MANI- Le mani sono i terminali esteriori della nostra interiorità attraverso i quali esprimiamo i nostri controversi stati d’animo. Con la loro gestualità riescono ad esprimere un linguaggio universale che supera ogni barriera geografica, etnica o razziale. Ma, nonostante la loro eloquente esplicitazione, non riusciranno a spiegarci l’irrisolto e irresolubile tema del mistero della nostra esistenza: il fluire implacabile della vita verso l’inganno certo della morte senza essere riusciti a dare un senso a questo passaggio obbligato.




M A N I

Mani armate in un gioco d’odio
della violenza cercando un podio
o quelle d’un santo bucate d’amore
per filtrare peccati e lenirci il dolore,
mani incallite d’un contadino
già lerce di primo mattino
o quelle nude imploranti lavoro
per un dignità vestita di decoro,
mani sentenzianti d’un giudice
troppe volte d’ingiustizia sudicie
o quelle delicate da coprire con guanti
per non essere come quelle di tanti.

Mani che esprimono le nostre emozioni
certezze, amarezze, speranze e delusioni,
che ci svelano col loro linguaggio
le nostre paure, l’intenzionale coraggio.

Mani focose quando l’amore si svezza
così delicate quando è matura la tenerezza,
mani tremanti che implorano pace da un balcone
mentre altre con una valigetta minacciano distruzione,
mani sposate al dolore d’un frate Pio
aperte sulle strade smarrite per Dio,
mani mendicanti d’un barbone
che rifiutarono la vita e ogni altra occasione,
mani sapienti armate di penna
a difesa dell’anima quando vacilla o tentenna,
mani giunte assorte in preghiera
più per rito che per fede sincera.

Mani per comunicare, mani per dire
che vivere è una colpa e l’espiazione il morire,
che ci orientano in questa Babele di Terra
dove la radice del male le buone rinserra.

Mani prodighe e ritraenti d’un usuraio
che al posto del cuore ha un salvadanaio,
mani decise che stringono il potere
piegando le deboli al loro volere,
mani promettenti di politici rampanti
che scambiano voti stringendo quelle di tanti
ma che poi rubano per conto loro
con nostra delega senza alcun decoro,
mani ardite sotto una gonna
ad attentare le virtù d’una casta donna
ed, infine, quelle fatali d’un pietoso becchino
le ultime che incontreremo sul nostro cammino.

Mani terminali d’un corpo ricevuto in affitto
guscio fragile da restituire senza alcun diritto,
troppo piccole per una vita da afferrare
scivolata sulla filosofia del tirare a campare
che lasciamo fluire senza uno scopo
con la scia d’un rimpianto per i troppi “dopo”,

no,no, per quanto dottamente ci spieghiate,
per quanto alacremente vi prodighiate,
per quanto vi dimeniate con affanno,
non ci svelerete della vita la sua trama d’inganno!.

Gianni Rossini