RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Mercoledì 15 maggio mi trovavo nei corridoi del Comune di Modica. Dovevo ritirare alcuni documenti in formato elettronico. La materia dell’accesso è stata sempre trattata con felpata violenza, non solo nel Comune di Modica ma un po’ in tutti i Comuni d’Italia. Non mi chiedete perché. Dovete solo considerarla un luogo (ideale) abbandonato da Dio, tutelato da cavalleggeri e fanti e, oggi, con le migliori tecniche che la modernità mette a disposizione, ossia prendendo a pedate nelle terga chiunque osi presentarsi per visionare un documento. Dopo molteplici tentativi, dunque, stavo andando per l’ennesima volta a ritirare i documenti chiesti. Non sono documenti implorati per impiegare in qualche modo il tempo che il Padreterno mi ha destinato, ma carte che attengono ai miei doveri, non diritti: doveri!, di consigliere comunale. Il popolo mi ha eletto e io cerco di rispondere con senso del dovere. Trovo l’impiegato che ritengo più dèdito al lavoroe gli chiedo alcuni datidel bilancio di previsione 2019. Mi risponde che non è più lui ad occuparsene e mi dice il nome del nuovo incaricato. Preferisco rivolgermi al Segretario Generale.




Il Segretario prontamente si alza dalla scrivania e mi invita ad andare con lui negli uffici finanziari. Parla con l’impiegato da me interpellato e riceve la medesima risposta: se ne occupa un altro. Esce dalla stanza per raggiungere l’addetto ma in corridoio incontra l’assessore. «Assessore, è opportuno rilasciare i saldi chiesti dalla dottoressa Castello.» «Sì» risponde l’Assessore, «glieli possiamo rilasciare ma in formato pdf. Il rilascio in formato libero è impedito dalla legge.» A questo punto intervengo io e si accende una lite cosmica. «Chi crede di essere» le dico fra l’altro «per decidere il formato dei documenti che mi pertengono? Lo capisce che il suo ruolo di assessore non le permette di ingerirsi in una materia che spetta, per legge, solo ai dirigenti? E mi dica qual è la legge che impone che i dati di bilancio mi siano rilasciati in formato pdf. Lo vuol capire che il sindaco è stato condannato a pagare 30 mila euro di danno erariale solo perché lei si è ingerita nelle funzioni gestionali che le sono assolutamente vietate? Si rende conto che quella che lei sta compiendo, in questo momento, con la parola e con le forzature che sostiene, è una grave violazione di legge?

Dopo la sentenza della Corte dei conti, che la dichiara colpevole d’essersi occupata di poteri gestionali, oggi osa affermare che i documenti richiesti non può rilasciarmeli se non in formato pdf? L’assessore non deve e non può domandarsi nulla in questa materia! Sui documenti da me chiesti lei non ha competenza alcuna. Non solo non ha ma, sopratutto, le è vietato accamparne una. Non le sembra eccessivo, nonostante la condanna del sindaco da parte della Corte dei conti e nonostante le sia stato detto, sempre dalla Corte dei conti, che l’assessore è un organo politico e deve attenersi ai còmpiti propriamente politici, insistere nell’esercizio di atti che appartengono alla sfera gestionale? I documenti oggetto di attività ispettiva devono essere rilasciati come da ordine scritto del Segretario. E, comunque, il rilascio non può e non deve farlo lei». Il Segretario seda gli animi e si rivolge all’impiegato: «Rilasci i documenti chiesti dalla dottoressa Castello». «La legge» risponde l’impiegato «vuole che siano rilasciati in Pdf». Il Segretario cerca la legge. Si volge nuovamente all’impiegato: «Glieli rilasci in formato libero». «Me lo metta per iscritto» risponde costui sventolandogli un foglio quasi sotto il naso. Il Segretario, innanzi a questo inaspettato capovolgimento dei ruoli, non commenta ed esegue. Aggiunge: «I documenti siano rilasciati in formato excel» e firma. I documenti dopo un minuto sono nel mio pennino. Nel frattempo, richiamato dal trambusto, si avvicina il sindaco. Gli spiego l’incidente. Gli dico che se si continua di questo passo finirà ricondannato dalla Corte dei conti per la medesima violazione da cui è scaturito il danno erariale e il conseguente addebito di qualche settimana fa. Mi invita, ove ne avessi necessità, per il futuro, di rivolgermi a lui. Sono perplessa. Stupita.

Il lettore avrà capito perché.

Stupita e umiliata. Mi danno i documenti. Guardo la chiavetta. Mi domando che posso farne. Ho ottenuto quello che volevo e ora non so che farmene. Forse mi saranno utili in futuro. Anche presto. Una battaglia per niente? No. Non è così. Vi spiego perché.

