davide-di-vitaIncredulità per quanto scoperto dalla Procura di Ragusa: sarebbero 21 gli episodi contestati, singoli o in concorso che costituiscono le imputazioni per il 42enne Davide Di Vita, arrestato (ai domiciliari), volontario dei vigili del fuoco in servizio a Santa Croce Camerina. Nell’inchiesta coinvolti altri 14 volontari.

Le 15 persone risultavano essere in servizio nel turno D, quello che effettuava un numero maggiore di interventi rispetto agli altri turni.

Il caso ibleo è rimbalzato in tutta Italia, ma anche all’estero. Come si può arrivare a tanto, si chiede la gente. “Dare fuoco, incendiare, inquinare l’aria che gli stessi loro figli vanno a respirare. Gente senza scrupoli”. Sui social tanti post, commenti, qualcuno chiede anche il carcere duro per i falsi pompieri.

Al gruppo è stata contestata la truffa allo Stato e l’associazione a delinquere, quest’ultima ipotesi non accolta dal gip, Andrea Reale, tanto che la Procura, con il pm titolare dell’inchiesta, Valentina Botti, medita di fare ricorso. Solo un arresto per la pericolosità operativa della persona. Ma ci sono altri 14 indagati per i quali non è stata necessaria la misura cautelare. Il guadagno? Secondo l’accusa, dieci euro all’ora per le uscite di intervento.

I volontari dei vigili del fuoco chiedevano interventi talvolta con false segnalazioni, e difficilmente riscontrabili, come la presenza di animali vaganti. In altre occasioni, erano loro stessi ad appiccare degli incendi per giustificare chiamata ed uscita.

L’attività illecita si è interrotta con l’omicidio Saillant, un capoturno dei vigili del fuoco ucciso a fine giornata di lavoro a Vittoria a gennaio del 2016. Nelle prime fasi di indagine anche i volontari di Santa Croce Camerina, vennero interrogati perchè Saillant in quel momento era a capo del turno D. Fu un delitto di gelosia, nulla a che vedere con il lavoro della vittima ma i volontari ebbero paura di essere intercettati e quindi smisero di compiere gli atti delinquenziali.

“Molti degli indagati – ha spiegato il capo della Mobile, Antonino Ciavola -, interrogati, hanno ammesso la loro responsabilità. Intercettazioni in questura hanno dato la possibilità di registrare reciproche accuse tra i coinvolti. Abbiamo appurato inoltre che il Di Vita, con il suo furgoncino, durante i percorsi intercettati, talvolta passava e gettava dal finestrino qualche artificio pirotecnico che innescava le fiamme dopo poco”.

Di Vita inoltre ha manifestato di possedere una capacità criminale spiccata e di non temere in alcun modo le conseguenze delle condotte poste in essere. Addirittura, in una occasione, l’uomo asseriva di voler “fare scoppiare una bomba” pur di prendere le indennità spettanti in caso di riparazione dei mezzi di soccorso che non volevano concedergli perché non si trattava di un soccorso.