Ieri pomeriggio alle 17.30 presso il teatro don Bosco il Presidio Libera di Ragusa è stato intitolato alla memoria di Daphne Caruana Galizia, giornalista maltese uccisa dalla mafia nel 2017.

Per lʼoccasione sono intervenuti la sorella di Daphne Caruana Galizia, Corinne Vella, il presidente di Libera don Luigi Ciotti e il referente del Presidio cittadino Simone Lo Presti.

Ha moderato lʼincontro Vittorio Avveduto, coordinatore provinciale di Libera.




Riportiamo alcune dichiarazioni qui di seguito

Corinne Vella – sorella di Daphne Caruana Galizia

Intervenuta da Malta per portare la propria testimonianza ringrazia commossa per lʼiniziativa e condivide la lezione di vita ereditata dalla sorella. “Daphne è stata uccisa perché è rimasta sola. Il potere non rispetta la debolezza ma rimanere indifferenti darà solo ulteriore potere a chi ha ucciso Daphne”.

Il suo intervento è un invito alla corresponsabilità: “la nostra comunità non ha bisogno di eroi solitari ma ha bisogno di cittadini attivi che lottano insieme. Ogni volta che lottiamo per proteggere le nostre comunità, non le rendiamo solo più sicure ma creiamo posti dove vale la pena di vivere”.

Simone Lo Presti, referente del Presidio di RAGUSA

Nel suo intervento ricorda come la nostra provincia sia da sempre stata considerata “la provincia babba”, cioè da sempre ritenuta estranea a fenomeni di criminalità organizzata. In realtà le evidenze dimostrano tuttʼaltro. Ecco allora che la funzione di un Presidio a Ragusa è quella di mantenere alta lʼattenzione per evitare che questo tipo di narrazione produca un intorpidimento delle coscienze e un conseguente disimpegno civile. Libera è un percorso di corresponsabilità verso il bene comune La decisone di dedicare il Presidio a Daphne deriva dal riscontro dellʼesistenza di un filo rosso che lega la provincia di Ragusa a Malta che permette di fare un salto in avanti e di proiettare lo sguardo verso lʼEuropa.

Don Luigi Ciotti, presidente di Libera

La vera esigenza del nostro tempo è quella di costruire unʼetica pubblica.

Abbiamo bisogno di cittadini impegnati, che si si assumono la propria parte di responsabilità.

Non basta commuoversi, bisogna muoversi partendo dallʼeducazione e dalla cultura, vero motore del cambiamento.

Intitolare il Presidio a Daphne Caruana Galizia vuole dire fare una scelta coraggiosa a difesa della libertà di stampa. Proteggere i giornalisti significa proteggere la democrazia del Paese. Si uccide non solo sparando ma anche condizionando e influenzando il mondo dellʼinformazione. Ci sono poteri esplicitamente ostili alla libertà di stampa che rendono difficile lʼesercizio di un giornalismo libero e coraggioso. Il fatto che Daphne sia maltese dimostra una tensione del Presidio nei riguardi dello scenario internazionale.

È nostro dovere mantenere lʼattenzione alta, anche fuori dalla nostra Italia. Don Luigi Sturzo nella prima metà del ‘900 aveva già annunciato che “La mafia è in Sicilia ma la testa è a Roma e risalirà sempre più forte e crudele verso il nord per andare oltre le Alpi”.

LʼEuropol ci dice che ci sono 5000 organizzazioni criminali in Europa : il 70% di queste operano in più stati e il 45% contemporaneamente in più settori. È necessario cooperare e uniformare le legislazioni statali in materia di criminalità organizzata. Ecco perché libera è attiva in Europa, in America Latina, nel mondo. È fondamentale condividere le esperienze di impegno che viviamo.

Davanti alla criminalità non possiamo restare zitti, ma sopratutto non possiamo restare inerti. Il cambiamento si produce insieme, la forza sta nel noi, non nel monologo dellʼIo. Per cambiare bisogna puntare alle relazioni, e da queste creare una comunità corresponsabile. Dobbiamo vigilare sulle leggi, che si occupino di giustizia sociale nella prospettiva del bene comune.

I diritti non possono essere calpestati. Non limitiamoci ad assecondare il corso della storia, ma dobbiamo assumerci la responsabilità di deviarla quando serve, quando vediamo che si sta camminando in una direzione contraria alla libertà e alla dignità delle persone.

Non dobbiamo aver paura di riconoscerci fragili. Prenderne consapevolezza è un atto di intelligenza perché ci permette di riconoscere le fragilità degli altri. Siamo chiamati ad andare incontro al futuro, non a rimanere arroccati nelle nostre paure.

La parte giusta non è un luogo dove stare ma un orizzonte al quale guardare insieme.




 

La conclusione dellʼincontro è stata dedicata ad un momento di fondamentale importanza per il territorio di Ragusa: è stato firmato il patto di Presidio col quale tutte le associazioni e gli iscritti aderenti alla rete di Ragusa si sono formalmente assunti lʼimpegno di collaborare per coltivare la memoria e costruire un impegno comune.