FrahorusBabbo Natale è vestito di rosso scarlatto: è un re. La sua barba bianca, le sue pellicce e i suoi stivali, la slitta nella quale viaggia, evocano l’inverno. Lo si chiama “Babbo” ed è vecchio, quindi incarna la forma benevola dell’autorità. […] In realtà, questo essere soprannaturale e immutabile, fissato una volta per tutte nella sua forma […], è la divinità di una classe di età della nostra società, e la sola differenza tra Babbo Natale e una divinità è che gli adulti non credono in lui, sebbene incoraggino i bambini a crederci e alimentino tale credenza con molte mistificazioni. (Claude Lévi-Strauss, Babbo Natale suppliziato, in Razza e storia e altri studi di antropologia, Torino 1967, p. 254)

 Ripercorriamo brevemente la genesi e la trasformazione di una delle leggende più celebri a noi giunte, ovvero la storia di Babbo Natale che, come vedrete, ci riserverà non poche sorprese.

 1)      I Saturnali

 Gli antichi romani usavano celebrare il solstizio d’inverno con feste presiedute da Saturno. I Saturnali venivano celebrati nella settimana tra il 17 e il 20 dicembre, prolungandosi in epoca imperiale fino al 24: era questa una fase liminare e potenzialmente rischiosa, connessa con la morte e la rinascita simbolica del Sole, il cui culto venne introdotto nella seconda metà del III secolo e istituzionalizzato da Aureliano con la festa del Dies natalis invicti solis, fissata il 25 dicembre. Qualche giorno dopo iniziavano le feste in onore di Giano e della dea Strenia, nel corso delle quali era pratica usuale lo scambio di doni (strenae in onore della divinità femminile, da cui il termine strenna ancora oggi in uso).

 2)      Nicola di Mira o Nicola di Bari?

 Col passare del tempo a questi culti e riti pagani si è passati all’arrivo di una nuova religione, il cristianesimo, e la Chiesa romana stabilì in quella stessa data, ovvero il 25 dicembre, la ricorrenza della nascita di Cristo, agevolando di fatto confluenze e sincretismi tra riti pagani e festività cristiana.  E, come sappiamo tutti, col cristianesimo sono arrivati i santi e tra questi troviamo un certo Nicola di Mira o Myra, vescovo di un’antica città della Turchia. Si dice che il vescovo diffuse il cristianesimo nei luoghi più freddi dove i bambini non potevano recarsi in chiesa a causa delle temperature gelide che talvolta non permettevano loro di uscire di casa. San Nicola, quindi, escogitò un nuovo metodo per diffondere la sua credenza religiosa e raccontare la storia di Gesù: iniziò a recarsi nelle case portando con sé un dono per ogni bambino, mentre i parroci trasportavano i doni su una slitta trainata da cani. A questa leggenda s’ispira anche la festa olandese di Sinterklass, ovvero il compleanno del santo; termine da cui deriva il nome di Santa Claus e delle sue varianti.

In Italia il personaggio san Nicola di Mira è conosciuto secondo la tradizione come san Nicola di Bari, un vescovo cristiano del IV secolo abitante a Mira o Myra, un paese nella provincia dell’Impero bizantino. La sua salma fu trasportata a Bari da alcuni pescatori in una basilica appositamente costruita nel 1087 e, ancora oggi, i fedeli si recano a visitare il luogo sacro.

