“Com’è pensabile studiare l’evoluzione storica dell’umanità prescindendo dalla metà della stessa umanità? Per secoli la storia, la ‘grande Storia’ – spiega Isabelle Chabot, la presidente, della Società italiana delle storiche– si è dimenticata delle donne e ancora oggi nella comunità scientifica si trova chi pensa che si possa tranquillamente continuare a ignorare il loro ruolo storico. Un’ignoranza, questa, che si riverbera nei manuali scolastici”.

In Italia il programma ministeriale delle scuole, di qualsiasi grado, dimostra una profonda ignoranza, per quanto riguarda le donne protagoniste della storia dell’umanità.

La storia è fatta dagli uomini e per le donne non c’è spazio, le donne non ne sono protagoniste: questa è la nostra cultura di italiani e questo è ciò che si trasmette alle nuove generazioni.

Come possono i ragazzi e le ragazze ignorare completamente il contributo che hanno dato filosofe, letterate, pittrici, scienziate, storiche, antropologhe, archeologhe?

A proposito delle aechieologhe, nessuno tra le ragazze e i ragazzi avrà mai sentito parlare di Maria Gymbutas, archeologa e ricercatrice, la quale ha rivoluzionato la prospettiva sulle origine  della cultura europea, attraverso ritrovamenti di società matrifocali, vissute circa 5000 anni, civiltà pacifiche e collaborative nelle quali la donna era posta al centro dell’universo, in quanto “divina”, personificazione in terra della Dea Madre e Creatrice della vita, per la sua capacità di generare. La donna era la personificazione dell’amore, generando proprio perché dava la vita.

Il femminismo come movimento politico e culturale non si studia nelle nostre scuole, non fa parte della storia dell’umanità, tante sono state le femministe scrittrici e filosofe, delle quali i nostri ragazzi e le nostre ragazze sconoscono del tutto l’importanza del loro apporto nel pensiero dell’umanità e cito, per dirne solo alcune, ma non tutte: Virginia Woolf, Simon de Beauvoir, Helen Fisher, Kate Millet, Elaine Showalter, Emilie Du Chatelet, scienziata del ‘700.

Non viene neppure rappresentato nei libri di testo, l’opera e l’insegnamento di una certa signora di nome Alba Sabatini, autrice, venti anni or sono, del libro “il sessismo nella lingua italiana”, dal momento che il linguaggio che usiamo, ogni giorno, tende a rendere invisibili i soggetti femminili e continua a veicolare stereotipi che appiattiscono l’immagine della donna. Le ragazze e i ragazzi delle nostre scuole ignorano tutto ciò.

A loro vengono raccontate le gesta eroiche degli uomini, condottieri e soldati, impegnati in estenuanti guerre di conquista, a tutti i costi, (guerre non volute e non accettate dalle donne, che restavano a casa ad accudire i figli, i tanti figli, a procurarsi da mangiare, a lavorare al posto dei loro uomini, per far fronte ai lunghi periodi di carestia, guerre combattute dalle donne, partigiane, torturate… ma questa è un’altra storia, è la storia che non si deve conoscere: è la storia delle donne).

Manzoni, Leopardi, Carducci, Dante e Boccaccio, Napoleone e Garibaldi: la storia degli uomini, fatta solo dagli uomini e le donne dov’erano, cosa facevano, cosa pensavano? Come si può ancora oggi tenere fuori dai programmi scolastici il contributo dato dalle donne nella storia dell’umanità. Come si può pensare di formare delle cittadine e dei cittadini, se il pensiero che si trasmette a senso unico, è maschile, fatto dagli uomini.

Tenere fuori dalla storia il contributo delle donne vuol dire non consentire alle donne stesse di conoscere le loro origini, minimizzare la loro importanza relegando la donna a mero sfondo, e quindi consolidare il sessismo e il patriarcato.

Questo non è l’insegnamento che dovrebbe garantire una società moderna e aperta all’uguaglianza dei diritti tra uomo e donna, al rispetto della diversità di genere.

E’ una società che vuole continuare a marginalizzare le donne, è una società patriarcale e maschilista.

Avv. Sabrina Micarelli 

Vice-presidente Centro Servizi Donne