Ennesimo grido di allarme e appello alla mobilitazione lanciato dalle tre Organizzazioni Confederali Cgil-Cisl-Uil e dalle tre Organizzazioni di Categoria edile Feneal-Filca-Fillea per scongiurare il concreto rischio di vedere definitivamente tramontato il sogno della realizzazione dell’arteria autostradale che colleghi Rosolini a Modica.




La situazione attuale, allo stato dei fatti è che tutto è fermo né si intravede la possibile e auspicata ripresa dei lavori. I pochi lavoratori ancora rimasti in cantiere non ricevono la paga da due mesi (dicembre e gennaio) e la stessa situazione si prospetta per il mese di febbraio. Ai soliti e consueti “intoppi”, già ben conosciuti e più volte denunciati dalle OO.SS, se ne aggiungono di nuovi e di varia natura; tutto questo rischia davvero di compromettere definitivamente la realizzazione dell’opera.

Non più tardi di circa un mese fa il neo Assessore alle infrastrutture on. Falcone, visitando Ragusa, rilasciò delle rassicuranti dichiarazioni alla stampa con le quali informava che nel corso di un apposito incontro tenuto in sede regionale tra Regione siciliana, Cas, Anas e Imprese esecutrici si era raggiunta una intesa che consentiva di riprendere a breve l’iter dei lavori; l’intesa raggiunta riguardava: a) la chiusura del contenzioso pendente con l’impresa esecutrice sulla base di una cifra complessiva di 22 milioni di euro, dieci dei quali sarebbero stati erogati direttamente ai fornitori e alle imprese locali che rischiavano e rischiano il fallimento , b) la definizione di un nuovo cronoprogramma dei lavori, c) l’impegno a consegnare il primo lotto esecutivo (Rosolini-Ispica) entro il mese di febbraio 2019.

Le dichiarazioni rilasciate dall’Assessore Falcone non sono state mai tradotte  in una vero e proprio Accordo sottoscritto dalle parti; anzi, nel giro di pochi giorni, lo scenario disegnato dalle dichiarazioni precedenti è stato completamente stravolto, riemergendo lo spauracchio del definitivo blocco dei lavori. Le Organizzazioni sindacali si sono immediatamente attivate chiedendo un incontro urgente con l’Assessore Falcone  e con i vertici del Cas; incontro tenutosi a Palermo nel corso del quale con sgomento abbiamo appreso che uniche possibilità rimaste in campo prevedevano o l’ipotesi della rescissione del contratto o la prosecuzione dei lavori sulla base di una ridefinizione dell’accordo consortile (tra Condotte e Cosedil) che aveva dato vita a CO.SI.GE.. L’Assessorato e il Cas si stavano adoperando per sollecitare una soluzione “indolore” che consentisse la ripresa dei lavori nel giro di alcuni mesi. Nel corso di quello stesso incontro l’Assessore si dimostrava cautamente ottimista sull’esito positivo della vicenda e che comunque da parte sua c’era un costante impegno per seguire la vicenda attivandosi su tutti i tavoli (locali, regionali e nazionali). Da parte del Cas si sarebbe operato per dare corso quanto meno al pagamento dei creditori più deboli e più esposti.

Il corso degli eventi successivi, che ha visto le OO.SS. impegnate quotidianamente in incontri con i lavoratori, le imprese, i fornitori e con costanti contatti con il Cas, non ha schiarito minimamente il quadro delle varie problematiche che sembrano ingarbugliarsi ogni giorno di più. Il cantiere è sostanzialmente è fermo, le maestranze non vengono pagate, i fornitori ancora attendono di essere saldati, la realizzazione e il completamento dell’importante infrastruttura si evanescente per non dire che è ormai definitivamente sfumata. Il territorio rischia di restare sfregiato da lavori che lo hanno solo devastato compromettendone l’equilibrio ambientale e idrogeologico, i lavoratori andranno ad incrementare la già ampia schiera dei disoccupati, molte imprese saranno costrette a chiudere i battenti e a licenziare a loro volti i proprii dipendenti. Un’intera provincia letteralmente beffata.

Nessuna responsabilità sociale stanno dimostrando le due imprese aggiudicatarie dei lavori che agiscono unicamente sulla base di un cinico calcolo di vantaggio e di “rapina” del territorio; la committenza e la Regione, a loro volta, non dimostrano di avere scarsa capacità di governare e orientare gli eventi coerentemente agli impegni assunti.




Non possiamo accettare supinamente che tutto ciò porti all’esito nefasto da noi tutti paventato; non possiamo consentire ciò non solo per la perdita di posti di lavoro e di reddito che abbiamo già sofferto e che si prepara, a breve, a diventare ancora più consistente, non possiamo consentire che ciò accada perché un intero territorio e una intera economia subirebbe un toro e una ferita che stenteremmo a sopportare oltre. E’ per queste ragioni che lanciamo un appello alla mobilitazione a tutte le istituzioni locali; alla nostra deputazione regionale e nazionale, alle forze sociali e politiche, al mondo dell’economia e delle imprese affinché arrivi forte e determinata la nostra richiesta perché l’opera non si blocchi e si possa concludere nei tempi prefissati.

Le tre Organizzazioni sindacali si fanno promotrici, pertanto, di un incontro operativo con le istituzioni locali, con le deputazioni e con tutti gli altri soggetti interessati, che si terrà mercoledì 28 febbraio alle ore 16,30 a Pozzallo presso il Centro “ Meno Assenza “