È un  25enne, rumeno, incensurato anch’egli bracciante agricolo il presunto autore che ha confessato ai carabinieri, dopo un lungo interrogatorio nella notte, l’omicidio del coetaneo bengalese, Tipu Sultan (nella foto) avvenuto il pomeriggio di domenica scorsa nelle campagne di Vittoria.

bangladesh uccisoLo hanno incastrato le serrate indagini dei militari del luogo, che hanno scandagliato gli ambienti dei lavoratori agricoli stranieri.

Vittoria è il comprensorio che rispetto agli altri della provincia di Ragusa, conta le presenze più alte di lavoratori appartenenti alle varie comunità nordafricane, rumena, indiana e albanese impiegati nelle coltivazioni in serra (oltre 5000).

L’ombra dell’accaparramento del lavoro nei campi sembra essere il movente dell’omicidio.

Gli investigatori dei Carabinieri  del Comando Provinciale di Ragusa hanno altresì recuperato gli indumenti e il coltello, ancora sporchi di sangue, utilizzati nel delitto dal presunto autore, ora ristretto nel Carcere di Ragusa, su decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dal P.M.  inquirente Federica Messina della Procura della Repubblica Iblea, per omicidio volontario aggravato e porto abusivo di arma da taglio.

AGGIORNAMENTO NEWS ORE 13.

Tutti i dettagli (a cura di Viviana Sammito)

iulian omicida del raga del bangladeshE’ Iulian Ciubotaru (nella foto qui a sinistra), 25 anni rumeno, bracciante agricolo, incensurato, il presunto omicida di Tipu Sultan, bengalese di 26 anni, bracciante agricolo, incensurato, colpito a morte da una coltellata sferrata con inaudita violenza all’altezza del cuore, verso le ore  16.00 di domenica 17 agosto. Ventiquattro ore di serrate ed ininterrotte indagini dei carabinieri per capire che il rumeno avrebbe ucciso per l’accaparramento del lavoro nei campi: il lavoro investigativo infatti si è maggiormente concentrato sul settore agro – pastorale, sin dal primo momento.

Omicidio volontario aggravato e porto di oggetti atti ad offendere sono le accuse contestate a Ciubotaru che è reo confesso.

L’OMICIDIO

Tipu Sultan è stato aggredito sull’uscio dell’ingresso della propria abitazione  in c.da Resinè tra Vittoria e Scoglitti da dove si è allontanato agonizzante per cercare dei soccorsi, percorrendo oltre 80 metri, per poi accasciarsi al suolo in un campo adiacente, dov’è stato trovato morto.

LE INDAGINI

E’ stato difficile identificare il cadavere perché non aveva addosso nessun documento; la vittima viveva in un abitazione rurale con altri 3 connazionali che al momento dell’omicidio non erano presenti in casa.

Tutti svolgevano lavori come venditore ambulanti, oltre che braccianti agricoli.  Il proprietario della casa ha affermato di non conoscere l’identità dei singoli bengalesi, i quali spesso si alternavano tra loro. E’ stato lui ad avere visto prima della morte il bengalese ed avere chiamato immediatamente il 112 dopo averlo trovato in terra.

Le dichiarazioni del proprietario dell’immobile sono state determinanti alla ricostruzione della dinamica: l’uomo ha riferito di aver visto il ragazzo avvicinarsi alla propria abitazione in cerca di aiuto, di averlo visto agonizzante per l’aggressione subita, profferendo frasi del tipo “il rumeno mi ha accoltellato” e di averlo visto poi accasciarsi al suolo.

Il proprietario ha anche riferito che alle 16.00 circa aveva notato un gregge di pecore passare nella zona guidato da due pastori.

