Continuano ad emergere nuovi retroscena sul delitto di Loris Stival. La madre, Veronica Panarello, imputata con l’accusa di omicidio aggravato e occultamento di cadavere, ha reso delle ampie dichiarazioni, dopo avere chiesto di essere interrogata dal sostituto procuratore, Marco Rota nel carcere di Agrigento. Più ci si avvicina all’udienza preliminare, prevista domani, più l’imputata dice di ricordare.

“Quello che ha raccontato da subito non era frutto di fantasia, ma ciò che ho sempre ritenuto fosse accaduto – avrebbe detto Veronica – E ho patito un peso enorme di cui volevo assolutamente liberarmi”.

E’ dall’estate che la Panarello continuava a chiedere di essere sentita, di parlare con il marito Davide Stival e soprattutto di tornare a Santa Croce Camerina per ricostruire il tragitto percorso la mattina del 29 novembre scorso. Ma nulla di nuovo era emerso.  Ora, la sua memoria sta forse recuperando delle informazioni.

“Ho incominciato a rimuovere il ricordo di ciò che avevo fatto, rappresentandomi in realtà che avevo lasciato Loris a scuola”. Per Veronica Panarello è “stato un brutto sogno che avevo fatto”. Quindi è tornata a Santa Croce Camerina e “in totale stato di confusione sono scesa dall’auto nella convinzione di prendere il bambino”. A pochi giorni dall’udienza sono state ammesse delle responsabilità. Prima solo contraddizioni ma nessun cedimento.

Ora la Panarello ha anche ricostruito il momento in cui ha trovato il figlio agonizzante in casa.

Era in piedi, con il busto reclinato in avanti e la mani poggiate sul petto, ho pensato che avesse difficoltà a respirare per avere ingerito qualcosa che gli era andato di traverso”. Lei, fa mettere a verbale il 13 novembre scorso, tenta di soccorrerlo “battendogli gli schiena” e anche “cercando di mettergli una mano in bocca”, ma “era serrata” e non riusciva ad aprirla. Quando il bambino, “violaceo in viso”, “si accascia in posizione supina”, Veronica Panarello, dice, ha “potuto notare che il collo era cinto da una fascetta, le stesse che aveva ai polsi” e che si era messo per giocare “la sera prima”. Tenta quindi disperatamente di togliere la fascetta, di strapparla “anche con le unghie”, senza riuscirci. Per questo la taglia con “la forbice arancione”. “Ho poggiato la mia guancia sulla sua bocca – aggiunge la donna – per potere udire il suo respiro, ma non sentivo nulla”.

omicidio loris fascetta 2Il primo istinto, sostiene davanti ai Pm, è stato quello di chiamare aiuto con il cellulare, ma, “mi sono bloccata – spiega – e ho pensato che non avrei saputo come giustificare quanto accaduto”. Quindi la decisione di portare via il corpicino di Loris caricandolo sulla sua auto.

“Mi sono diretta verso Punta Secca – sostiene – non sapendo ancora dove andare, combattuta tra chiedere soccorso e il dubbio su come avrei potuto giustificare l’accaduto”. Poi l’arrivo a Mulino Vecchio dove lascia il cadavere del figlio per tornare a casa, recuperare indumenti e zaino del figlio, buttati via mentre va al corso di cucina, dove tutto diventa “un brutto sogno che avevo fatto.

Viviana Sammito