chiesaSanta Croce, la città del Sole, benché sia uno dei comuni più piccoli della provincia iblea, offre teoricamente molte attrattive turistiche davvero interessanti, grazie ai diversi palazzi nobiliari per le vie del centro, alle  Chiese, alle zone archeologiche romano-bizantine sparse nel territorio, e alle località balneari limitrofe caratterizzate da spiagge mozzafiato e sabbia dorata; teoricamente, perché in concreto poco si è fatto e poco si sta facendo, non essendo questi siti, tutelati e promossi dal Comune e talvolta sconosciuti ai Santacrocesi stessi, specie alle giovani generazioni.
Ogni settimana, salvo, i mesi di pieno inverno, quando le temperature scendono, nel corso dell’anno, si notano turisti provenienti per lo più dall’America o dall’Europa centrale o semplici passanti residenti in Sicilia arrivare nei nostri posti, naturalmente una quantità più elevata, la si nota durante la festa patronale di S. Giuseppe, e in generale in occasione di giorni festivi dell’anno. Il problema è però, che nel momento in cui, arriva il turista, egli si ferma, guarda quel determinato posto che lo attrae, (magari perché lo ha visto in tv, come la “Casa di Montalbano”), o per sentito dire, e poi dopo un paio di minuti, si congeda dal posto, preferendo andare in altre località altrettanto dotate di un fascino artistico- culturale, ma che  al contempo sanno rispondere alle diverse esigenze di un turista.
La causa? Certamente questo succede, perché il territorio manca di guide e/o accompagnatori turistici specializzati, manca di itinerari  e percorsi progettati alle varie domande turistiche, in particolare manca della Pro – Loco: in Italia attualmente esse sono migliaia e le attività che svolgono afferiscono a diverse sfere d’intervento turistico, sociale, culturale e sportivo. Le Pro –  Loco di norma hanno sede nelle municipalità prive di aziende per il turismo; a Santa Croce, mancano anche aziende turistiche che potrebbero essere succedane ad una Pro – loco, dunque è evidente la problematica.
Prediamo ad esempio, il simbolo architettonico del comune, ovvero la Chiesa Madre dedicata a San Giovanni Battista; molto spesso entrando nell’edifico, in tarda mattinata e nel pomeriggio, non manca di vedere qualche gruppetto di turisti che ammirano le opere artistiche, qualcuno dei quali hanno un fascino particolare e una storia alle spalle, come il quadro copia di Caravaggio raffigurante la Madonna dei Poveri, o il simulacro in legno di cipresso di San Giuseppe, opera proveniente dalla scuola palermitana del Bagnasco, o ancora il simulacro della Vergine Rosalia, donata dai marchesi Celestri di origine palermitani, gli stucchi dei quattro evangelisti del santacrocese prof. Aquila e così via; lo straniero resta nell’ignoranza non avendo una persona che gli spieghi un po di storia e di arte. Questo vale anche per le ormai abbandonate Chiese Bizantine, per la necropoli del Mirio, per le quasi sconosciute grotte di Punta Braccetto, per le tre famose torri di difesa lungo il litorale kamarinense, per i già citati, palazzi storici del centro, per il faro di Punta Secca,per i fortini usati durante il II conflitto mondiale, e altre siti ancora. Un tempo, in via “f.lli Cervi”, sorgeva un museo comunale, ora è stato eliminato, questo è un altro danno all’immagine della cittadina.
Bisogna cercare di saper promuovere il proprio territorio, concentrandosi sul turismo, fenomeno che bene o male, non va in crisi in modo rilevante, malgrado ormai il tenore di vita sia per molti diventato medio-basso.
Che l’anno 2015, possa migliorarsi in questo, a S.Croce, come in altri comuni, dove persiste questo problema, e in Sicilia, c’è ne sono abbastanza comuni, proprio la nostra grande regione, che più di ogni altra, potrebbe vivere forse al 70/ 80% di turismo, questo però se si sanno attuare politiche diverse, magari con competizione fra comune e regione, fra associazioni e assessorati, fra musei, strutture ricettive e amministrazioni comunali, o ancora fra due o più amministrazioni, magari con simili elementi caratteristici.Bisogna in primis, poter destagionalizzare questo fenomeno,promuovendo nuove idee, ascoltando anche i tanti giovani, spesso non considerati, in campo sociale e da chi amministra un territorio.  Pensare anche all’enogastronomia, dunque a pubblicizzare i propri piatti tipici e la propria enoteca, perché turismo non è solo architettura e storia ma anche enogastronomia.
Dario di Martino