veronica panarello 4In 200 pagine sono racchiuse le motivazioni della sentenza di condanna a trent’anni di carcere  per omicidio di Veronica Panarello. Il gup, Andrea Reale, ha depositato l’atto ieri nel tardo pomeriggio. Nella motivazione il giudice  fatto riferimento alla reazione della Panarello a seguito della condanna e al mancato pentimento, “neanche dopo avere commesso il piu’ innaturale dei crimini”.

Ed è anche stato reso merito al lavoro investigativo e alla presenza sul posto del medico legale Giuseppe Iuvara-. Sono trascorsi oltre tre mesi da quel 17 ottobre 2016 quando il Gup, Andrea Reale , ha emesso la sentenza di condanna a trent’anni di carcere, con il rito abbreviato, per omicidio e occultamento di cadavere nei confronti di Veronica Panarello, accusata di avere ucciso il figlio Lorys il 29 novembre 2014.

Ieri, con un mese di ritardo rispetto alle previsioni, sono state depositate le motivazioni della sentenza di condanna. Il giudice Reale ha descritto il carattere e l’atteggiamento dell’imputata mantenuto nel orso elle udienze: “La condotta processuale della donna – si legge – è stata deplorevole, reiteratamente menzognera, calunniosa, manipolatrice. Va assolutamente confermata e fatta propria in questa sede la definizione laconica del giudice del riesame nella persona dell’imputata: “Lucidissima assassina'”.

Sono quasi 200 pagine e 29 capitoli, in cui sono state elencate le tappe del processo fino al momento della sentenza  in cui il gup Reale ha ricordato: “All’esito del processo l’espressione appare persino benevola perché oltre alla evidenza della piena capacità di intendere e di volere dell’imputata dal momento del fatto, questo giudice ritiene di potere evidenziare la pravita’ d’animo con la quale la donna, senza alcuna pieta’ e senza un benche’ minimo pentimento, neanche dopo avere commesso il piu’ innaturale dei crimini, ha occultato il cadavere del figlio”.

Nella motivazione è anche descritto il ruolo del suocero della Panarello, Andrea Stival, chiamato in correità dall’imputata e il cui ruolo di presunto omicida è stato escluso dalla procura e dal giudice, il quale ha invece sostenuto che la Panarello soffrirebbe della cosiddetta ‘Sindrome di Medea’ che “colpisce anche il suocero, oltre che il marito ed il figlio, in una spirale di cieca distruzione della idea di famiglia e dei valori che la stessa incarna”. Questa donna avrebbe trasferito nel bambino “le frustrazioni e l’odio patito nella sua famiglia di origine e ha riversato le incomprensioni avute con le proprie inconsistenti figure genitoriali”. Insomma, il Gup parla di una spirale e di un “crescendo di inesorabile forza distruttiva, simbolo di oppressione e di morte, di distruzione di parte di se’, del proprio sangue, e, in conclusione, si se stessa e del suo ruolo di madre e di moglie”.

Per il Gup la chiamata in causa di Stival è stato un “un espediente perfido e malvagio, capace di distruggere tutti gli ultimi baluardi affettivi della famiglia Stival, inoculando una dose ulteriormente letale di veleno dentro quel nucleo già profondamente colpito dall’assassinio efferato dei Loris”.  La donna rischia la condanna anche per calunnia. Per il resto anche il giudice, come la procura, ha sostenuto a pieno il lavoro investigativo e la ricostruzione dei fatti.

E’ stato reso merito sia alle forze dell’Ordine e sia al medico legale, Giuseppe Iuvara, che ha permesso di “avere contezza di circostanze fondamentali per la ricostruzione dell’evento e della causa mortis. Il caso è in primo grado chiuso. I legali delle parti questa mattina hanno cominciato a studiare gli atti, soprattutto il penalista, Francesco Villardita, legale della difesa che in base alla motivazione della sentenza, preparerà ricorso in Appello.

Viviana Sammito