I carabinieri sono andati subito a sondare la situazione all’interno di un ovile, ad un centinaio di metri dal luogo del delitto, trovando due pastori di nazionalità rumena i quali hanno dichiarato che, nell’ora del delitto, avevano incontrato in un ragazzo a loro sconosciuto, dell’età apparente di circa 25 anni, il quale, a bordo di una bicicletta, aveva tentato di superare il loro gregge, sulla strada Resinè, e, non riuscendovi, li ha minacciati brandendo un coltello ancora sanguinante. “L’indicazione, perfettamente congruente con quanto riferito dal proprietario dell’abitazione – ha dichiarato il Colonello Salvo Gagliano –  è divenuta tesi primaria per il proseguo delle indagini”.

Solo qualche ora dopo l’omicidio è arrivato un amico di Sultan che ha riferito l’identità del cadavere  e altre informazioni sul suo conto. E’ stato anche contattato lo zio della vittima, che abita a Brescia, che ha confermato l’identità del nipote.

GLI INTERROGATORI

I connazionali coinquilini della vittima hanno raccontato agli investigatori che  otto mesi prima, nella loro abitazione, un rumeno aveva avuto una discussione con un loro connazionale, che non è Sultan ma un soggetto che tutti i connazionali hanno descritto come pacato ed educato, onesto e tranquillo ed estraneo a qualsivoglia conflitto con terze persone.

Le informazioni dei bengalesi hanno condotto i Carabinieri all’interno di un’altra azienda agricola di proprietà di un rumeno di 61 anni ma la cui età non coincideva con quella indicata dai due pastori rumeni.

In caserma sono stati sentiti sia l’uomo di 61 anni sia il figlio che spesso sono caduti in contraddizione, mostrandosi talvolta sorridenti ed ironici.

I militari hanno altresì constatato che il sessantunenne ha un altro figlio maschio di nome Iulian, che alla domanda di dove si trovasse quest’ultimo, lo stesso prima ha risposto che si trovava in Romania e poi, contraddicendosi, ha detto che è nell’azienda agricola di famiglia.

I due hanno accompagnato i carabinieri nell’abitazione di Iulan, a poche centinaia di metri dal luogo del delitto, apparentemente disabitata, all’interno della quale si sentiva squillare un telefono cellulare.

I militari hanno fatto irruzione all’interno del caseggiato rinvenendo solo un cellulare azzurro e la carta d’identità di Ciubotaru Iulian.

Il presunto omicida si era nascosto nell’abitazione del fratello, dov’è stato prelevato e condotto in caserma.

LE FASI DELL’ARRESTO

In caserma i due pastori rumeni hanno riconosciuto Iulian come il giovane che nell’ora del delitto era passato accanto al loro gregge minacciandoli con un coltello, di colore blu.

Ciubotaru, oppresso ormai dal rimorso, ha ammesso così di aver accoltellato il ragazzo, indicando il luogo dove si era disfatto dell’arma usata per l’accoltellamento e degli abiti indossati e macchiati di sangue, conducendo i militari sul posto per consentire il recupero e il successivo sequestro di un paio di pantaloni blu jeans, una t-shirt di colore bianco intrise di sangue, una scatola in cartone macchiata di sangue contenente una serie di coltelli in ceramica, tra cui uno avente il manico di colore blu intriso di sangue, della lama di cm 9.

Ciubotaru, sottoposto all’interrogatorio da parte della Dott.ssa Federica Messina, alla presenza dell’avvocato, ha reso dichiarazioni confessorie. Il reo confesso è stato condotto presso la Casa Circondariale di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria iblea davanti alla quale dovrà rispondere di omicidio volontario aggravato e porto di oggetti atti ad offendere.

CHI ERA LA VITTIMA

Sultan Tipu era molto ben voluto nell’ambito della comunità bengalese presente nella zona; residente in Italia da circa 7 anni dove aveva lavorato precedentemente in alcuni locali di Brescia e Roma; da circa 6 mesi viveva  in Contrada Resinè tra Vittoria e Scoglitti.  Quello di Vittoria e’ il comprensorio della provincia di Ragusa con la maggior presenza di lavoratori immigrati appartenenti alle varie comunità nordafricane, rumena, indiana e albanese e impiegati nelle coltivazioni in serra: oltre 5000 persone.