Tratto da “La Sicilia” del 21 ottobre 2017

Avv. Michele Savarese

«“Brutto bastardo, dammi i soldi o ti faccio ammazzare, ti ammazzo, sei una persona senza coglioni”. Questa una delle tante minacce che Anna Maria Pellegrino, sciclitana di 57 anni, rivolgeva a suo marito, 27 anni più grande, sposato per tornaconto personale. Che per la donna quello fosse un matrimonio di comodo l’uomo, un ragusano del 36, lo aveva capito sin dal giorno del loro matrimonio avvenuto il 17 giugno del 2014, quando, quella che era appena divenuta sua moglie, si è rifiutata di dormire nello stesso letto.




Lo scorso 18 ottobre il Tribunale di Ragusa ha emesso una sentenza che condanna Anna Maria Pellegrino, ritenuta responsabile di minacce aggravate, a dieci mesi di reclusione e al risarcimento del marito, che è intervenuto nel processo quale parte civile, per un importo pari a 3 mila euro oltre al pagamento delle spese legali che ammontano a 1800 euro. Per l’uomo, S.C, queste le iniziali, l’incubo è cominciato in una di quelle sale da ballo frequentate da uomini e donne della terza età. Il ragusano aveva perso la moglie nel 2013 e si è così subito attaccato a quella donna, molto più giovane di lui, che si era dimostrata cordiale e disponibile. Dopo una brevissima frequentazione, i due decidono di compiere il passo successivo convolando a nozze. Qui si è registrato il primo episodio di plagio di Anna Maria Pellegrino nei confronti dell’anziano convinto a non dire nulla al figlio del matrimonio. Dopo aver celebrato le nozze, per l’allora 81enne ragusano, iniziano i guai. La donna non solo non vuole condividere con lui lo stesso letto, ma nemmeno la stessa casa di Ragusa, preferendo continuare a vivere a Scicli. In fase processuale l’uomo ha raccontato di essere stato contattato dalla neo moglie solo perché aveva necessità di soldi, una richiesta che diventava sempre più frequente. Il culmine, sempre secondo quanto riportato nella querela presentata dal legale del ragusano, si è raggiunto quando Anna Maria Pellegrino ha iniziato a pretendere dal marito l’interna pensione che ammonta a 1600 euro. Fino a quando la sciclitana si era limitata a richiedere piccoli importi, l’uomo aveva ceduto, ma non poteva permettersi il lusso di destinare l’intera pensione alla moglie, così si è opposto a quelle continue richieste. Dal diniego dell’uomo è scaturita una feroce reazione da parte di Anna Maria Pellegrino che ha iniziato ad assillarlo con continue telefonate, almeno tre al giorno, e con minacce sempre più pesanti.

Era il 17 luglio quando l’anziano ottantenne, che in quel momento si trovava in Via Criscione Lupis a Ragusa insieme al figlio e alla sua compagna, riceve l’ennesima telefonata della sciclitana che lo insulta e minaccia. La telefonata, messa in vivavoce, viene ascoltata dal figlio della vittima che prova a richiamare la donna per chiarire quanto stesse avvenendo, ma Anna Maria Pellegrino ha interrotto la conversazione richiamando dopo per continuare ad insultare l’anziano. L’apice della vicenda si registra però il primo agosto del 2014 quando, poco dopo le 23, l’ottantenne ragusano riceve l’ennesima telefonata al fisso. “Brutto stronzo, miserabile, cornuto pozzallese, io ti faccio la posta e se ti prendo ti strappo i coglioni e rompo le gambe alla tua badante”.

Sono le ennesime minacce della donna di Scicli. Per l’uomo questa è la goccia che fa traboccare il vaso, l’anziano decide così di rivolgersi all’avvocato Michele Savarese (nella foto), di Ragusa, che presenta denuncia contro la donna ritenuta, dopo tre anni di processo, responsabile del reato di minacce aggravate. “Determinanti – ha affermato il legale dell’uomo- sono state le testimonianze del figlio del mio assistito e della sua compagna, che hanno riferito al Tribunale di aver assistito a numerose telefonate in cui Anna Maria Pellegrino, con espressioni particolarmente forti e volgari, minacciava di morte il povero anziano se non gli avesse consegnato tutta la pensione”».