carrubo malatoL’on. Orazio Ragusa ha presentato una interrogazione rivolta all’assessore regionale alle Politiche agricole, Antonello Cracolici, in cui si chiede di individuare misure adatte alla grave patologia che sta infestando gli alberi di carrubo, tipici della macchia mediterranea e, in particolare, dell’area iblea.

“Dai primi giorni del mese di luglio – dichiara l’on. Ragusa – sono comparsi preoccupanti sintomi di malessere sulle piante, soprattutto nei territori di Scicli, Modica, Pozzallo e Ispica, in particolare sul versante costiero. Il sintomo visibile ad occhio nudo è una secchezza diffusa di intere branche di rami. Dopo una serie di attente analisi condotte da alcuni dottori agronomi, allertati da numerosi contadini sempre più preoccupati per il diffondersi del fenomeno, è stato possibile riuscire ad individuare e classificare l’insetto che sta generando questo danno. Si tratta di un coleottero, il cui nome volgare è “Bostrico della vite”, che, molto prolifico, attacca diverse essenze tra cui, oltre alla vite, il carrubo, l’olivo e svariate specie forestali”. “I danni provocati – chiarisce ancora l’on. Ragusa – si evidenziano con profondi buchi nella corteccia degli alberi, dove ogni femmina matura deposita circa 20/30 uova. Alla schiusa delle uova, le larve formatesi si nutrono della parte midollare delle branche e dei rami, provocandone il totale disseccamento”.

L’on. Ragusa spiega di avere ottenuto delle indicazioni anche su quali dovrebbero essere gli interventi da adottare per fermare questo problema. “Per quanto riguarda la lotta da attuare – prosegue – essendo un insetto molto aggressivo, vi è la necessità di intervenire molto tempestivamente al fine di salvaguardare la specie arborea caratteristica del nostro territorio. Allo stato attuale non ci sono principi attivi autorizzati all’impiego sulla coltura per cui l’unico mezzo per poter controllare il fitofago rimane la soluzione agronomica, che consiste nell’effettuare una potatura delle parti colpite con l’immediata distruzione. Un’altra soluzione si basa nel porre “fasci di rametti esca” sul terreno nei mesi di marzo e aprile (periodo di svernamento degli adulti) per attrarre le femmine pronte ad ovidepositare. Questi fasci devono essere distrutti verso metà giugno, cioè prima della fuoriuscita degli adulti. Per quanto ci è stato spiegato, le soluzioni proposte hanno sicuramente una certa efficacia, ma non risulterebbero risolutive. Ecco perché chiediamo il coinvolgimento dell’assessorato all’Agricoltura affinché si possa avviare il processo che conduca alla ricerca di un ferormone specifico per catture massali. Quest’ultima soluzione proposta potrebbe dare risultati importanti al fine di ridurre drasticamente la presenza del fitofago. Invito altresì l’assessore a coinvolgere l’osservatorio sulle piante di Acireale e la facoltà di Agraria dell’Università di Catania per fare in modo che possa essere avviata una ricerca congiunta tesa a bloccare questo scempio”.