I documenti li chiesi il 23 aprile. Il 24 giunse la lettera di convocazione del Consiglio per il 29. Si doveva esaminare il bilancio di previsione 2019. Debbo fare in modo, dicevo tra me, di essere preparata per quella scadenza. L’approvazione del bilancio è atto di importanza capitale per l’amministrazione. Sei giorni sono pochi, considerai, per uno studio attento; ma meglio pochi che niente. Invece la situazione è peggiorata. I documenti non mi sono stati consegnati. Per carità quelli che avevo in possesso si sono rivelati sufficienti per poter esprimere un voto contrario. Ma un accadimento del genere avrebbe dovuto allarmare tutti, anche i gatti del quartiere e, invece, è passato senza un battito di ciglia. Ora siamo al 17 di maggioemi si dice che non si possono rilasciare se non in formato pdf. Perché? Perché così vuole la legge? La legge è la n. 33 del 2013, il cui articolo 7 detta:

 

«Dati aperti e riutilizzo»

 

«1. I documenti, le informazioni e i dati oggetto di pubblicazione obbligatoria ai sensi della normativa vigente, resi disponibili anche a seguito dell’accesso civico di cui all’articolo 5, sono pubblicati in formato di tipo aperto ai sensi dell’articolo 68 del Codice dell’amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e sono riutilizzabili ai sensi del decreto legislativo 24 gennaio 2006, n. 36, del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, senza ulteriori restrizioni diverse dall’obbligo di citare la fonte e di rispettarne l’integrità.»

Il precedente articolo 5, per altro, dispone che non siano denegabili nemmeno ai semplici cittadini che ne richiedessero copia:

Art. 5.

«Accesso civico a dati e documenti»

«1. L’obbligo previsto dalla normativa vigente in capo alle pubbliche amministrazioni di pubblicare documenti, informazioni o dati comporta il diritto di chiunque di richiedere i medesimi, nei casi in cui sia stata omessa la loro pubblicazione.

  1. Allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche e di promuovere la partecipazione al dibattito pubblico, chiunque ha diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione ai sensi del presente decreto, nel rispetto dei limiti relativi alla tutela di interessi giuridicamente rilevanti secondo quanto previsto dall’articolo 5-bis. »

Secondo la legge, dunque, i documenti non solo vanno rilasciati in formato libero, ma vanno assentiti a tutti, consiglieri e no.

Nella Repubblica italiana si amministra guardando all’opposizione come ad un nemico. Da un cambiamento di visuale potrebbero venire progressi immensi, ad onta della logica elettorale che impedisce l’instaurazione di un clima di collaborazione. L’opposizione va concepita, chiunque la compia e se è sana, in termini democraticamente costruttivi. Il discorso vale per tutti: per coloro che oggi sono al governo e per chi sta all’opposizione. E’ degenerazione guardare chi sta al governo come se fosse un nemico. La costruzione di una società equilibrata impone che un tale schema si superi. In quest’ottica l’accesso (libero) ai documenti comunali diventa trasparenza di chi governa. Impedirlo equivale ad affermare che qualcosa, da qualche parte, si deve nascondere. Ciò che è accaduto, più complesso di quanto sin ora sbrogliato, può sintetizzarsi in poche battute. Una Signora, l’assessore Anna Maria Aiello, da garante della legalità, al tempo in cui era revisora dei conti, è passata, oggi, dalla parte di chi non vuole la trasparenza. Così facendo la politica diventa deprivante e il politico un illusionista. Non si fa in tempo a dire la prima sillaba della parola «politica» che ci si è già dimenticati il suo tradizionale significato. E si potrebbe andare verso qualunque altra parola che comincia per po. Si vuol dire trasparenza? Alla prima sillaba ci si ferma e qualunque altro termine potrebbe prendere il suo posto: traccheggio, tranelleria, tranello, trafugato, transenna, trasfigurato, tra-sparito, trasposto, etc. E il risultato è che l’accesso ai documenti comunali, permesso ad ogni cittadino, è impedito ai consiglieri. Al Comune tutto è protetto da una fitta, oltre che fittizia, privacy e il burocrate, che dovrebbe applicare la legge solo perché la legge esiste, chiede al Segretario, se vuole che si applichi, che glielo si ordini per iscritto. La realtà ancora una volta ci sorprende e supera la più fervida fantasia. E tutto in un momento nel quale il Consiglio di Stato sancisce il diritto del Consigliere comunale ad avere, tramite una obbligatoria password, libero accesso a tutti gli atti di governo del Comune. E vale anche per le Province, le Regioni e lo Stato. Ne abbiamo fatta di strada rispetto a dieci fa, ma la maggior parte dobbiamo ancora percorrerla. I dati ricevuti mi saranno utili per studiare il bilancio 2019. Non l’ho potuto fare in maniera esaustiva prima del voto ma lo farò nel prosieguo dell’esercizio. L’accaduto è stato comunque utile per fissare che la semplice azione del rispondere a una mia richiesta di accesso non è atto di governo, bensì gestionale; e a sottolineare che un atto di gestione non compete all’assessore bensì al dirigente preposto. Ed è servito anche a chiarire che io, da Consigliere comunale, non posso essere controllata, per legge, dal Sindaco e men che meno da un Assessore. Da consigliere, invece, io, questo sì, ho l’obbligo di controllarli entrambi. Se non lo faccio vengo meno ad un dovere  di legge. In fin dei conti anche questi scontri portano ad una migliore coscienza del contesto in cui viviamo e dei nostri doveri.

                    Ivana Castello