scarabeo-tappeto

Ci avevo già pensato in passato, ma in un senso involontariamente emulativo. Dunque nulla di seriamente creativo (leggi anche “produttivo”, nel negativo concetto marxiano che è proprio della ricerca del profitto). Ossia, ho sempre tenuto in conto di pensare con mero intento ludico e spassionatamente ozioso. Eppure quando faccio menzione – e in fondo lo sto facendo – di un certo meccanismo psichico improntato all’accidentalità involontariamente replicante – mi si creda – non voglio affatto esercitare alcuna sorta di difesa d’ufficio della proprietà intellettuale che in qualche modo mi è stata assegnata o che in effetti ho meschinamente allestito sino ad ora. Si tratterebbe, ad ogni modo, di quelle capacità intellettive che mi trovo costretto quotidianamente a gestire, mio malgrado, e nonostante la mia simpatia per Marx. Orbene, se dico che non avevo alcuna volontà di contraffare idee originali di altri, pretendo in qualche modo che mi si creda, quanto meno per quella bona fides che è dovuta generalmente a tutti i contraffattori non colti in flagrante.

Qualcuno dotato di buona memoria, o che abbia acquistato espansioni in offerta – ci si indirizzi al Terabyte, ormai ci sono prezzi vantaggiosissimi – ebbene questo qualcuno ricorderà sicuramente l’episodio “Specialità della Casa” … indifferentemente dalla versione vista, che sia quella del ’59 oppure quella “colorata” del 1985, sempre per la serie Alfred Hitchcock presenta… Ecco, anche sulla base di questi ricordi, mi sono convinto che in effetti è tutta una questione adattamento estetico (o etico? Fate voi…) all’ambiente circostante. Non era forse il Garum, tra le pietanze prelibate dell’antichità latina, uno dei condimenti genericamente preferiti da evolute civiltà del passato? Mi chiedo se oggi sarebbe in qualche modo prospettabile la sopportazione olfattiva delle interiora di pesce in putrefazione su un piatto di spaghetti o su una lesione da scabbia (tale doppio uso era indicato da quel mattacchione di Plinio Il Vecchio nel pieno del libro trentunesimo della sua Naturalis Historia). E quindi se l’umanità con sommo gusto si è cibata di Garum, non vedo perché la stessa carne umana non debba provocare quelle esaltazioni mistiche descritte nell’episodio hitchcokiano. È vero che i presupposti sono piuttosto diversi: l’inconsapevolezza di ciò che si sta mangiando, nel momento in cui si sta gradendo la carne umana (altro riferimento ad una tale eventualità, lo si può rinvenire in un racconto di Pessoa: Una cena molto originale, da “Il Banchiere Anarchico”); o nel caso del Garum, l’apprezzamento per abitudine ambientale e circostanziale (in una sorta di assuefazione alle condizioni già date che poi, in fondo, non rende più consapevoli di quanto si possa immaginare). Certa gente mangia di tutto, si potrebbe sintetizzare. Ma aggiungerei che, se è per questo, si beve anche di tutto…si pensi alla Politica!

Riflettevo dunque su queste cose quando qualche settimana fa, involontariamente, con la mia ciabatta infradito pestai qualcosa che scricchiolò fragrante come un cioccolatino tra i denti. A dire il vero anche l’aspetto di quello che pestai era invitante, sembrava quasi un pezzettino di wafer spezzato. Dalla fenditura che avevo provocato, osservavo curioso e mi ingolosiva quella parte più biancastra del biscotto interno, rivestito dal lieve marrone (il fondente è più scuro, doveva trattarsi di cioccolato al latte, al limite gianduia), …e le zampette che ancora si muovevano. Sì, era uno scarafaggio, non un “mollo”, una blatta, bensì un essere più nobile e cornuto (dunque regale e divino nella concezione ancestrale che si ha di tale cefalo-orpello): il tanto sacro scarabeo, o molto più probabilmente un suo parente più povero e meno egizio. Buono, niente male affatto!!!

Gaetano Celestre