Sarebbero un centinaio la aziende zootecniche chiuse in un anno in provincia di Ragusa.

Una recessione causata dal default del mercato, degli aumenti dei costi di carburanti, concimi, antiparassitari e mangimi.

A rischio tante altre aziende, il patrimonio zootecnico della provincia più agricola dell’isola, con 30 mila mucche da latte e più di mille aziende zootecniche è seriamente a rischio.




A Vittoria ieri è partita la protesta, la giornata di mobilitazione dinanzi alla fiera Emaia, organizzata dal tavolo Verde Sicilia, dal movimento Mda, riscatto Agricoltura e Altra Agricoltura proseguirà ad oltranza anche oggi pomeriggio, in piazza del popolo. La protesta non è solo del mondo zootecnico ma anche di tutti gli altri comparti agricoli.

Non bastano dunque le parole di Igor Gelarda, responsabile regionale enti locali della Lega Nord, che ieri aveva detto: “I pastori siciliani saranno ricevuti nei primi giorni di marzo dal governo nazionale. Sarò a Roma con una delegazione di allevatori dell’Isola per incontrare gli esponenti della Lega che si occuperanno dei loro problemi. Affronteremo le esigenze di un comparto ridotto alla fame, con tante aziende siciliane quasi alla canna del gas e migliaia di addetti in procinto di abbandonare le terre”.

Giovedì 28 febbraio, intanto, il referente siciliano del partito di Salvini incontrerà gli allevatori dell’Isola in provincia di Palermo. “È necessario trovare una soluzione e garantire il giusto prezzo alle produzioni degli allevatori e agricoltori siciliani – ha dichiarato ieri l’esponente del Carroccio –, per riconoscere il valore del lavoro e non mortificare la fatica, la passione, la dedizione di chi da Palermo a Trapani, da Agrigento a Ragusa, si alza ogni mattina all’alba, 365 giorni all’anno, per portare nelle nostre tavole gli alimenti straordinari che una terra come la Sicilia riesce a regalare. Cibi eccellenti come tutta la produzione agro-alimentare italiana, che l’Unione europea non deve più permettersi di boicottare. La protesta dei pastori siciliani – ha detto ieri Gelarda – è anche la lotta della Lega”.




La protesta dunque continuerà anche oggi, sempre a Vittoria.

I motivi?

Il latte vaccino viene pagato agli allevatori ragusani 38 centesimi al litro cifra che solo in alcuni casi può raggiungere i 42 centesimi, se incluse nel prezzo le premialità relative alla qualità del latte, carica batterica, proteine nella norma, e benessere degli animali. Cifra che stride fortemente con i costi minimi necessari per la produzione di un litro di latte vaccino, che necessita non meno di 50 centesimi al litro.