Hanno indossato i gilet gialli, ieri mattina, i piccoli azionisti della Banca agricola popolare di Ragusa, che hanno manifestato davanti alla sede dell’istituto di viale Europa.

Dal 2016 stanno subendo il blocco della liquidità delle azioni sottoscritte negli anni in seguito alle decisioni del cda della Banca. Avevano investito le loro risorse, anche i Tfr, su quei titoli, proposti come sicuri e portatori di un guadagno certo, in quanto non soggetti ad oscillazioni di Borsa, garantiti da una crescita di valore costante – grazie alla periodica rivalutazione operata dalla Banca contestualmente alla sua crescita – e di facile liquidazione mediante il riacquisto da parte della Banca stessa. Ma da oltre due anni – spiegano i risparmiatori –  la Bapr ha alzato una cortina di ferro facendosi scudo di una direttiva europea, che limita il riacquisto delle proprie azioni secondo principi prudenziali. La Banca – senza avvisare i suoi azionisti – ha limitato drasticamente il riacquisto di azioni proprie, consentendolo per quantitativi sempre minori (nell’ordine di sole 30 o 20 azioni per volta) e rendendolo pressoché nullo, sino a bloccarlo, arbitrariamente, nel settembre 2017.

Dal 2018, infatti, la negoziazione delle azioni avviene solo sul mercato Hi-Mtf, il cosiddetto “borsino”. In un anno questo mercato ha prodotto una flessione del valore nominale da 117,40 euro a 83,50. Un progressivo dissanguamento.

La direttiva europea è tuttavia un semaforo: non obbliga la Bapr a determinare questo blocco nel riacquisto delle proprie azioni. Lo dice una sentenza della Corte Costituzionale e lo ha ribadito in questi giorni VladisDombrovskis, vicepresidente della Commissione Europea, che ha risposto a un’interrogazione dell’onorevole Innocenzo Leontini. “Il regolamento sui requisiti patrimoniali (n. 575/2013) non vieta agli enti di riacquistare il loro capitale regolamentare (“fondi propri”), ad esempio le azioni cooperative. Esso – ha spiegato il vice presidente della Commissione – impone semplicemente agli enti di chiedere la preventiva autorizzazione all’autorità competente (Bankitalia)”.

Abbiamo portato molta pazienza – dichiarano ancora i clienti di BAPR –  ma il blocco operativo imposto dalla Banca di fatto ha reso nullo l’esercizio del diritto dell’azionista alla circolazione dei titoli.

Non c’è stata una disponibilità, da parte degli Organi della Bapr, di tutelare gli azionisti della Banca (18.969,di cui 15.384 soci e 3.585 piccoli azionisti, come da bilancio 2016). Di fatto l’asserita solidità patrimoniale della Banca (Cet1 indicato al 24,7 nel 2017, sceso al 22% dopo la vendita di 350 milioni di crediti non esigibili) cozza con la crisi di liquidità delle azioni Bapr. Siamo stati finora concilianti e abbiamo cercato nella stessa banca risposte e soluzioni. Ma abbiamo ricevuto in risposta solo un muro di gomma, che sta esasperando da tre anni i risparmiatori e determinando una perdita di fiducia e di immagine della banca, quella che era la nostra banca popolare, lo specchio di un territorio e di un’intera economia.

Da qui la manifestazione di ieri davanti alla sede centrale della Banca agricola popolare di Ragusa.