Anche la trasmissione Tv “Le Iene” si è occupata della triste storia di Sergio Bramini, un imprenditore che è stato costretto a dichiarare fallimento, pur essendo creditore nei confronti dello Stato di oltre 4 milioni di euro. La I.CO.M., azienda di cui è stato fondatore titolare, ha infatti lavorato per anni per enti pubblici senza essere pagata.

 




Geometra e chimico di formazione, ex imprenditore di successo “ho cominciato quando avevo appena 24 anni e sono arrivato a fatturare fino a 5 milioni di euro” – racconta -, occupandomi sempre di trattamento di rifiuti.

Negli anni della “Milano da Bere”, il cartellone col nome della sua I.CO.M. Milano Spa campeggiava nelle gallerie della metropolitana 3 “mi ero occupato io della sua impermeabilizzazione”, poi tutto a gonfie vele sino alla crisi degli ultimi anni. “Ma io sono innocente”, si batte il petto. Il problema è che la Icom vince diversi appalti, anche milionari, per pubbliche amministrazioni del Sud Italia, dall’“emergenza rifiuti” di Napoli a diversi Comuni siciliani. Ma i pagamenti non arrivano. Ritardi dopo ritardi, le banche interrompono le linee di credito, e Sergio Bramini si ritrova con l’acqua alla gola.

“Avanzo crediti per 4 milioni e 300mila euro: 4 dalla pubblica amministrazione, 200mila euro dall’Ucraina!”. Gli operai (23) e gli impiegati (9) della sua azienda, uffici a Bresso, però vanno pagati. Bramini si rifiuta di lasciarli sul lastrico e commette l’unico errore, a sua detta: accende mutui su mutui, ipotecando casa e uffici, nella speranza – vana – di rientrare prima o poi dai debiti, insomma che presto o tardi lo Stato paghi il dovuto.

Risultato? Nel 2011 il Tribunale dichiara il suo fallimento. Gli appioppa un curatore fallimentare e decide di mettere all’asta la sua villa, dove Bramini vive tutt’ora, tre figli, una nipotina di 5 anni. E qui cominciano i nuovi problemi: il perito nominato dal Tribunale valuta il valore della sua villa in circa 700mila euro, che all’asta saranno decurtati di un altro 25%. “Una miseria – dice Bramini – tanto che ho fatto fare una controperizia: si erano dimenticati un mucchio di cose”. Finiture di pregio, l’effettiva metratura (30 vani, 740mq, 2.320 mq di parco, con laghetto e piscina riscaldata), box doppio. “Persino i serramenti han scritto che sono di plastica, quando invece sono di acciaio e motorizzati”. In soldoni, la sua villa vale almeno 1 milione e mezzo di euro. “Vivo della mia pensione e lavoretti vari, non ho più nemmeno i quattrini per pagare gli avvocati. E noi finiremo tutti in mezzo a una strada”. A meno che, spera Bramini, “lo Stato non si metta una mano sulla coscienza. Se sono fallito è stato per colpa sua, io sono sempre stato onesto. Anzi, il curatore fallimentare mi ha ritenuto colpevole: con la mia condotta avrei procurato un danno finanziario di un milione di euro alla mia ditta rifiutandomi di licenziare tutti i miei dipendenti e liquidare la mia azienda.

Bramini per due volte per protesta aveva provato a far incrociare le braccia ai suoi dipendenti nella speranza di smuovere le acque. Risultato? Nessuno. O meglio, due denunce per “interruzione di pubblico servizio”, dato che l’impresa dell’imprenditore monzese si occupava appunto di un appalto pubblico.

Il titolare della Icom per quindici anni ha gestito le discariche di Vittoria e Scicli. Nel 2010 ha inviato una lettera alla Presidenza della Regione Siciliana per dire la sua sulla vicenda Ato Ambiente Ragusa e soprattutto sui debiti dell’Ente nei confronti della sua azienda.

Nella missiva Sergio Bramini accusava l’Ato di portarlo al fallimento. “La mia società – scriveva nel 2010 l’imprenditore – ha operato con serietà ed onestà per più di 30 anni in questo campo e negli ultimi 15 nella gestione di discariche a Vittoria e Scicli, per quanto riguarda la provincia di Ragusa. Oggi la mia azienda versa in una pesantissima crisi di liquidità determinata in via esclusiva dalla grave ed ingiustificata inadempienza del suo principale cliente: l’Ato Ragusa Ambiente, moroso nel pagamento di circa 2 milioni e 500 mila euro. La mia azienda – scriveva Bramini – ha dovuto anticipare i costi gestionali della discarica, caricando di ipoteche beni personali”.




Ecco qui il servizio mandato in ona da “Le Iene” lo scorso 17 ottobre: Quando lo Stato non paga i suoi debiti