di Christian Catera




Nelle ultime settimane le tv, i cellulari e le immagini che circolavano nelle nostre case hanno avuto per protagonista quasi un unico argomento: le nozze reali nel Regno Unito. Ereditarietà, ridondanza e pomposità sono gli ingredienti principali che le nobiltà di ogni luogo e di ogni tempo utilizzano per dare prova della loro esistenza. Ma, in fondo, non sono proprio queste le stesse caratteristiche che fanno da sfondo a tutti i principali avvenimenti che accadono nella nostra Città? E’ come se Scicli fosse la grande regina che, per l’amore di non essere urtata nel suo orgoglio, tiene 28 mila principi fermi sulle nostre posizioni e ne rallenta la voglia di fare cose nuove, tanto ai vecchi, quanto ai giovani. L’orgoglio, i grandi nomi, la mania di stare fermi a contemplare le nostre bellezze, a pensarci bene, sono ostacoli insormontabili per l’economia, lo sviluppo e l’avvenire dei tanti principini che un giorno saranno costretti ad emigrare verso lidi e terre ben più borghesi. Le case sfitte non sempre diventano bed & breakfast o case vacanze, le serre abbandonate non lasciano il posto a rigogliose coltivazioni biologiche, le scogliere abbandonate non si trasformano in panorami mozzafiato e le rovine del Pisciotto rischiano di scomparire. Ai tempi di Totò si direbbe che passare dalla nobiltà alla miseria, il passo è breve. Ma non per questo non si può cambiare. Le intelligenze e le risorse ci sono e ci saranno sempre, ma bisogna che noi principi di Scicli, dal casato di Cava d’Aliga a quello di Scicli centro, ci ribelliamo a questa regina che ancora fa troppa fatica a cedere uno scettro tanto bello quanto arrugginito.