pepiLa pm, Valentina Botti, ha chiesto gli arresti domiciliari per Marco Pepi, il più piccolo dei fratelli in carcere da sei mesi perché accusati dell’omicidio di Giuseppe Dezio, il 2 febbraio scorso a Vittoria. Il gip ha rigettato l’istanza. Il legale, Giuseppe Lìpera, aveva chiesto la rimessione in libertà o una misura cautelare alternativa alla restrizione in carcere per tutti e 4 i Pepi, il padre Gaetano, gravemente malato e per i tre figli. La misura cautelare si ritiene idonea per evitare il rischio di reiterazione del reato, considerando la vicinanza e la forte conflittualità con la famiglia Dezio.

L’avvocato della famiglia Pepi, Giuseppe Lìpera, vorrebbe farli uscire tutti dal carcere perché – secondo il legale – non sussistono  le esigenze cautelari e ha inoltrato le richieste di scarcerazione o di una misura meno afflittiva per Antonio, Alessandro, Marco e Gaetano pepi, accusati di avere ucciso Giuseppe Dezio, il 2 febbraio scorso a Vittoria. Oggi fanno 7 mesi in carcere. La pm, Valentina Botti, ha esaminato l’istanza di Lìpera e lo scorso 30 agosto ha inviato la sua relazione al gip Elio Manenti, esprimendo parere favorevole  alla sostituzione della misura cautelare in atto con quella degli arresti domiciliari per Marco Pepi, il più piccolo dei fratelli. L’unico che  – secondo la difesa  – non era sul posto durante l’omicidio perché Antonio, che era nel camion con Alessandro, prima di incontrare la vittima, era al telefono con Marco. Quindi non potevano essere insieme. Una tesi non ancora confermata dai Ris di Messina, i cui esiti dovrebbero giungere alla procura entro pochi giorni.

Il gip, Elio Manenti, visto il parere del pubblico ministero, ha respinto la richiesta. Tutti e 4 rimangono in carcere.

Per il giudice <<le valutazioni della P.M. attinenti al solo PEPI Marco che concernono  l’età, l’apporto causale e le “ più tenui esigenze cautelari ”, sono profili che non costituiscono un novum rispetto al quadro probatorio oggetto delle richiamate ordinanze>>; per la sostituta procuratrice, Botti, che ha interrogato tutti e 4 nel carcere di Ragusa lo scorso 11 agosto, Marco Pepi ha una posizione parzialmente diversa rispetto agli altri fratelli e il padre: <<più marginale e limitata alla fase  finale dell’azione delittuosa>>.

Per il gip invece <<Considerato che il decorso del tempo non è determinante,  ritenuto che l’istanza si concretizza nella contestazione di profili già vagliati, attinenti ai gravi indizi e alle esigenze cautelari, in assenza di profili di novità allo stato degli atti;   considerato che la natura del reato per cui si procede configura esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, trattandosi di un omicidio>>, deve essere mantenuta la misura cautelare in carcere.

Il legale della difesa, Lìpera, annuncia l’inizio di una guerra a colpi di nuove istanze e con un ricorso finanche al procuratore generale di Catania.

Viviana Sammito