Frahorus

L’autore

Lyman Frank Baum è nato nel piccolo paese di Chittenango nella contea di Madison a New York centocinquantasei anni fa. Frank era un bambino sognatore (ha letto tutti i racconti dei fratelli Grimm e di Hans Christian Andersen) e amava così tanto le parole stampate che il padre, un ricco petroliere, gli regalò una piccola pressa tipografica che lui, assieme al suo fratellino minore Harry, utilizzò per stampare il giornale The Rose Lawn Home Journal (titolo che fa chiaramente riferimento al nome della villa dove viveva coi suoi genitori, appunto Rose Lawn, giardino di rose) e a 17 anni stamperà anche un’altra testata dal titolo The Stamp Collector (Il collezionista di francobolli).

A venti anni Frank scoprì un’altra passione, oltre la scrittura e il teatro, ed era l’avicoltura, ovvero l’allevamento dei polli e ne divenne così entusiasta che non solo gli dedicò un giornale (The Poultry Record) ma addirittura scriverà, a trent’anni, il suo primo libro The Book of the Hamburgs: A Brief Treatise upon the Mating, Rearing, and Management of the Different Varieties of Hamburgs (Il libro degli Amburgo: breve trattato sull’accoppiamento, l’allevamento e la gestione di diverse varietà di Amburgo). Nello stesso momento scriveva anche commedie per il teatro e lui stesso recitava in piccole compagnie che finanziava. Dopo essersi sposato nel 1882 Frank Baum aprirà sei anni dopo un bazaar nel Dakota del Sud, ma ben presto fallirà. Interessante sottolineare che rimarrà così colpito dal paesaggio di questo paese (arido e pieno di solitudine) che ce lo trasporterà molto bene nel Kansas del Mago di Oz.

Trasferitosi a Chicago con moglie e figli, Baum inizierà a lavorare come reporter per l’Evening Post e contemporaneamente farà il venditore porta a porta di porcellane (qui possiamo cogliere un altro riferimento al romanzo de Il Mago di Oz visto che egli farà vivere ai nostri protagonisti un’avventura nel Paese di Porcellana). Ma Frank diventerà ufficialmente scrittore esattamente nel 1897, anno in cui egli pubblicò una raccolta di filastrocche dal titolo Mother Goose in Prose (Filastrocche di Mamma Oca) che ebbe un discreto successo e gli consentì di abbandonare il mestiere di venditore ambulante per dedicarsi alla scrittura. E infatti due anni dopo pubblicò, in collaborazione con l’illustratore W. W. Denslow, Father Goose: His Book (Il libro di Papà Oca) una raccolta di poesie nonsense che divenne il libro per bambini più venduto dell’anno. Felice dei risultati dell’ultimo libro, Frank e Denslow pubblicheranno nel 1900 il romanzo per bambini The Wonderful Wizard of Oz (Il Meraviglioso Mago di Oz) che ebbe un successo incredibile tanto è vero che fu bestseller per ben due anni di seguito. Seguendo l’onda del successo Baum dedicherà al Paese di Oz la bellezza di tredici romanzi che formeranno il Ciclo dei Libri di Oz. Dopo due anni dalla pubblicazione de Il Mago di Oz Baum e Denslow decidono di trarne un musical e lo spettacolo fu rappresentato a Broadway per la bellezza di 293 volte dal 1902 al 1911 e, in seguito, fu portato in tourneé per tutti gli Stati Uniti.

Frank Baum, dopo Oz, scriverà anche altri romanzi con diversi pseudonimi, ma nessuno di essi eguagliò mai il Mago di Oz. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1919, la serie su Oz verrà continuata da altri autori, tra cui Ruth Plumly Thompson che scrisse ben 19 romanzi.

Il Mago di OzI romanzi del mondo di Oz

Dorothy: «Come farò ad arrivare laggiù?»

Strega del Nord: «Devi camminare. E’ un lungo viaggio, attraverso una terra che a tratti è piacevole, a tratti è buia e terribile. […]  La via per la Città di Smeraldo è lastricata di mattoni gialli, perciò non puoi sbagliarti. Quando arriverai da Oz, non avere paura di lui, ma raccontagli la tua storia e chiedigli di aiutarti.»