 3)      Il Babbo Cattivo

 La fama della figura di San Nicola o Santa Claus  o Sanctus Nicolaus venne esportata in America dalle migrazioni dal XVII secolo: e se in Europa settentrionale e nel Nord Italia in quel periodo nell’iconografia di questo personaggio risaltano ancora gli attributi vescovili (il manto rosso, la mitra sul capo), come ha segnalato M. Belpoliti “San Nicola è anche un santo che ha molte facce, discendente dagli spiriti che accompagnano il corteo di Hellequin, il cacciatore che rapisce i bambini e guida il corteo dei morti nelle notti invernali”. In Austria Sankt Nikolaus era accompagnato da Krampus, o Knecht Ruprecht negli altri paesi germanici, essere maligno dotato di due minacciose corna sul capo, di una lingua che gli penzolava dalla bocca e di un sacco in cui imprigionava i bambini capricciosi (tratti e comportamenti comparabili ricorrono frequentemente nelle tradizioni folkloriche dell’Alto Adige e del Tirolo). Sì, avete letto bene: Babbo Natale con le corna! Anche in Finlandia c’è un personaggio simile, Yule Goat, il tradizionale caprone della mitologia scandinava dalle enormi corna ritorte. Per la cultura nordica, infatti, Babbo Natale è in realtà un caprone, o meglio ancora, un uomo-capra. Creato, o forse generato, da qualche parte al gelo di Korvatunturi, una regione nel nord  caratterizzata da fitte foreste di pini, laghi ghiacciati e montagne, oggi considerata il tradizionale luogo d’origine di Babbo Natale, nonché la sede della bottega, dove migliaia di gnomi (non elfi, ma gnomi) sono perennemente indaffarati nella creazione di giocattoli per conto di Joulupukki, il nome finlandese di Babbo Natale. Si pensa che la figura dello Joulupukki sia diretta discendente dei due caproni che, secondo il mito, trascinavano il carro del dio Thor. Thor che ogni sera li ammazzava entrambi col suo martello per banchettare. cibandosene e, la mattina successiva, li riportava in vita, sempre con l’ausilio del Mjolnir, perché continuassero a trainare il suo carro.

 4)      Il Babbo Coca Cola

 Come avevo già anticipato prima, Babbo Natale sbarca in America e si americanizza: qua è conosciuto come Santa Claus e, dismettendo gli antichi panni ecclesiastici per assumere le fiabesche fattezze di un vecchio barbuto e grasso, diventa icona di opulenza, serenità e benessere: così lo tratteggia nel 1863 su Harper’s Weekly la penna del disegnatore statunitense Thomas Nast, dando un volto propriamente statunitense a quel generoso distributore di doni che già Charles Dickens aveva ritratto nel 1843 nel suo celebre Canto di Natale nello Spirito del Natale Presente.

Così da prodigo dispensatore di piccole gioie Santa Claus inizia progressivamente ad assumere le fattezze di un vero dio delle merci negli anni Trenta, grazie a una campagna pubblicitaria senza precedenti che la Coca-Cola Company ideò per ovviare al divieto – generato da diversi procedimenti penali e da campagne denigratorie sulla presenza di sostanze nocive nella bevanda – di utilizzare a questo scopo immagini di bambini. Il disegnatore di origini svedesi Haddon Sundblom ipercaratterizzò il complesso di segni già allestito da Nast, creando il peculiare codice simbolico che sostanzia l’iconografia contemporanea di Santa Claus.

 5)      Le renne di Babbo Natale

 Il legame di Santa Claus con gli animali ha le sue origini nelle leggende legate al vero San Nicola, che faceva portare il fardello dei doni ad un asinello nella notte di Natale. Le renne compaiono solo nei primi dell’800, quando alcuni scrittori decisero che sarebbero state più pittoresche del vecchio asinello (che nel frattempo era diventato un bel cavallo bianco). La prima volta fu nell’illustrazione di un libro, con una sola renna, poi Clement Clarke Moore scrisse una poesia per i suoi figli in cui indicava il nome di tutte le otto renne di Babbo Natale (Blitzen, Comet, Cupid, Dancer, Dasher, Donner, Prancer e Vixen). La nona renna, aggiuntasi solo nel 1939, è Rudolph dal naso rosso, inventata a scopo pubblicitario dalla catena americana Montgomery Ward. La favola narra che Rudolph fosse spesso snobbata e presa in giro dalle altre renne per via del suo naso rosso brillante, e non gli era permesso prendere parte a nessuno dei tipici giochi da renna. Una notte di Natale molto nebbiosa, Babbo Natale in persona si avvicinò al povero Rudolph e gli chiese se voleva guidare la slitta, perché avrebbe fatto luce con il suo naso. Da allora Rudolph, che rappresenta la rivalsa di tutti coloro che vengono emarginati, divenne la renna più famosa di tutte.

