Tratto da “La Sicilia” del 4 dicembre 

Servizio di Riccotti La Rocca Carmelo




Il 13 Febbraio si terrà la prima udienza relativa al all’inchiesta sull’HotSpot di Pozzallo che vede indagati sei dipendenti del Comune di Pozzallo (uno deceduto) per il reato di frode sulle forniture e fatture gonfiate per la gestione del locale centro di primo soccorso ed assistenza per Immigrati. Secondo l’accusa, l’Ufficio Territoriale del Governo di Ragusa (Prefettura) è stato indotto volutamente in errore circa la corretta esecuzione degli obblighi previsti dalla Convezione stipulata il 1 settembre 2011 tra la Prefettura e il Comune di Pozzallo relativamente ai rimborsi concessi dal Governo per la gestione dell’Hot Spot. Gli indagati sono accusati di aver fornito alla Prefettura delle rendicondazioni relative alle spese sostenute il primo giorno di arrivo degli immigrati e in quelli successivi, non veritiere, attestando una distribuzione di materiale che, sempre secondo quanto attestato dalla Guardia di Finanza non è mai avvenuta, beneficiando di rimborsi per merce non acquistata e, quindi, mai consegnata ai migranti, rimborsi quantificati in poco meno di 237 mila euro per l’anno 2013 e oltre 418 mila euro per il 2014.

La tenenza della Guardia di Finanza di Pozzallo ha sottolineato che l’esame dei flussi finanziari ha evidenziato come le somme richieste a rimborso alla Prefettura di Ragusa, relative alle spese rendicontate dal comune di Pozzallo come da convenzione, sono invece servite a creare una disponibilità di cassa che ha permesso all’ente pozzallese di eseguire, tra il 2011 e il 2015, pagamenti vari che, in alcuni casi, non rientravano tra quelli previsti dalla convezione stessa e, in particolare, all’articolo 1 dove si specificano nel dettaglio i servizi oggetto dell’appalto e le forniture che l’ente gestore comunica con la trasmissione di appositi modelli di rendicondazione alla Prefettura richiedendone il rimborso. Secondo l’accusa è stata arbitrariamente liquidata al comune di Pozzallo, tra il 2011 e il 2015, la somma di 350 mila 638, 22 euro, relativa a spese che avrebbero dovuto essere pagate dall’ente tramite l’addebito su altri capitoli e non utilizzando i fondi derivanti da mandati di pagamento corrisposti dalle prefetture per spese rendicontate da Convenzione.

A tal proposito sono tanti gli esempi portati agli atti dalla Guardia di Finanza come, nel 2012, il pagamento di oltre 8 mila euro ad una ditta di rifiuti; In quel caso il dirigente ha determinato di impegnare la somma quale compenso per il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani e differenziata all’interno del centro di accoglienza prendendo i soldi dai rimborsi concessi dal Governo. E poi ancora il pagamento, sempre alla stessa ditta, per il servizio prestato come straordinario per riportare il decoro nel paese a seguito della notevole affluenza di clandestini in alcune zone del Comune. I mandati di pagamento posti agli atti dalla Guardia di Finanza sono tantissimi.

Tra i più eclatanti spicca un mandato di pagamento del novembre 2012 per pagare una ditta che ha effettuato lavori di manutenzione su un’auto dell’ufficio tecnico. Nel giugno del 2016 la Prefettura ha liquidato al Comune una somma di oltre 31 mila euro a titolo di rimborso spese per l’acquisto di medicinali da comprare presso la farmacia Comunale di Pozzallo negli anni 2012-2013. Dal prospetto liquidazioni e introiti si è rilevato che quell’importo è servito invece a pagare 3000 euro all’economo come anticipo di spese emergenze sbarchi e poco più di 28 mila euro per un acconto dato ad una cooperativa, quindi nemmeno un euro è stato speso per i medicinali. Insomma, dalla documentazione messa agli atti dalla GDF emerge che negli anni presi in considerazione, tutte le spese (citate agli atti) non risultano richieste a rendicondazione come invece richiesto dalla convenzione, inoltre le spese relative ad alcuni mandati specifici oltre a non essere rendicontate, non rientrano in quelle previste dell’oggetto dell’appalto di cui all’articolo 1 della suddetta convenzione. Ma secondo l’accusa i dipendenti del Comune di Pozzallo non si limitavano soltanto a distrarre i fondi, ma gonfiavano, e in maniera sostanziale, anche le fatture.

In questo senso la Guardia di Finanza ha raccolto dei dati che hanno anche del paradossale come, ad esempio, la richiesta di rimborso per 2063 scarpe in più rispetto a quelle realmente acquistate, 51541 pacchi di carta igienica rispetto ai 750 realmente comprati o, ancora, 4037 pettini in più rispetto agli acquisti reali.

Esempi di acquisti del 2013:




 

Tipologia Acquisti reali Richieste rimborso Differenza Somme indebitamente richieste (in euro) somme
scarpe 3527 5590 2083 20.588.74
tute 1110 14452 3342 66.706,323s
slip 17039 19.199 2160 4298.90
calze 11.348 19205 7857 10449,81
dentifrici 5278 7358 2080 2204,80
Carta igienica 750 51541 50791 16693,12
coperte 200 11.138 10938 65781,98
materassi 600 5567 4967 8314,57

 

Secondo quanto riportato dall’accusa dal 2011 al 2015, la Prefettura ha liquidato al Comune di Pozzallo oltre 11 milioni. L’inchiesta della Guardia di Finanza è nata dal ritrovamento di una discarica abusiva a Marina di Modica, lì le fiamme gialle hanno ritrovato del materiale che arrivata dal C.P.S.A di Pozzallo e, così, hanno deciso di approfondire le modalità di gestione dei rimborsi e delle merci da parte del Comune di Pozzallo.