Scusate l’inversione, ma stavolta devo brevemente partire dal film per poi parlare del romanzo, e leggendo capirete il perché. Il mio primo “incontro ravvicinato” col fantastico mondo di Oz proviene dalla visione di un film che vidi (ancora bambino) casualmente a casa di mio zio, grande appassionato di cinema, ed era Nel fantastico mondo di Oz (film che uscì nel 1985). Esso era il seguito non ufficiale del precedente film Il Mago di Oz, del quale non conoscevo nulla. In quel film la piccola Dorothy ritorna nel fantastico mondo di Oz e ritrova i suoi vecchi e cari amici lo Spaventapasseri, l’Uomo di Latta e il Leone tutti e tre, però, pietrificati.  Incredula e stupita, cercherà in tutti i modi di salvarli da quel terribile incantesimo e in questa nuova avventura conoscerà (ovviamente) nuovi amici fantastici, come Tik Tok (una sorta di robot a carica), testa di zucca (una zucca davvero enorme) e una testa di alce (abbastanza logorroica e brontolona).

Un paio di settimane fa ho acquistato il film Il Mago di Oz (che uscì nel 1939) e me lo sono divorato come se fossi tornato davvero bambino. Più che un film si può definire un vero e proprio musical, tra l’altro contiene la celebre e stupenda Over the Rainbow che valse l’Oscar come miglior canzone nel 1940.

Dai film inevitabilmente e piacevolmente sono approdato all’omonimo romanzo di Baum, che ho da poco finito di leggere e finalmente sono riuscito a capire quello che era successo alla piccola Dorothy nella sua prima avventura ad Oz.

Brevemente la trama della favola: Dorothy è una bambina orfana che vive in Kansas con gli zii Emma e Henry e non si separa mai dal suo cagnolino Totò. Un giorno, però, arriva un forte uragano che trasporta la bambina e il cane nel Paese dei Ghiottoni dove ucciderà (senza accorgersene e senza colpa, visto che gli è caduta addosso la casa) una cattiva strega dalle Scarpette d’Argento. Apparsale la strega buona del Nord Dorothy le chiede come può aiutarla per tornare a casa sua nel Kansas, e la strega le consiglia di andare dal Mago di Oz nella Città di Smeraldo, e per non perdersi deve seguire la strada formata dai mattoni gialli. E così inizia l’avventura della piccola Dorothy per il mondo incantato e magico di Oz, dove incontrerà lo Spaventapasseri che desidera avere un cervello, il Taglialegna di Latta che desidera avere un cuore e il Leone Codardo che desidera avere il coraggio. E tutti e tre si recheranno al cospetto del misterioso Mago.

Per leggere Il Mago di Oz bisogna tornare bambini ed indossare, come fanno gli abitanti della Città di Smeraldo, gli occhiali con le lenti verdi e tutto ci apparirà fantastico. Si nota subito la differenza tra il grigio e ventoso Kansas e i colorati paesi della Terra di Oz (dove prevale il blu nel Paese dei Ghiottoni, il giallo in quello dei Gialloni, il verde nella Città di Smeraldo e il rosso nel Paese dei Grassoni).Ciò che emerge in questa favola è il sense of wonder tipico dei bambini che l’autore ci trasmette, appunto, con gli occhi della piccola e pura Dorothy, e tale senso della meraviglia è quello che vincerà ogni paura. Fondamentalmente è questo il messaggio etico che l’autore ci vuole trasmettere. Dorothy è determinata, incoraggia sempre i suoi amici fatati e il suo unico scopo, oltre a realizzare i desideri dei suoi amici di avventura, è quello di tornare a casa sua, nel Kansas, a riabbracciare i suoi cari zii che l’hanno cresciuta come una figlia.

Baum si è divertito nello scrivere questa storia, questa favola moderna, e ciò si percepisce chiaramente leggendola (segno distintivo della narrazione, rispetto alle favole precedenti, è l’imprevedibilità delle cose che accadono). E poi come non notare il particolare delle streghe buone e cattive, segno che dimostra come l’autore voglia stravolgere positivamente i tratti canonici delle favole passate, creando così una moderna wonder tale americana (come non citare i topolini che salvano il Leone, chiara rivisitazione dei lillipuziani ne I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift).

Bisogna notare che nel mondo di Oz non c’è assolutamente un clima di pace e armonia ma, se ci si sofferma  un po’ a ragionare, c’è in effetti una vera e propria lotta al potere e ognuno la pratica in modi diversi. Per esempio il Mago stesso (che incarna la figura paterna imbrogliona) governa gli abitanti della Città di Smeraldo con i suoi trucchi da circo oppure la cattiva Strega dell’Ovest (che incarna la figura materna severa e quindi vendicativa) tiene in schiavitù i Gialloni coi suoi poteri. Ma fortunatamente c’è Dorothy che, dovunque ella passi, tutto sembra migliorare e riappacificarsi, e questo simboleggia appunto il fatto che “l’immaginazione può trasformare anche il più arido dei terreni in una plaga felice” (parafrasando Carlo Pagetti nell’introduzione a Il Mago di Oz).