 6)      Ma allora esiste?

 Certo che esiste, lo vediamo dovunque a Natale ma soprattutto Babbo Natale è entrato nel nostro immaginario fantastico (chi di voi, da bambino, non ha ricevuto almeno una volta una visita di Babbo Natale? E chi di noi non si è divertito e non si diverte tutt’oggi a vestirsi dal buon signore panciuto e barbuto del Nord per far contenti i nostri bambini?) e ci ricorda che la magia del Natale non scomparirà mai, e i nostri figli ne sono ben contenti.

 7)      E dove abita?

 Avevamo già accennato che Babbo Natale abita in Finlandia (almeno per noi europei) in un villaggio vicino alla città finlandese di Rovaniemi, in Lapponia esattamente sul Circolo Polare Artico, mentre negli Stati Uniti si sostiene che abiti al Polo Nord (situato per l’occasione in Alaska) mentre in Canada il suo laboratorio è indicato nel nord del paese.. Secondo i norvegesi la sua residenza è Drøbak, dove si trova l’ufficio postale di Babbo Natale. Altre tradizioni parlano di Dalecarlia, in Svezia, e della Groenlandia. Nei paesi dove viene identificato con San Basilio viene talvolta fatto abitare a Cesarea in Cappadocia. Insomma, Babbo Natale ha molte case, questo è certo.

 Vorrei concludere con le parole di Piero Angela, noto conduttore tv: Certo, dire che Babbo Natale non esiste non è una bella notizia. Anzi, è una brutta notizia. D’altra parte cosa si dovrebbe dire? Che ci sono le prove scientifiche dell’esistenza di Babbo Natale? E che esistono le testimonianze di milioni di persone che hanno trovato giocattoli sotto il camino o sotto l’albero?

Buon Natale da Francesco Camagna

Fonti utilizzate per redigere questo articolo:

http://www.treccani.it/enciclopedia/percorsi/scienze_sociali_e_storia/Santa_Claus.html/

http://www.bookandnegative.com/underground/la-leggenda-nera-di-babbo-natale/

http://it.wikipedia.org/wiki/Babbo_Natale

http://it.wikipedia.org/wiki/San_Nicola_di_Bari

 

Per approfondire sulla storia di Babbo Natale:

–          Corvino, Claudio, Storia e leggende di Babbo Natale e della Befana. Origini, credenze e tradizioni di due mitici portatori di doni, Roma, Newton & Compton, 1999

–          De Gubernatis, Angelo, Storia comparata degli usi natalizi in Italia e presso gli altri popoli indo-europei, Milano, 1878 (rist. anast. Sala Bolognese, Forni, 1986)

–          Grisi, Francesco, Il Natale. Storia e leggende. Tra cronaca e poesia la festa più bella rivive attraverso il racconto degli scrittori italiani: da Jacopo da Voragine a Gabriele D’Annunzio, da Gregorio Magno a Eduardo De Filippo, da Tommaso Campanella a Italo Calvino, Roma, Newton & Compton, 2000

–          Lagioia, Nicola, Babbo Natale. Dove si racconta come la coca-cola ha plasmato il nostro immaginario, Roma, Fazi, 2005.

–          Lévi-Strauss, Claude, Le Pére Noël supplicié, Pin-Balma, Sables, 1994 (trad. it.: Babbo Natale giustiziato, Palermo, Sellerio, 2002).

–          Maschio, Claudia, La magia del Natale nel mondo. Un viaggio fantastico attraverso tutti i continenti, Verona, QuiEdit, 2006.

–          Miles, Clement A., Christmas in ritual and traditions christian and pagan, London, Fisher Unwin, 1913 (trad. it.: Storia del Natale. Tra riti pagani e cristiani, a cura di Laura Mazzolini, Bologna, Odoya, 2010).