nicosia omicidioIl capannone distrutto dalle fiamme, martedì 25 agosto 2015, alle 17 circa, in Contrada Serra Rovetto a Vittoria preannuncia l’inizio di una guerra tra soci, sfociata con l’omicidio di Salvatore Nicosia per il quale sono in carcere Carmelo e Giacomo Iannello e due giovani di Messina,  Giuseppe Scionti e Yvan Cacciola.

L’opificio è di proprietà dell’imprenditore, Maurizio Ciaculli, che ha denunciato  diversi casi di agro mafie nella grande distribuzione ma nel 2014 è stato sfrattato perché indebitato con una banca. L’attività di Ciaculli è fallita. Il suo capannone viene gestito dal curatore fallimentare che, secondo i bene informati, lo affida a un’azienda la World Fruit, che fa capo alla moglie di Biagio Ianello, figlio di Giacomo. Quest’ultimo fermato per l’omicidio di Nicosia, il quale era uno dei tanti soci, sicuramente quello più scomodo che doveva essere eliminato.  C’era l’attività di lavorazione ortofrutta di facciata. Poi quella più redditizia era quella delle truffe.

Iannello, secondo quanto si è appreso, faceva il carico di merce e non solo al mercato ortofrutticolo di Vittoria, e con metodi mafiosi  lasciando indebitati i produttori e i commissionari, perché non pagava mai e nessuno mai ha rivendicato le somme,  per paura di ritorsioni. Nel contesto delle truffe, la società di Iannello si arricchiva ed era proprio in questa attività che Nicosia aveva pretese economiche, come tutti gli altri soci, compresi alcuni casalesi.

Poi il capannone viene incendiato, come le due auto di Giacomo Iannello, ( che ha accusato Nicosia come responsabile degli atti incendiari),  tant’è che è stato costretto a lasciare Vittoria e rifugiarsi in un paesino di 180 abitanti del messinese, Altolìa, dove abitava suo padre. Turi Mazinga, Salvatore Nicosia, definito rissoso, aggressivo, ha pestato i piedi al figlio di Giacomo, Biagio. Lui si è incontrato con Nicosia per discutere ma sono venuti alle mani. Mazinga sarebbe riuscito a sopraffare Biagio Iannello, prendendolo a calci e pugni. Poco dopo la vendetta di Giacomo e del padre, Carmelo con l’eliminazione di Turi Mazinga.

Lui, la vittima, proveniva da una famiglia per bene, molto rispettata a Vittoria. La moglie si è detta all’oscuro dei rapporti economici e di lavoro del marito. Lei lo aveva denunciato per stalking, ritirando poi la querela.

Viviana Sammito