Un altro punto che vorrei sottolineare è il fatto che Baum non fa indossare ai personaggi un’armatura etica e moraleggiante come nelle favole del passato, ma anzi Dorothy stessa uccide per ben due volte (la prima inconsapevolmente visto che la sua casa precipita e uccide la cattiva Strega dell’Est, la seconda di nuovo inconsapevolmente quando getta il secchio d’acqua alla Strega cattiva dell’Ovest che si scoglie come neve al sole) e anche lo Spaventapasseri, il Taglialegna e il Leone Codardo non scherzano mica (il primo uccide quaranta cornacchie, il secondo decapita quaranta lupi e il terzo uccide l’enorme ragno che terrorizzava l’intera foresta del Sud) pur di difendere l’innocente Dorothy che, diciamoci la verità, rimane la perfetta leader coraggiosa della piccola Alleanza dalla quale lo stesso Tolkien potrebbe aver preso spunto per la Compagnia dell’Anello. Ma la stessa figura del Leone potrebbe riferirsi alla fiaba tradizionale in maniera però umoristica. Mi piace ricordare la conclusione allegorica sull’America che lo stesso Carlo Pagetti fa dei personaggi principali del romanzo, ovvero lo Spaventapasseri simbolo delle umili origini rurali, l’Uomo di Latta simbolo del futuro sempre più tecnologico, il Leone simbolo dell’ultimo testimone di un’antica civiltà ormai perduta, la piccola Dorothy è l’eroina per eccellenza e il cagnolino che, unico degli animali che non parla, è stato inserito da Baum per i bambini.

Tornando al Mago di Oz, egli è la figura dell’imbroglione, del cialtrone che ha una sovranità fasulla poggiata sulla retorica delle parole ma anche di colui che, alla fin fine, riesce ad esaudire i desideri dei nostri protagonisti rivelando che cervello, cuore e coraggio sono doti che abbiamo tutti, basta solo riscoprirle.

E che dire dei personaggi che incontriamo in tutta la storia? Ognuno di loro viene caricato da Baum da una grande umanità, infatti la storia non prosegue se il personaggio di turno non ci narra la sua storia personale.

In conclusione Il Mago di Oz è una favola per bambini ma che strizza assolutamente l’occhio al mondo degli adulti, e in un certo senso tira loro le orecchie mostrando che, in fondo, la felicità è dentro di noi, basta solo non oscurarla coi nostri problemi quotidiani ma riscoprirla ogni giorno (e, perché no? Dedicando più tempo ai nostri figlioli piuttosto che ai nostri hobby!).

I film sul mondo di Oz

Come già ho accennato nella vita dell’autore, prima dell’uscita del film tratto dall’omonimo romanzo, fu fatto un musical scritto dall’autore stesso che ebbe un successo incredibile e proprio sulla scia del musical venne fatto il film nel 1939 (che purtroppo Baum non riuscì a vedere visto che è scomparso nel 1919) con la regia di Victor Fleming, lo stesso regista che girò in contemporanea un altro capolavoro del cinema del Novecento ovvero Via col vento. Bisogna però precisare una cosa: l’autore, prima dell’avvento del film del ’39 (che poi è rimasto quello più celebre), ha prodotto un paio di versioni cinematografiche su Oz e sono: The Wonderful Wizard of Oz nel 1910, The Magic Cloak of Oz / The Wizard of Oz nel 1914, mentre dopo la sua morte troviamo The Wizard of Oz nel 1925 dove Oliver Hardy recita nella parte del Taglialegna di Latta, The Land of Oz nel 1932 (seguito di quello del 1925), The Wizard of Oz del 1933 (cartone animato) e The Wizard of Oz del 1938 (cortometraggio) .  Ma torniamo al film originale: la mia prima reazione dopo la visione, nonostante sia stato girato ben 73 anni fa, è stata: wow! Nonostante l’età gli effetti speciali fanno riscaldare il cuore (come non notare gli sfondi palesemente dipinti) ma la particolarità del film è che quando Dorothy vive nel Kansas è tutto in bianco e nero, e quando poi atterra sul Paese dei Ghiottoni (anche se nel film viene tradotto con Mastichini) tutto è coloratissimo e ciò esalta bene la visione di Baum del desiderio di Dorothy di vivere “oltre l’arcobaleno”, cioè in un mondo magico dove tutti possono vivere felici. L’attrice scelta per interpretare Dorothy, Judy Garland (un’altra papabile fu Shirley Temple), fu davvero azzeccata e trasmette bene l’innocenza e il candore della Dorothy pennellataci nel romanzo. Suppergiù la trama del film è molto simile a quella del romanzo (ad eccezione di numerosi tagli tipo le stragi di lupi, cornacchie ed api, del ragno gigante o l’attraversamento del Paese di Porcellana e aggiunte varie) e per questo non mi dilungo ulteriormente.

