carrubo ingiallitoSi è tenuto ieri a Scicli, presso l’Istituto Quintinio Cataudella, un importante seminario patrocinato dall’assessorato regionale all’agricoltura, sull’emergenza fitosanitaria che sta colpendo i carrubeti in Provincia di Ragusa, con particolare concentrazione nei comuni di Modica e Scicli. La causa del problema prende il nome di Xylosandrus Compactus, un piccolissimo coleottero di origine asiatica, grande meno di due millimetri, che riesce ad insinuarsi nei rami, ma anche nelle branche della pianta provocandone l’essiccamento favorito anche dal fatto che l’insetto porta con sé dei funghi che danneggiano l’albero. Sul perché questo coleottero, già noto per gli attacchi a piante tropicali, sia arrivato in provincia di Ragusa e abbia deciso di attaccare il carrubo è ancora un mistero, l’osservatorio per le malattie delle piante di Acireale, unitamente all’Università di Catania, ha avviato uno studio sull’insetto, ma ci vorrà del tempo prima di poter avere delle risposte su come affrontarlo, nel frattempo occorre organizzarsi in rete per contrastare un fenomeno che al momento è contenuto, ma che potrebbe anche degenerare nel tempo. L’attacco dello Xylandrus Compactus si manifesta con l’ingiallimento delle foglie che potrebbero provocare una riduzione della produzione, anche se nello specifico non vi sono studi adeguati che possano stabilire in che percentuale abbia ad esempio influito nella scorsa raccolta delle carrube. Quello che si sa è che le piante colpite si trovano principalmente più vicine al livello del mare e che in qualche modo c’entra il cambio delle condizioni climatiche e la siccità che negli ultimi tre anni si è registrata in Sicilia Sud Orientale. Il vero problema è che ancora, visto che si tratta di un coleottero poco conosciuto agli esperti della regione, non si sa come combatterlo, non esistono pesticidi e si conoscono pochi limitatori naturali in grado di contrastarlo. Un sistema consigliato è l’utilizzo di trappole attivate con etanolo, ma anche in questo caso gli effetti sono ignoti. Le parole d’ordine diventano quindi monitoraggio e prevenzione, conoscere affondo il problema per affrontarlo, ma per farlo bene occorre lavorare in rete, ma ciò che appare più urgente è attivare una serie di azioni che possano impedire allo Xylandrus compactus di attaccare gli alberi. Da una prima analisi, infatti, appare evidente che l’insetto preferisce attaccare le piante deboli che hanno già subito uno stress e che molto spesso hanno subito un attacco da parte dei roditori che erodono la corteccia, per questo occorre lavorare per mantenere gli alberi vigorosi, fare una buona potatura in primavera eliminando i rami infestati che vanno direttamente bruciati per eliminare la possibilità che l’insetto possa spostarsi in altre piante. Non è escluso che nei prossimi mesi il Servizio Fitosanitario Regionale possa chiedere ai sindaci di emettere delle ordinanze per obbligare chi possiede carrubeti ad intervenire con azioni preventive atte a frenare la diffusione del coleottero asiatico. Si tratterebbe di una scelta drastica e non di facile applicazione, considerato anche che i carrubeti sono delle colture estensive spesso anche abbandonate, ma è necessario provare a fare qualcosa prima che il problema degeneri rischiando di provocare un danno enorme anche al paesaggio, come è accaduto ad esempio in Puglia con l’abbattimento di ulivi secolari. La collaborazione diventa quindi fondamentale, per questo, molto probabilmente a Gennaio, sarà costituita una rete che coinvolga gli osservatori, gli studenti dell’Istituto Tecnico Agrario, presenti ieri al seminario, e i comitati spontanei per la difesa del carrubo come quello che si è costituito di recente a modica rappresentato dall’Agronomo Michele Battaglia.