La Polizia Giudiziaria a seguito dello sbarco di ieri alle 23.30, al Porto di Pozzallo, ha raccolto gravi indizi di colpevolezza a carico di 2 scafisti tunisini maggiorenni.

I migranti sono stati ospitati presso l’Hot Spot di Pozzallo per essere visitati e identificati dalla Polizia Scientifica. 

MODALITA’ DI ARRIVO IN ITALIA

Alle ore 8:20 del 30.06.2019 un motopesca tunisino contattava la Sala Operativa dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Lampedusa segnalando la presenza di un barchino carico di migranti a sue delle isole Pelagie.

Alle 11,30 veniva avvistato il barchino in acque SAR italiane con circa 40 persone a bordo. La Guardia Costiera al termine delle operazioni soccorreva 56 migranti, quasi tutti provenienti dalla Costa d’Avorio ed altre regioni del centro Africa.  Le 14 persone bisognose di cure venivano condotte a Lampedusa per i primi soccorsi mentre gli altri 42 venivano trasportati da una motovedetta della Guardia di Finanza presso l’Hotspot di Pozzallo dove approdavano alle ore 23.30 di ieri.

Dopo le operazioni sanitarie di rito in banchina, i migranti venivano trasferiti presso l’Hotspot per le operazioni di identificazione.

LE INDAGINI

Gli uomini della Polizia di Stato –Squadra Mobile Questura di Ragusa – con la partecipazionedella Sezione Operativa Navaledella Guardia di Finanza e dei Carabinieri della Compagnia di Modica e Pozzallo, hanno sottoposto a fermo i due scafisti responsabili dello sbarco di 40 migranti.

Grazie al lavoro senza sosta di un team di poliziotti specializzati per il contrasto dell’immigrazione clandestina, dopo aver ascoltato nottetempo le storie narrate dai passeggeri (con il prezioso ed imprescindibile supporto degli interpreti), è stato possibile sottoporre a fermo i due indagati maggiorenni di origini tunisine.

I migranti dichiaravano di essere partiti dalle coste libiche e di aver pagato in media 1.000 euro cadauno. Gli scafisti hanno datoai passeggeri pochissimo mangiare prima della partenza e poi un po’ d’acqua durante la traversata durata quasi 48 ore circa. La permanenza nella connection house libica è durata molti mesi.

Dalle dichiarazioni dei migranti emergevano in modo chiaro le responsabilità dei due c.d. scafisti. I libici pur di non assumersi alcun rischio rispetto alle responsabilità penali hanno affidato 40 migranti a due tunisini con preventivi accordi tra loro. I migranti hanno raccontato di aver navigato a bordo di un gommone e poi di essere stati trasferiti su un barchino in legno.

Dopo gli accertamenti sull’identità dei 2indagati mediante l’acquisizione delle impronte digitali da parte della Polizia Scientifica, personale della Squadra Mobile ha condotto presso il carcere di Ragusai due fermati, mettendoli a disposizione dell’Autorità Giudiziaria iblea.

A seguito delle scrupolose operazioni di fotosegnalamento mediante acquisizione delle impronte digitali da parte della Polizia Scientifica e delle analisi effettuate dagli uomini della Squadra Mobile di Ragusa è stato accertato che nessuno degli sbarcati fosse mai stato identificato in Italia.