Successivamente al Mago di Oz uscirà, dopo ben 33 anni, il seguito ufficiale ovvero Ritorno a Oz (Return of Oz, 1972) ispirato al secondo libro del Paese di Oz di Baum. La curiosità di questo film è che il Mago non appare, contrariamente a quanto accade nel romanzo.

Nel 1974 uscirà il film di fantascienza sociologica Zardoz (il titolo è una contrazione di Wi-zard of Oz) che ha chiari riferimenti al romanzo di Baum.

Nel 1978 uscirà il musical The Wiz, anch’esso basato sul romanzo omonimo di Baum ma rivisitato in chiave moderna e urbana. In questo film troviamo un giovane Michael Jackson nei panni dello Spaventapasseri. Questo film passerà alla storia come il musical più costoso realizzato fino ad oggi.

Nel 1985 uscirà (come già vi ho accennato nella “prefazione” dell’articolo) Nel fantastico mondo di Oz che è il seguito non ufficiale de Il Mago di Oz prodotto dalla Walt Disney Pictures e diretto da Walter Murch. Questo film si basa sul secondo e sul terzo romanzo di Baum, ovvero Il meraviglioso Paese di Oz  e Ozma Regina di Oz, entrambi seguiti del primo Il meraviglioso Mago di Oz. Qui i nemici non sono più le streghe cattive (entrambe uccise) ma il terribile Re degli Gnomi (il quale è riuscito a conquistare la Città di Smeraldo). Una cosa che ancora mi impressiona di questo film è la Principessa Mombi, la quale ha una stanza dove si cambia le teste che raccoglie nella sua orribile collezione. Brrr! Una curiosità importante da dire è che sia ne Il Mago di Oz del 1939 che in questo seguito non ufficiale il concetto di Dorothy che immagina un Oz basato su persone che conosce nel mondo reale è mantenuto, mentre tale concetto è completamente assente nella storia originale. Un’altra cosa da dire è che questo film è sicuramente più tetro del primo (contiene scene di violenza tipo l’assalto dei lupi feroci) ed è anche più fedele nella descrizione di Oz così come ce la presenta Baum.

Giudicato dall’American Film Institute il miglior film per famiglie di tutti i tempi, Il Mago di Oz del 1939 continua fino ad oggi a correre l’onda del successo. Pensate che fra qualche mese e cioè nel marzo 2013 (quindi a 103 anni dalla pubblicazione del romanzo) uscirà l’ennesimo film sull’incantata Terra di Oz dal titolo Il grande e potente Oz (per conto della Walt Disney, così come nel precedente film Nel fantastico mondo di Oz del 1985 citato poc’anzi), un vero e proprio antefatto alle vicende de Il Mago di Oz dove scopriremo come Oz arrivò in quella terra meravigliosa e come fece a governare la Città di Smeraldo. Il mago verrà interpretato da James Franco, già conosciuto nella prima trilogia di Spiderman (il regista è lo stesso, Sam Raimi) come amico/nemico del protagonista. E’ già stato anticipato che questo film sarà più dark rispetto alla versione del romanzo di Baum, potremmo dire “alla Burton”. In breve Il Mago – un venditore di fumo che si pone come un illusionista – entra ad Oz con una mongolfiera che utilizza per sfuggire a un marito arrabbiato che ha scoperto che Oz dormiva con sua moglie. Lì, questo ambulante dalla parlantina facile che indossa un abito di velluto, s’innamora di Glinda (la strega buona) e i due uniscono le loro forze per combattere le streghe malvagie Evanora e Teodora. Teodora è inizialmente una strega buona, ma quando Oz rifiuta i suoi approcci sessuali Evanora – la vera strega malvagia – convince Teodora a diventare una strega cattiva e ad aiutarla a governare Oz.

Beh, non vediamo l’ora di andare a vederlo, vero? (mi fermo qui altrimenti dovrei citarvi anche i cartoni e i telefilm che hanno ricordato o hanno citato Il Mago di Oz e davvero non finiremmo più!)

Prima di concludere, un aneddoto sull’autore: si dice che inventò il termine “Oz” leggendo le due lettere dell’alfabeto che si trovavano sull’ultimo cassetto dello schedario della sua scrivania, il cassetto più basso, vicino al pavimento.

 Francesco Camagna