che l’autore dell’incidente prenda coscienza di ciò che ha fatto, ha cercato la gioia di vivere in una strada sbagliata”. Il riferimento del sacerdote non è però solo a Carmelo Ferraro, ma a tutti i giovani, ad una società che sta perdendo di vista i valori che contano davvero, da qui l’appello a tutti i genitori. “I genitori devono essere educatori, non compagni dei propri figli, la società ha bisogno di uomini maturi”. Parole che hanno rimbombato forte e colpito come un pugno allo stomaco le persone che hanno gremito la chiesa e che, con la loro presenza, hanno voluto dare l’ultimo saluto a Martina, con in testa il primo cittadino di Scicli Enzo Giannone, con accanto la sua vice Caterina Riccotti, la Comandante della Polizia Municipale Marina Sgarlata e il comandante della tenenza dei Carabinieri Paolo Giarrizza.

Letteralmente distrutti i genitori e i parenti della ragazza, la madre ha più volte accusato dei malori, non ha retto al caldo e al dolore di vedersi strappare via una figlia in questo modo. Non ci sono spiegazioni per quanto accaduto, non ci può essere pace, ma solo rabbia e costernazione. Il conforto degli amici di Martina e dei genitori, persone stimate e ben volute, deve aiutare a reagire. “In un attimo – hanno detto ancora le amiche durante l’omelia- ci è caduto il mondo addosso, quella telefonata ci ha tramortiti, in un istante ci è passato davanti il ricordo della tua vita, eri solare, affettuosa, anche testarda, ma eri la nostra amica, ti vogliamo bene e te ne vorremo per sempre”. La bara, rivestita da fiori bianchi, era accerchiata da decine e decine di composizioni floreali, segno dell’affetto e della vicinanza dimostrata dalla comunità ai familiari della giovane.




Un’ esplosione di fiaccole e il volo di palloncini bianchi a forma di cuore hanno salutato l’uscita dalla chiesa di Martina, tanti gli applausi e le grida per fare sentire forte tutto il bene provato nei confronti di quella giovane donna che ha avuto solo la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Martina Aprile lascia un figlio di 5 anni, sarà lui il motivo per i nonni e gli zii di andare avanti, toccherà a loro tenere sempre vivo il ricordo di una mamma apparentemente fragile, ma così forte da riuscire a crescere da sola, con enormi sacrifici, quel bambino a cui dedicava tutto il suo amore. Se andava a lavorare fino a tarda notte era proprio per il suo piccoletto, ma il destino con Martina è stato beffardo e, una notte d’estate, ha deciso la fine della sua vita. Martina adesso è un angelo, come purtroppo tanti altri giovani andati via troppo presto per mano di chi cerca attimi fuggenti di piaceri in paradisi artificiali